Syd Barrett, sette anni dalla morte: il ricordo di Soundsblog
Il 7 Luglio 2006 moriva il fondatore dei Pink Floyd: Soundsblog lo ricorda attraverso le sue canzoni più belle.
Syd Barrett non è un argomento semplice di cui parlare. Si può mettere in contrasto con i successivi Pink Floyd, che non riuscirono mai a liberarsi del tutto della sua presenza, oppure puntare il dito sull’abuso di qualunque tipo di sostanza che ne bruciò la carriera musicale, relegandolo in un’ombra forse voluta: Syd Barrett è uno dei misteri della musica e uno dei personaggi più leggendari della scena anni sessanta, capace di cambiare il corso del rock e poi eclissarsi in una gabbia personale.
Sono passati sette anni dal 7 Luglio 2006, il giorno in cui il mondo seppe della definitiva scomparsa fisica di Syd Barrett: la morte del fondatore dei Pink Floyd, a sessant’anni, fu dovuta ad un cancro al pancreas, anche se qualche quotidiano riportò la notizia del decesso a causa di complicanze da diabete, e venne annunciata solo tre giorni dopo, il 10 Luglio, con la conferma dell’autopsia.
Syd Barrett era sparito da tempo dalle scene e non si occupava più di musica: era tornato al suo primo vero amore, la pittura, dipingendo quadri astratti, e viveva a Cambridge dove era conosciuto solo come Roger Barrett. La carriera musicale e il nome che ne rappresentava la capacità compositiva erano state definitivamente accantonate: il diamante pazzo onorato dagli ex-compagni con uno dei loro maggiori successi, Wish You Where Here, una delle canzoni più struggenti dell’intera discografia pinkfloydiana, aveva scelto un’altra vita.
Il genio di Syd Barrett è alla base della fondazione dei Pink Floyd: dal 1965, anno degli albori della band e degli inizi supportati da David Bowie (non ancora famoso), Paul McCartney, Marianne Faithfull e Malcolm McLaren (futuro manager dei Sex Pistols), fino al 6 Aprile 1968, giorno ufficiale della sua uscita dalla band, Syd Barrett animò gli spiriti della band alla ricerca della forma-canzone perfetta e dell’atmosfera che continuava a inseguire senza mai riuscire a fissarla in registrazione. Faceva impazzire i tecnici in studio e i produttori pretendendo di cancellare i take appena avvenuti perché considerati scarsi, non abbastanza per le aspettative di Syd Barrett. Le canzoni per lui erano un’evoluzione e la registrazione era solo un momento di espressione del brano, perché nella sua testa cambiavano in continuazione.
Sono state tante le controversie su Syd Barrett dopo l’uscita dai Pink Floyd. C’è chi ha accusato la band di campare sulla dipartita del fondatore, modificando le intenzioni iniziali a favore di un qual certo tecnicismo da imputare alla presenza di David Gilmour, colui che inizialmente avrebbe dovuto affiancare Barrett nel momento più difficile e che finì per rimpiazzarlo quando la carriera dei Pink Floyd divenne prioritaria e più legata al mercato musicale; c’è chi lo rimpiange, rifiutandosi di ascoltare la discografia dei Pink Floyd post-1968; c’è chi invece tende ad ignorarlo o forse nemmeno lo conosce, perché il successo commerciale dei Pink Floyd esclude spesso la produzione di Syd Barrett, relegandolo al solito elemento folkloristico del personaggio imbottito di droghe di ogni tipo, che fa tanto rockstar anni sessanta.
Noi di Soundsblog vogliamo invece far parlare la sua musica, senza la quale non ci sarebbe stato alcun personaggio e, con tutta probabilità, nemmeno i Pink Floyd così come li conosciamo.
Baby Lemonade
Lucifer Sam
See Emily Play
Jugband Blues
Vegetable Man
Interstellar Overdrive
(grazie a Baby Lemonade per l’ispirazione)