Madonna: “MDNA”, la recensione
Madonna: la recensione di “MDNA”
Benny Benassi, William Orbit, Joe Henry, Solveig, Klas Ahlund, Free School e The Demolition Crew. Ed ancora… Mika (co-autore di “Gang bang”), Nickj Minai e M.I.A.. Ecco i grandi nomi di cui Madonna si è avvlasa per costruire il suo nuovo progetto “MDNA”.
Il nuovo disco di Miss Ciccone, in uscita il 26 del corrente mese, ha visto il suo leak anticipato proprio in questi giorni smuovendo i fans, e non solo, dell’intero globo. Molte sono state le voci di consenso che i critici di mezzo mondo hanno speso nei confronti del nuovo lavoro, tante quelle di disappunto.
La regina del pop ritorna sulle scene dopo un “Hard Candy” non tanto apprezzato. La si accusava di aver voluto a tutti i costi adeguarsi ad i canoni musicali moderni perdendo di vista il suo vero background. Per questo è stato fatto un passo indietro a quell’album dance (“Confessions on a Dance Floor”) che tanta fortuna le ha portato qualche anno fa. Ovviamente, siccome Madonna deve sempre evolversi e mai ancorarsi ai vecchi standard, il miscuglio con le sonorità electropop attuali non poteva essere messo da parte. Ed è così che esce fuori un progetto che offre più spunti di riflessione grazie alla presentazione di diversi lati della cantante: quello da club, quello da radio e quello da cinema. A seguire la recensione di “MDNA”.
[Le parti in corsivo sono scritte da Alberto Graziola]
1. Girl Gone Wild. Si parte col beat dance e potente. Si cerca di ammiccare al contemporaneo con una Madonna che si mostra perfettamente coerente con le sonorità del brano. E’ orecchiabile, accattivante dal punto di vista discotecaro… ma Miss Ciccone può fare molto di più. Voto: 5 e mezzo
Secondo singolo ufficiale di Mdna, accompagnato da un video ad effetto, riesce nell’impresa più semplice ed immediata: far ballare. Brano seducente con un ritornello che conquista, è la Madonna che non delude e non “si tradisce”. Voto: 7
2. Gang Bang. Si parla di vendetta nel testo, una vendetta che sul versante musicale non arriva. Madonna avrebbe potuto approfittare di queste atmosfere cupe e buie per dare sfogo alla sua anima più dark ed invece si limita ad un parlato pressochè sterile che lascia il tempo che trova. Buono il bridge dal sapore dub (Orbit, il produttore, ci sa sempre fare). Voto: 5 meno
Lo dico, è una delle mie preferite dell’album. Amo il suo suono “cattivo”, la voce aggressiva di Madonna, l’eco del ritornello e il ritmo incalzante. Unica pecca, forse solo un po’ troppo lunga, ma non perde comunque di fascino. Voto: 8
3. I’m Addicted. L’elettronica di The Demolition Crew porta indietro di una ventina di anni l’ascoltatore: al tempo stesso c’è il digitale che mantiene quel legame col 2012. Madonna con la sua voce stenta ad uscire fuori. Tra controcanti, coretti e suoni da club si fa fatica a riconoscerla. “I’m Addicted” è la parte più martellante del brano ma nel complesso si poteva fare di più. Voto: 5
Parte, sale con il passere dei secondi, aumenta di ritmo ma personalmente non mi ha intrigato del tutto. Troppi elementi tutti insieme, per un risultato finale che rischia di suonare eccessivamente “confusionario”. Voto: 6
4. Turn Up The Radio. Appena parte il cantato si tira un sospiro di sollievo, se non altro perchè si sente finalmente la vocalità della cantante in tutta la sua chiarezza. Ci si avvicina ad un genere pop-dance molto più rilassato e scorrevole. Le sonorità dure e pesanti cedono il passo a canali ugualmente contemporanei ma che si avvicinano di più al pop. Voto: 5 e mezzo
Prossimo singolo? Inizio che ricorda David Guetta, è un’altra delle classiche hit di Madonna da ballare, che trasmette ritmo ed energia. Brano più costante dei precedenti nella sua durata, senza particolari picchi o virate di suono, rimane sicuramente orecchiabile. Voto: 7-
5. Give Me All Your Lovin’. Primo singolo della nuova era. Fa leva sui claps, sui cori da cheerladers e sui tastieroni: quanto basta per non disturbare con atmosfere “cattive”. La presenza di Nicki Minaj e M.I.A.? A posteriori dico “quasi inutile”. Irresistibile! Peccato per il poco successo. Voto: 7 meno
il singolo “scandalo”, amato e criticato, odiato e osannato allo stesso tempo. Che non sia un brano rivoluzionario si sa. Che sia un pezzo che avrebbe potuto cantare chiunque anche. Che comunque diventi martellante e da fischiettare e resti in mente da subito è altrettanto ovvio. Semplice, stupidotto quando maledettamente efficace. Voto: 6/7
6. Some Girls. Si funkeggia con melodie al limite dei canti dei bambini, quelli di quando si riuniscono in cerchio per giocare. I suoni elettronici continuano a dominare ma stentano a dare quel valore aggiunto di cui quest’album necessita. Voto: 4 e mezzo
Non cambia nemmeno molto anche qui, si sfocia quasi nel “truzzo” con una musica che è protagonista assoluta e rischia di lasciare in secondo piano la voce di Madonna, troppo robotica e alienata. Voto: 5
7. Superstar. Veronica e la figlia Lourdes (presente nei cori) cercano un uomo che abbia le caratteristiche di John Travolta e Lincoln, uomini che hanno un loro perchè. Purtroppo è difficile trovare un perchè alla canzone invece. Il ritornello è catchy ma nulla in confronto ai grandi successi della cantante. Voto: 5 meno
“Uh-la-la you’re my superstar” … anche no! Ok che il ritornello deve essere qualcosa che rimane in testa, va bene essere leggeri e divertirsi, ma qui si esagera un po’. Canzoncina che avrei concesso ad una 18enne popstar che esordisce nel mondo della musica, ma non a Madonna perchè lei può dare (e fare) decisamente di più! Voto: 4/5
8. I Don’t Give A. Finalmente si abbandona il tunz tunz per affidarsi nuovamente al pop più immediato. Madonna riprende ad esprimersi attraverso lo pseudo-rap, quello che in passato le ha portato fortuna con “American Life”. Finale sarcastico con cori polifonici (sacri) che fanno dell’armonia un punto forte di tutto il pezzo. Voto: 6+
Nonostante l’inizio mi ricordi un po’ Juicy di Better Than Ezra, il ritornello arriva e rimane subito in testa. Semplice, canticchiabile, con la presenza di Nicki Minaj nella parte centrale che spezza il ritmo che, altrimenti, potrebbe risultare monotono. Finale in crescendo. Voto: 6 e 1/2
9. I’m A Sinner. Madonna si riprende i suoi toni alti abbandonando quelli gravi e quasi parlati. Lei vuole peccare e si diverte nel farlo. Anche la traccia mette allegria grazie alle sue sonorità spensierate e ad una gestione vocale molto simpatica che gioca sui salti di registro adatti per atmosfere semplici. Voto: 6
E’ una peccatrice e le piace. Brano piacevole da ascoltare, che non esagera e nemmeno rischia di essere noioso. Da sentire, non da skippare, ma lei manca qualcosa per convincere proprio del tutto. Voto: 6
10. Love Spent. Mandolini e violini danno il “via” ad un pezzo che colpisce fin dal primo ascolto. Si continua poi coi tastieroni che danno quel pizzico di modernità che serve. Nei ritornelli non ci si dimentica delle sonorità elettroniche che vanno di moda (messe in questo modo non disturbano affatto). Voto: 6 e mezzo
Canzone che sembra stia per esplodere per conquistare davvero che sembra non raggiungere mai quel climax che ci si aspetta. Poi risale e acquista il suo ritmo fino a convinvere, soprattutto dalla metà in poi. Voto: 6/7
11. Masterpiece. Ecco l’artista che tutti noi conosciamo, quella che sa fare del pop dolce il suo asso nella manica grazie a quel suo fare vocale sussurrato. Già vincitrice di un Golden Globe, “Masterpiece” si candida ad essere, nel caso in cui venisse estratta come singolo ufficiale (con tanto di video), una potenziale vincitrice di Grammy, ma dubito che questo accadrà. L’arpeggio della chitarra, la sessione d’archi appena accennati ed il ritmo che lo shaker conferisce al brano, risultano essere un mix esplosivo nonostante la loro semplicità. Voto: 8
Sin dal primo ascolto mi aveva colpito e conquistato. Purtroppo non è riuscita ad essere tra le candidate agli Oscar per un cavillo da regolamento, è una delle ballad che preferisco di Madonna. Musica nostalgica e voce malinconica colpiscono. Voto: 8
12. Falling Free. Estremamente intima, quasi a rievocare atmosfere rinascimentali. Lieve, pacata, sensibile ed emozionante, “Fallin Free” chiude al meglio la standard edition di un album partito nel peggiore dei modi ovvero snaturando l’artista che, vogliosa di modernità, cade nell’errore di voler a tutti i costi l’elisir di lunga vita. A volte si è incoscienti del fatto che il passato possa avere più fascino del presente. Voto: 8+
Pezzo che poteva tranquillamente sembrare essere estratto da una soundtrack alla “Evita”, rientra nuovamente nei canoni di una ballad toccante, con una musica maestosa e delicata allo stesso tempo. Voto: 8
Bonus Tracks
Beautiful Killer. Si ritorna a voler ammiccare al pubblico “ggiovane” con sonorità dance ed electropop in cui Madonna sicuramente si trova bene ma che non rappresentano la sua miglior proposta. Voto: 5 e mezzo
Sembra di rituffarsi in qualche modo negli anni ’80, con un sound che strizza l’occhio cercando di piacere e convincere ma risultato solo troppo ripetitiva, sebbene, come sempre, più che orecchiabile: Voto: 5/6
I Fucked Up. La melodia colpisce fin dal primo secondo. Violini e beat da midtempo con chitarre che appaiono sullo sfondo ci mostrano quel lato della cantante più popparolo e quindi più godibile. Voto: 6
Prima canzone interamente rilasciata dopo le snippet, vede la voce di Madonna ‘miagolare’ per poi comunque risultare più che orecchiabile. Aumenta di ritmo e poi ritorno alla sonorità iniziale. Stesso discorso per “Best friend”, anche se risulta quasi “troppo lunga” per quanto duri solo poco più di 3 minuti. Voto: 6 e 1/2
B-day Song. Se si vuole festeggiare al meglio il proprio compleanno non si può non tornare nella spensieratezza propria dell’infanzia, quella in cui la propria festa era occasione di felicità. Il mood del brano, grazie alle sue sonorità, rappresenta al meglio questo scenario per via di una M.I.A. che lascia la sua impronta “un pò sopra le nuvole”, e per questo divertentissima, ovunque. Voto: 6
Con tutta l’obiettività che posso metterci, questa canzone proprio non si salva. Quasi una cantilena, sa tanto di B-side riempitiva o di canzoncina che poteva proprio essere evitata. Più sciocca di Give me all your luvin’ e decisamente meno intrigante. Voto: 5+
Best Friend. Benassi ritorna alla produzione con una delle migliori basi dell’album. In questo caso non si impedisce a Madonna di farsi sentire: la sua voce viene fuori eccome. Tutto questo in un brano che parla della perdita del migliore amico. Un caso in cui l’elettronica veste bene Miss Ciccone senza farle perdere il filo conduttore col suo passato. Voto:7
Inizialmente sembra poco innovativa, non dire nulla ma dopo alcuni ascolti te la ritrovi a canticchiare. Intendiamoci, non è un gioiello “alla Madonna”, ma nemmeno da bocciare. Voto: 7-