Home Miley Cyrus Annie Lennox contro Britney Spears e Miley Cyrus: “Basta fare le prostitute nei video!”

Annie Lennox contro Britney Spears e Miley Cyrus: “Basta fare le prostitute nei video!”

L’intervento della cantante degli Eurythmics su Facebook accusa le popstar odierne di essere “prostitute e protettore” al tempo stesso.

pubblicato 7 Ottobre 2013 aggiornato 15 Ottobre 2020 17:13

Il dibattito iniziato con la prima lettera aperta scritta da Sinéad O’Connor a Miley Cyrus, dove le consigliava di riprendere il controllo della propria immagine, è continuato con una risposta poco gradita e una saga infinita di controrisposte, vassalli e alleati di ogni genere nel mondo della musica.

Dall’opinione sule leccate di martello di Miley Cyrus osservata da Sinéad O’Connor, la questione si è allargata gradualmente all’eccessiva sessualizzazione che ultimamente colpisce l’immagine di numerose dive del pop internazionale.

Amanda Palmer si è schierata in difesa di Miley Cyrus e della sua libertà espressiva con una lunghissima lettera dove consigliava a Sinéad O’Connor di rivedere le proprie posizioni.

A intervenire a favore delle ultime argomentazioni della cantante irlandese, che ha sottolineato come l’industria discografica stia assassinando la musica anche attraverso le immagini sexy delle popstar propugnate nei talent show (vedi alla voce Simon Cowell), è scesa in campo persino Annie Lennox, la cantante degli Eurythmics, con un duro post su Facebook.

Introdotte dalla malinconica foto che vedete qui sotto, poco sopra la traduzione, le parole di Annie Lennox sottolineano con elegante critica le provocazioni sessuali gratuite che vengono sempre più spesso utilizzate dalle giovani cantanti come una scorciatoia garantita verso il successo.

Annie Lennox, primo messaggio contro Britney Spears e Miley Cyrus

Devo proprio dire che sono disturbata e costernata dal recente profluvio di video e performances apertamente sessualizzate. Sapete di quali stia parlando. Mi sembra ovvio che alcune case discografiche stiano praticamente spacciando pornografia di altissimo stile con un sottofondo musicale. Come se l’ondata di immagini sessualizzate non stesse già bombardando a sufficienza le ragazze più giovani, abbastanza impressionabili.

Credo nella libertà di espressione e di parola, ma i meccanismi del mercato se ne fregano del concetto di limiti. Finché ci sarà un sedere per far soldi, sarà comprato e venduto. E’ deprimente vedere come queste esecutrici siano così bramose di spingere questo livello sempre più in basso. I loro presupposti sembrano basarsi sul fatto che la misoginia utilizzata e mostrata attraverso se stesse, vada bene, finché sei tu a crearla. Come se fosse tutto giustificato dai milioni di dollari e visualizzazioni Youtube che ottieni comportandoti da magnaccia e da prostituta al tempo stesso. E’ una forma di farsi male autoinflitta, glorificata e monetizzata.

Secondo messaggio di Annie Lennox

Accusata da qualche lettore di essere bigotta e voler pontificare sul concetto stesso di libertà ed espressione sessuale, Annie Lennox ha pubblicato un secondo post di chiarimento della propria posizione in merito alla questione, riprendendo i fili del dibattito con chiarezza:

Ho cercato di essere attenta e misurata con i miei commenti nel post di ieri e ho capito che l’argomento va incontro a controversie e divisioni. Dopo una riflessione, posso dire che la sessualità è una parte profonda inerente alla vita umana. Non c’è niente di sbagliato sulla nostra sessualità o sulla sessualità in sé: ma se un’artista ha un pubblico di giovani fan facilmente impressionabili e vuole presentare un video soft porno o una performance dal vivo molto sessualizzata, allora dovrebbe essere considerata tale e ricevere una censura da “vietato ai minori di 18 anni”. Parlo dalla prospettiva di un genitore di tali fan giovani. E’ tutto a proposito della protezione dei figli: è appropriato che un bimbo di sette anni venga ficcato dentro i loro inguini come un ballerino di lap dance? Non credo. I limiti vanno messi, così che i più giovani non siano travolti dalle forze del mercato che si sfruttano la normalizzazione del sesso esplicito nell’intrattenimento ai minori. Questo significa “no al pubblico sotto i 18 anni”. Semplice! Beh, non proprio. Internet ha cambiato i concetti di “limiti” e “semplice”.

La polemica contro i video spinti

Il dibattito è tuttora aperto e siamo sicuri che avremo altre opinioni importanti in merito: la crescente attenzione al ruolo del corpo femminile nell’industria commerciale (che intende quindi anche la musica, il cinema e l’arte) è di respiro internazionale e la polemica aperta da Sinéad O’Connor potrebbe coinvolgere anche altri nomi di spicco.

Ciò che stupisce, seguendo le varie fasi di questi ampi scambi di vedute sul ruolo delle donne nell’immaginario musicale, è che la difesa più strenua dell’eccessiva sessualizzazione mascherata da libertà di espressione venga proprio dalle ragazze più giovani; le cantanti più adulte, navigate dall’esperienza e certamente non bigotte, raccomandano la moderazione ben sapendo cosa si nasconda dietro certe sfrontatezze gratuite.

Voi da che parte state?

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