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Samuele Bersani: “En e Xanax è una canzone che solo gli innamorati possono capire”

Samuele Bersani si racconta a Linus durante la seconda puntata de Il Grande Cocomero.

pubblicato 25 Ottobre 2013 aggiornato 16 Ottobre 2020 16:16

Samuele Bersani è stato il terzo ed ultimo ospite della puntata de Il Grande Cocomero, il programma a base di interviste condotto da Linus nella seconda serata del giovedì sera targato RaiDue. Il cantautore, col viso quasi nascosto dai suoi occhialoni da vista d’ordinanza, si è raccontato ai microfoni della trasmissione del direttore di Radio Deejay tra un piccolo bilancio della sua carriera e il nuovo disco, Nuvola Numero Nove, registrato nello studio che fu di Lucio Dalla.

Il brano che ha anticipato l’uscita del suo ultimo album, l’ottavo in ventun anni di attività nel mondo delle sette note, è quel piccolo grande gioiellino di cantautorato che prende il nome di En e Xanax e, dopo averla improvvisata live nello studio de Il Grande Cocomero, Bersani, che ha trovato nell’amore l’ispirazione per questo suo nuovo lavoro, la racconta così a Linus:

Io penso che En e Xanax la possano capire solo gli innamorati. Anche gli altri, eh? Però gli innamorati possono capirla in modo più profondo. “Tu hai l’anima che io vorrei avere” è un modo diverso per dire “Ti amo” perché quelle due paroline a volte non bastano, si possono pure dire con leggerezza come è capitato anche a me in passato. Dicendo “Ti amo” quella “a” lì ha la lettera minuscola, per intenderci.

Il cantautore romagnolo che ha fatto dell’originalità il punto di forza dei suoi testi, spiega anche il motivo per cui non sia mai stato particolarmente prolifico nella pubblicazione dei suoi dischi. “Forse per pigrizia?”, gli suggerisce scherzosamente Linus, ma Bersani smentisce il conduttore:

No no, non sono per nulla pigro nel mio lavoro! Il motivo è un altro. Non è difficile trovare nuovi spunti, più che altro è difficile seguire il criterio che mi sono prefissato: fare sempre dischi diversi. Potrei benissimo fare il cantante rassicurante, ma non mi sento tale: io devo spiazzare e devo spiazzare prima di tutto me stesso. Anche questo fa parte del mio carattere. Inoltre, io devo vivere per poter scrivere, e per vivere ci vuole del tempo. Se no rischierei di ricopiare tutte le mie canzoni con la carta velina. C’è chi lo fa e di certo non lo giudico, è una scelta più che lecita. Anche io se lo facessi venderei lo stesso, magari. Però non sarei soddisfatto del mio lavoro.

E dopo aver riconfermato la profonda stima nei confronti di Lucio Dalla, che gli ha insegnato “ad alimentare la curiosità”, il cantautore con gli occhiali sembra voler dare un limite alla propria carriera, accarezzando però per il suo futuro ipotesi lavorative che abbiano sempre a che fare con la musica:

Anagraficamente ho 43 anni e so che non si può fare il cantante per sempre. Intanto a me piace arrangiare (oltre che arrangiarmi), produrre e scrivere curando anche lavori di altri. Chissà…

In chiusura Linus gli chiede se abbia mai pensato di scrivere un libro come hanno già fatto molti suoi colleghi:

A me piace tantissimo raccontare storie nelle mie canzoni. Tanto che di quando in quando mi ritrovo a chiedermi che fine avranno fatto i personaggi che mi sono inventato per alcuni brani. Al momento mi sembra una banalità, però, che un cantante prima o poi si metta a scrivere un libro. Lo fanno davvero quasi tutti! Io non so se lo farò mai, ma, in caso, sarei più attirato dalla forma del racconto breve, credo.

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