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Beck, il nuovo disco: “Sono tornato alla musica della mia giovinezza”

Le influenze e le ispirazioni per Morning Phase, il dodicesimo album in studio del cantautore americano previsto per Febbraio 2014.

pubblicato 5 Gennaio 2014 aggiornato 30 Agosto 2020 00:10

2014, tempo di Ritorno al Futuro (che in realtà andava al 2015, ma tant’è, il citazionismo spinto ci piace): a questo deve aver pensato Beck Hansen, atteso dopo cinque anni di attesa dopo Modern Guilt con il nuovo album Morning Phase, dodicesimo disco in studio che riporta alle atmosfere del capolavoro Sea Change  e non solo.

Intervistato a proposito del nuovo album, ormai in dirittura d’arrivo dato che l’uscita è prevista per Febbraio 2014, Beck ha infatti chiarito nel dettaglio quali siano state le ispirazioni e le fonti che hanno dato vita ai brani del nuovo album, tra i quali probabilmente compariranno anche i singoli usciti quest’estate Defriended, I Won’t Be Long e Gimme.

Sono tornato alla musica della mia giovinezza e delle mie radici: parlo di Neil Young, Gram Parsons e Crosby, Stills, & Nash. Ricordo sempre il suono di quei dischi e di quelle registrazioni, erano parte di una cultura mentre crescevo. Fanno parte del mio imprinting di crescita, che mi piaccia o meno.

Cantautorato anni Settanta tra il melodico e l’impegnato, insomma, con atmosfere intense e profonde che raccontavano l’evoluzione della società e della cultura dell’epoca; chissà come Beck avrà traslato i capisaldi nel nuovo disco, che si riferirà ad un’epoca moderna animata da una musica conosciuta spesso solo attraverso Spotify (e le sue polemiche) e da uno sdoganamento dei confini culturali.

Beck non si fa problemi, però, a riferirsi solo a se stesso e alla sua personale visione: d’altronde Morning Phase sarà un approdo dopo anni di ricerche e sperimentazioni continue.

Forse rifiutavo questa musica quando ho cominciato a suonare, perché cercavo di trovare la mia identità. Ma sia io sia tutti quelli che hanno suonato su questo disco, siamo cresciuti tutti in California e quindi questo tipo di musica è inevitabilmente parte del nostro DNA.

Via | Q Magazine

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