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Dente, Almanacco del giorno prima: “L’amore non è bello, è terribilmente bello”

Dente racconta a SoundsBlog Almanacco del giorno prima, il suo nuovo disco in uscita il 28 gennaio.

di grazias
24 Gennaio 2014 18:48

E adesso parliamo di Giuseppe Peveri, in arte Dente. Il cantautore di Fidenza è pronto per la pubblicazione del suo quinto disco, Almanacco del giorno prima, in uscita il 28 gennaio. E noi di SoundsBlog siamo andati a fare due chiacchiere con lui per sapere tutto di questo suo nuovo lavoro, il primo con una major, la Sony. L’abbiamo intercettato a margine della conferenza stampa di presentazione dell’album e, ovviamente, non siamo riusciti a resistere alla tentazione di dirgli “Buon Appetito”. Ma andiamo con ordine. Prima di tutto: perché va dicendo che il suo disco precedente, Io tra di noi, è quello che sente meno suo? E soprattutto, di chi è questo Almanacco del giorno prima?

Io tra di noi è il disco che sento meno mio, sì, ma non perché non mi piaccia, anzi. Lo sento meno mio perché lo è: è stato prodotto da un produttore strepitoso che ha seguito anche Almanacco del giorno prima dall’inizio alla fine. Però nel disco precedente avevo le idee poco chiare, gli ho dato quasi carta bianca e ne è uscito un album più suo che mio, in un certo senso. L’almanacco, invece, lo sento più mio perché tanto per cominciare avevo le idee più chiare: quando scrivevo le canzoni sentivo già i suoni che dovevano esserci, gli strumenti che ci sarebbero stati bene. La differenza è semplicemente questa, ma sono tutti e due bellissimi, eh?

Se non si fosse capito, A me piace lui (se mi perdonate la piccola licenza poetica, e anche se non me la perdonate). Ma se ci fosse qualcuno che ancora musicalmente lo conosce poco, qual è il brano dell’Almanacco del giorno prima che gli consiglierebbe di ascoltarsi come se fosse una specie di biglietto da visita in note?

Forse Miracoli perché è una canzone molto breve e abbastanza strana, sembra quasi un’incompiuta ma in realtà è compiutissima.

Poi ho provato, invano, a pareggiare i conti: visto che le sue canzoni hanno fatto da colonna sonora a molti amori finiti piuttosto maluccio, ho chiesto a Dente se, per caso, ci fosse anche per lui un brano particolarmente difficile da cantare e, se sì, quale. Ecco la sua risposta tra il serio e il faceto:

Se sì. La canzone difficile da cantare è proprio “Se sì”. Per quanto riguarda il disco nuovo beh, è possibile che ce ne sia qualcuna di questo tipo, ma non le ho ancora fatte dal vivo quindi per adesso proprio non lo so…

Dente ci lascia poi con una domanda (per fan):

Siamo propri sicuri che nell’Almanacco del giorno prima non ci sia Irene?

Io lo ero. Ma forse dovrò riascoltarmelo meglio. Possibile che mi sia sfuggito qualche gioco di parole? E soprattutto: “Se sì”, quale?

Bando alle simpaticherie, qui di seguito trovate tutto ciò che il nostro Giuseppe Peveri ha raccontato in conferenza stampa. Con tante, tantissime, simpaticherie:

Almanacco del giorno prima – Il titolo

Il titolo del disco ha un’ispirazione televisiva: L’Almanacco del giorno dopo era infatti un programma della Rai di molti anni fa. In questo album c’è il mio amore per il passato che ritengo qualitativamente migliore del presente. Basti pensare agli show televisivi del sabato sera di RaiUno negli anni Sessanta: erano molto meno superficiali e, soprattutto, la tv era un posto in cui entravi solo se eri davvero molto bravo. Tornando al disco, mi piaceva proprio l’idea dell’almanacco: è come andare nel passato a vedere ciò che sarebbe successo il giorno dopo. Mi ha sempre affascinato scoprire come, in passato, si pensava al giorno dopo, a quello che sarebbe stato il futuro: come in quei film vecchissimi che si immaginavano il 1985 come un anno in cui saremmo tutti andati in giro a bordo di macchine volanti!

Almanacco del giorno prima – Le fonti di ispirazione musicale

La mia idea era quella di fare un disco con arrangiamenti molto semplice, un disco che avesse anche dentro molte cose, ma gli arrangiamenti dovevano essere semplici. Ho cercato di riportare i suoni degli anni Sessanta perché mi piacciono, si tratta proprio di un gusto personale. La mia scrittura, però, non è anni Sessanta. Quando mi paragonano a Battisti, dico che Mogol aveva un modo di scrivere completamente diverso dal mio. Questo senza nulla togliere a Mogol. E senza nulla togliere a me, del resto . (ride). Nell’ultimo anno, poi, ho ascoltato moltissima musica brasiliana perché sono stato in Brasile ad aprire il tour dei Selton chitarra e voce. Cantavo in italiano, tra l’altro, una scelta singolare. Comunque non c’entrerà moltissimo, ma io un po’ di sapore sudamericano in questo disco lo sento, magari più messicano che brasiliano, ma lo noto. Voi?

Almanacco del giorno prima – Dove è stato registrato

Ho registrato questo disco in provincia di Parma, nelle mie zone dall’estate zanzarosa e l’umidità al 1000 %. Sono stati due mesi di allontanamento dalla civiltà, quasi. Non è che sia andato nel Sahara, ma non avevo connessione e in casa non mi prendeva nemmeno il cellulare. Tra l’altro, c’era un’escursione termica che non avevo mai visto: di giorno si stava sui quaranta gradi e di notte la temperatura scendeva vertiginosamente. Dormivo con le coperte ed era luglio. Il disco è stato registrato in una ex scuola elementare adibita a studio: di fianco c’era il baretto con i vecchi che si bevevano il bicchiere di bianco alle nove del mattino. Poi un giorno c’era anche un passerotto e questa storia ve la devo raccontare: mi sono ritrovato davanti questo passerotto che non riusciva a volare perché aveva una specie di grumo di polvere sull’ala. L’ho seguito per togliergliela quando, all’improvviso è arrivato un gatto che mi ha fulminato con lo sguardo, era cattivissimo. Io ho alzato le braccia e ho detto “Tuo!”, lui se l’è mangiato. Ci sono rimasto malissimo.

Almanacco del giorno prima – Il tour teatrale

Mi sono messo in testa di fare un tour nei teatri perché a questo disco bisognava dare la possibilità di essere suonato per bene, senza bar e bicchieri. Quei tipi concerti li ho sempre fatti e continuerò a farli, naturalmente, mi piacciono. Ma per questo disco, almeno inizialmente, volevo fare qualcosa di diverso. Beh, poi non sono un chitarrista bravo: suono la chitarra giusto perché mi serve per scrivere le mie canzoni. Non ho fatto scuola di canto, canto per dar voce a quello che scrivo, con tutti i limiti che ha la mia voce. Insomma, io so fare solo l’essenziale, magari sapessi fare tutto! Come si fa a fare tutto? No perché se aveste delle risposte non sarebbe male, eh?

Dente e il tempo

Non mi sono mai trovato a mio agio nel mio tempo, mi affascinano le strade che si lasciano perché lì c’è l’ignoto. Non puoi avere malinconia delle cose che non hai fatto, è più una curiosità quella che sento. Mi rode il fatto che devo morire perché chissà quante cose mi perderò! Cioè uno che è morto il 10 settembre, si è perso l’attentato alle Torri Gemelle, per dire. Mi darebbe fastidio se dovesse capitarmi una cosa del genere! Potrei accettare meglio l’idea della morte se si morisse tutti quanti insieme. Ma se poi qualcuno sopravvive? Bisognerebbe studiarla bene questa cosa!

Dente e l’amore

Sono affascinato dalla donna angelo, col vestito bianco. Ne sono affascinato proprio perché poi mi fa soffrire. Le mie canzoni si basano proprio sulle mie esperienze sentimentali che, purtroppo, queste sono: diciamo che faccio casini e poi ci piango sopra. Sono anche uno che vuole troppe cose e “chi troppo vuole nulla stringe”, diceva mia nonna. Tra l’altro “Chi troppo vuole nulla stringe” potrebbe pure essere il titolo del prossimo disco, ora che mi ci state facendo pensare. Comunque ribadisco che l’amore non è bello. Cioè lo è, ma in modo terribile. Terribilmente bello, ecco.

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