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Lana Del Rey, Ultraviolence: recensione del web e dei lettori

E’ uscito online il nuovo album della cantante statunitense. Ma come ha reagito la critica internazionale? Ecco le prime opinioni della stampa

pubblicato 14 Giugno 2014 aggiornato 16 Ottobre 2020 16:18

Dopo il boom di Born To Die e l’ascesa improvvisa di Lana Del Rey, c’è molta attesa per ascoltare il suo secondo lavoro, quel tanto chiacchierato e annunciato disco della “verità”. Una sorta di importante conferma o di ridimensionamento per la giovane cantante, esplosa grazie alle vendite di alcuni singolo di grande successo da, Blue Jeans a Summertime Sadness.

Nelle scorse ore, è apparso online l’album di Lana che uscirà ufficialmente il 16 giugno prossimo (da noi il giorno seguente, 17 giugno). Dopo il leakaggio del disco, la critica ha iniziato a formulare i primi giudizi in merito al nuovo album e alle tracce contenute nel secondo progetto dell’artista.

Qui sotto potete leggere le prime recensioni della stampa internazionale e la possibilità di esprimere il vostro giudizio sul secondo album della Del Rey. Promosso o bocciato?

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Ultraviolence, recensioni

GigWise: 9/10. “Il titolo, un riferimento al controverso romanzo di Anthony Burgess Arancia Meccanica, è un indicatore appropriato per il tono dell’album. E’ buio, un’offerta non semplice, e quando è al suo meglio suona con una bellezza che è convincente e inquietante. A volte angelica a volte sconfortante – aiutata dalla cura artigianale che accompagna le tracce.

The Guardian: 4 stelle. “Non c’è bisogno di essere una femminista radicale per sentirsi sfiniti dopo un’ora intera in compagnia delle canzoni di Ultraviolence, delle donne alternativamente deboli e terribili che sono presenti nei brani. La musica implora di superarlo, e ci riesce quasi, ma per tutti i miglioramenti rispetto a Born to Die, il problema rimane lo stesso in Ultraviolence. Lana del Rey continua a ripetere se stessa”.

New York Daily News: 2 stelle. Senza dubbio Del Rey è in debito con il produttore Dan Auerbach (dei Black Keys). Aggiunge suoni di chitarre psichedeliche che danno all’album quei segni di vita minuscoli che possiede. Auerbach tuttavia non solleva l’accecante nebbia di eco dell’ultimo album. Non può. Servono per camuffare il canto della del Rey e il suo modo scelto per simulare l’umore di mistero – ma c’è una conseguenza: la sua produzione fa sembrare come se qualcuno starnutisse e soffiasse nel mix

Slant Magazine: 3,5 stelle. “Ascolti ripetuti rivelano sfumature, come la chitarra acustica sotto i versi blues-rock di ‘Sad Girl’ e i cori maschili nel finale di ‘Brooklyn Baby,’ ma il costante ritmo stupefacente dell’album e la consegna languida della Del Rey evocano un’immagine offuscata della cantante. Un’immagine cinematografica accattivante, senza dubbio, ma che porta, dopo efficaci 14 brani, a rivelarsi anche snervante.

DIY: 4 stelle: “Ultraviolence la vede eseguire le sue idee preconcette. Con Born to Die non ha avuto un momento di preavviso per affrontare il successo immediato. Questo secondo album parla anche d’altro. Dopo tutto, c’è un brano chiamato “Fucked My Way Up to the Top”. Vi sentite confusi da Lana Del Rey? Ottimo, è esattamente quello che dovreste provare dopo l’ascolto.

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