Metallica a Roma: foto, video e commenti dal Sonisphere 2014
Grande successo e grande spettacolo ‘su richiesta’ all’Ippodromo delle Capannelle, con anche Alice In Chains, Volbeat e Kvelertak
Un concerto dei Metallica in Italia è sempre la cronaca di un successo annunciato, sia di pubblico (si parla di 35,000 persone) che di prestazione della band.
Ci sarebbe ben poco da aggiungere, normalmente, quando si parla di un nuovo show dei Four Horsemen: risulta sempre massiccio, con volumi altissimi e la band che ‘ci crede’. Viene sfruttata in piena la passerella dello SnakePit per suonare il più vicino possibile al pubblico, si sorride guardando negli occhi le prime file, e si guarda la telecamera per dare l’emozione in diretta anche a chi sta in ultima fila (dietro gli alberi dell’Ippodromo, possibilmente). Il concerto è stato un successo, punto a basta, non c’è bisogno di sottolineare le performance “incendiarie”, la tecnica di Kirk o di quanto Lars si sia impegnato per essere preciso sulla batteria.
Vale la pena di parlare, ovviamente, della particolarità di questo tour, che come ormai tutti sapranno è quella di eseguire una scaletta “a richiesta”.
Prima dell’inizio del concerto, viene trasmesso il video con cui i Metallica annunciarono l’arrivo della scaletta ‘by request’, e nel video si sfidava il pubblico a scegliere pezzi rarissimi, pezzi che li mettessero in difficoltà, cover oscure. E invece la setlist l’abbiamo conosciuta già da prima, ed è sostanzialmente quella sentita in tanti, tanti tour passati, senza nessun guizzo particolare di originalità. Se il pubblico vuole questo, ben venga, ma così certe chicche le riascolteremo solo se ai Metallica venisse in mente di fare un tour di Garage Days.
Per la cronaca:
Battery
Master of Puppets
Welcome Home (Sanitarium)
Ride the Lightning
The Unforgiven
Lords of Summer
…And Justice for All
Sad but True
Fade to Black
Orion
One
For Whom the Bell Tolls
Blackened
Nothing Else Matters
Enter Sandman
—–
Creeping Death
Fuel
Seek & Destroy
Ci è stata data una grande chance, e abbiamo scelto la sicurezza del passato, come se stessimo votando la Democrazia Cristiana. E rimanendo in tema politico, James cerca di barare sui risultati del “ballottaggio via sms” (altra idea geniale dei Metallica: far scegliere l’ultima canzone fra le tre “quasi arrivate in setlist”). Vengono mostrati in tempo reale i risultati in vari momenti, ed il commentatore politico Hetfield, data la scelta fra The Four Horsemen, Fuel e Whiskey In The Jar, continua a dire che preferirebbe suonare la cover della canzone popolare irlandese. Con gli exit poll in mano, cerca ancora di barare, mentre tutti fischiano la scelta di Fuel, ma poi la realtà è che appena parte “Gimme fuel, gimme fire Gimme that which I desire” si scatena uno dei poghi più esaltati del concerto.
Avevamo una gran scelta in mano, e abbiamo votato democristiano per far felici tutti. Spettacolo spettacolare, ma l’amarezza per l’assenza di rarità rimane, o forse è solamente nelle orecchie di chi è un veterano di mille concerti, come Marco di Zonametallica o l’iper-fan Riccardo De Santis, “che ha visto più concerti che James Hetfield”. Ma va bene così, in realtà: almeno tutti sapevano le canzoni…
L’amarezza più grande e motivata, invece, arriva appena finito il concerto, e non è dovuta alla tristezza di dover aspettare un anno o due per rivedere i Four Horsemen. E’ la tristezza chi coglie chi impiega due ore e mezzo per uscire dal parcheggio, passando da momenti di ilarità a momenti di perdita di speranza. Si dice che il tempo cura tutte le ferite, che cancella i ricordi cattivi e lascia quelli buoni. Quindi fra qualche giorno ricorderemo con un sorriso della bestemmia lanciata ai decibel più alti mai sentiti, del tizio che si è addormentato con la macchina accesa in fila e ha bloccato tutta la coda (la sicurezza prima di tutto, comunque!), del guidatore infuriato con il suo passeggero che osava dormire (“Dormi, bravo, dormi e crepa”, di quelli che quasi venivano alle mani per dimostrare chi è fan più accanito di Max Cavalera (“Ma tu c’eri a Rio de Janeiro?”), del fatto che siamo stati ad un passo dal trasformare 10,000 macchine in una guerra civile.
Sono cose che rischiano di rovinarti un concerto, se non fosse il concerto della band metal più grande al mondo, che ancora una volta si è esibita al massimo della forma.
Ecco la galleria completa delle foto del concerto, basta cliccare su una per far partire la gallery, da cui poi si possono ingrandire ulteriormente gli scatti… Tante altre foto del pubblico si trovano sulla pagina Facebook di MusicaMetal-Soundsblog, pronte per essere taggate nella cartella “Pubblico 2014”. Provate a cercarvi…
Sonisphere 2014 con Metallica Alice In Chains Volbeat Kvelertak @ Roba, Luglio 2014 – foto by Paolo Bianco
Alice In Chains, Volbeat, Kvelertak al Sonisphere di Roma: com’è andata?
Con tutta questa esaltazione per i Metallica, si rischia di dimenticare i “pezzi grossi” che hanno suonato prima di loro. Ma in effetti, con tutti è stato un grande spettacolo.
I Kvelertak aprono le danze indossando in testa un gufo impagliato, facendosi amare subito da chi non li conosceva. In mezz’ora hanno sicuramente attirato nuovi fan, forti anche del fatto che dal vivo suonano meglio che su disco, e sanno coinvolgere maggiormente il pubblico scegliendo saggiamente in che momenti virare verso il punkrock, e in quali verso lo scream quasi black metal.
Lars se li è visti dal palco ed è sceso chiacchierando con la band.
I Volbeat sono in continua ascesa, lanciati proprio dai Metallica che li portarono in tour con loro anni e anni fa. Nel frattempo la fanbase si è consolidata, e oggi sembrano tutti apprezzare lo stile ‘Elvis Metal’ proposto da Michael Poulsen e soci. Soci che, ormai da oltre un anno, comprendono anche Rob Caggiano, che ha lasciato gli Anthrax per loro. Ammirevole la prestazione di tutti, e la scaletta pesca con cura da tutti i dischi, selezionando i brani più facilmente cantabili dal pubblico.
James si è visto metà concerto dal lato del palco, con famiglia a seguito…
Gli Alice In Chains sono più ‘riflessivi’ rispetto a chi li precede e a chi verrà dopo di loro: per alcuni dei presenti però il prezzo del biglietto varrebbe solo per loro, in una apparizione comunque “rara” per l’Italia. Jerry Cantrell, capello ormai cortissimo e grigio, fa talmente la parte del leone da arrivare a competere con il cantante William DuVall: canta lui stesso tantissimi brani, segue tutti gli assoli e incita il pubblico a rispondere con sempre più calore. Accanto a lui, appunto, DuVall si impegna ad essere bello bello in modo assurdo e al contempo dotatissimo con le corde vocali. Il resto della band, rodata, cerca di non scomparire davanti a queste icone rock, ed il risultato è un set lungo ed articolato.
Qui è stato Kirk a farsi un giro nel backstage, anche se alla fine non è salito sul palco per vederli.