Opeth a Zurigo, Milano e Amsterdam: il foto-report di Blogo
Il nostro mega-esperto ha viaggiato mezza Europa per seguire i concerti di inizio Novembre. Ecco com’è andata…
Eugenio Crippa ama da sempre gli Opeth. Diavolo, ci ha anche scritto un libro, Le Stagioni Della Luna, prima biografia al mondo pubblicata sul gruppo svedese.
Nessuno meglio di lui, quindi, per parlare di tre date del tour europeo della band, tour che il 3 Novembre ha toccato Milano, ma che l’1 Novembre è passato per la Svizzera e il 7 per l’Olanda.
Eugenio era presente a questi tre concerti (grazie sia a Live Nation Italia, sia all’illuminatezza della The Smart Agency Svizzera, che ha accreditato uno “straniero” allo show di Zurigo), ed ecco i suoi pensieri a riguardo… passiamo a lui la parola.
Se c’è qualcosa che probabilmente mette tutti d’accordo, è il fatto che riguardo agli Opeth non ci sono al mondo due individui che la pensano esattamente allo stesso modo. Paradossale forse, ma pochi gruppi come quello capitanato da Mikael Åkerfeldt hanno, soprattutto di recente, diviso le opinioni dei propri ascoltatori in maniera così brutale. Aggettivo questo che nulla ha a che vedere con le ultime produzioni, in quanto, almeno su disco, il growl death metal sembra essere stato accantonato a tempo indeterminato, e le sonorità non sono certo quelle aggressive del periodo 1995-2008 – quello che per intenderci va dall’esordio “Orchid” a “Watershed”.
Si sa che non è possibile accontentare nessuno. Tre anni fa, quando “Heritage” fu pubblicato, il fatto di suonare in concerto brani privi di voci death fece gridare in molti allo scandalo. Come osavano, quei traditori, rinnegare il proprio passato e sputare addosso a ciò che avevano sapientemente costruito nel corso degli anni? La band ci mise poco ad accorgersi che dal vivo avrebbe fatto meglio a riprendere certe sonorità. Quindi, in questo tour europeo (il primo in supporto del nuovo “Pale Communion”), torna indietro nel tempo fino al secondo album, “Morningrise”, da cui propone “Advent”, e da lì sino ai giorni nostri pesca almeno un brano da ciascuna release. Soddisfatti? Macché: con una setlist così ‘calcolata’, sarebbe stato piacevole godere di qualche piccola sorpresa…
Se ne sono lette di ogni risma, in rete, nei giorni successivi al concerto milanese dello scorso 3 novembre, ma ad ogni modo è un sentimento di serenità generale ad avere la meglio, ed il motivo è presto detto: a questo giro gli Opeth hanno mostrato di essere nuovamente affiatati e in forma smagliante, benché alle prese con piccoli problemi tecnici che hanno talvolta reso necessario interrompere lo show, o dilungare i break simil-cabarettistici di Åkerfeldt tra un brano e l’altro. Chi scrive non solo li ha visti all’Alcatraz meneghino, ma anche due giorni prima al Komplex 457 di Zurigo e poco più avanti presso l’Heineken Music Hall di Amsterdam. Tre locali dalle geometrie simili ma dalla diversa capienza, e curiosamente molto diversi anche nei prezzi dell’ingresso: spesso pecchiamo di esterofilia, perciò è perlomeno curioso notare come, mentre il concerto di Milano costava meno di 30 Euro in prevendita, quello olandese tendeva ai 40 e nella non-così-pulita Svizzera (incredibile il numero di birre rovesciate dai ‘precisini’ per antonomasia) addirittura volava oltre i 50 bigliettoni! I suoni sono andati in progressivo miglioramento, e segnaliamo una pulizia sonora quasi mai sentita prima d’ora all’interno dell’Alcatraz, mentre in quel di Amsterdam si è sostanzialmente raggiunta la perfezione.
In questo tour che nel giro di pochi giorni volgerà al termine compagni d’eccezione della band di Stoccolma sono i francesi Alcest, forse reclutati in seguito alla comune apparizione estiva presso il festival Be Prog! My Friend in Barcellona. Molto più giovani degli Opeth, i transalpini hanno per certi versi seguito un percorso simile, che li ha portati con l’ultimo “Shelter” ad abbandonarsi del tutto alle sonorità shoegaze che fino a “Les Voyages de l’Ame” erano solo parte integrante del loro sound. Poco male, dato che sul palco gli Alcest sono davvero compatti e trascinanti e questo lascia ben sperare in un futuro ancora in larga parte da scrivere.
Personalmente, due sole sono le delusioni derivate da questa esperienza. La prima consiste nel fatto che in nessuno dei tre casi alcun musicista degli Opeth si sia concesso ai fan al termine dello show – e in particolare lo sanno bene coloro che, alle porte dell’Alcatraz, se li sono visti passare davanti di fretta, diretti verso un sicuro e inaccessibile tour bus. La seconda è l’assoluta staticità della scaletta proposta, non solo nelle tre date menzionate, ma – almeno finora – nell’intero tour europeo. Giusto un briciolo di soggettiva amarezza, insomma, in un giudizio finale che non può che essere, comunque, largamente positivo. Si spera di non doverli rivedere in ‘contesti estivi’ prossimamente, dato che è più che ovvio che quello dei palazzetti e dei locali al chiuso è la dimensione ideale per questo genere di musica e artisti.
Setlist (Alcest):
Opale (Shelter)
Là où naissent les couleurs nouvelles (Les Voyages de l’Âme)
Autre temps (Les Voyages de l’Âme)
L’eveil des muses (Shelted)
Percées de lumière (Écailles de lune)
Délivrance (Shelter)
Setlist (Opeth):
Eternal Rains Will Come (Pale Communion)
Cusp of Eternity (Pale Communion)
Bleak (Blackwater Park)
The Moor (Still Life)
Advent (Morningrise)
Elysian Woes (Pale Communion)
Windowpane (Damnation)
The Devil’s Orchard (Heritage)
April Ethereal (My Arms, Your Hearse)
The Lotus Eater (Watershed)
The Grand Conjuration (Ghost Reveries)
Encore:
Deliverance (Deliverance)
Opeth foto @ Zurich Komplex, 1 Novembre 2014 – photos by Eugenio Crippa
Opeth + Alcest foto @ Alcatraz Milano, 3 Novembre 2014 – photos by Eugenio Crippa