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Recensione: “Konk” – The Kooks

Il 14 aprile Virgin-Emi ha rilasciato in Italia “Konk”, nuovo album degli inglesi The Kooks. I 4 giovanissimi di Brighton sono giunti alle forche caudine rappresentate dal secondo disco, chiamati a confermare o disperdere l’enorme successo di Inside In/Inside Out che nella sola Inghilterra ha venduto più di un milione di copie proiettandoli nel firmamento

di piero
pubblicato 19 Aprile 2008 aggiornato 31 Agosto 2020 22:04

Il 14 aprile Virgin-Emi ha rilasciato in Italia “Konk”, nuovo album degli inglesi The Kooks. I 4 giovanissimi di Brighton sono giunti alle forche caudine rappresentate dal secondo disco, chiamati a confermare o disperdere l’enorme successo di Inside In/Inside Out che nella sola Inghilterra ha venduto più di un milione di copie proiettandoli nel firmamento delle stelle dell’indie pop/rock britannico, assieme a gente come Arctic Monkeys e Babyshambles.

Stasera la band capitanata da Luke Pritchard suonerà vecchi e nuovi successi a Milano, ai Magazzini Generali. A seguire la nostra recensione di Konk.

Il disco ( che si compone di 12 tracce + 1 ghost track) parte con “See the sun” e “Always where I need to be”, primo singolo estratto di cui vi abbiamo già parlato e mostrato il video. Luke e soci eseguono senza sbavature quello a cui ci hanno abituati: tante chitarre, batterie, voce ed attitudine del cantante un po’ così….vale a dire, non si capisce benissimo quanto gli piaccia far quello che fa e quanto invece sia stato messo li a lavorare, costretto da chissà chi. Molto fighetto e moltissimo british come approccio, quasi come uno a cui dobbiamo qualcosa per l’onore concesso.

Proseguiamo con “Mr Maker” e “Do You Wanna”, pezzo tra i più riusciti dell’opera. Bell’intro strumentale, energico, e ritornello assassino che a nostro avviso proposto come singolo riscuoterebbe buon successo. Anche “Gap” e “Love it all” (altro ritornello accattivante) si lasciano ascoltare… il pregio o il limite dell’album a ben vedere è proprio questo: si lascia ascoltare, è gradevole. Ma nulla di più, niente di eclatante. Niente di veramente emozionante. Sentirla una o sentirle tutte non fa tanta differenza, le canzoni si somigliano tra loro e somigliano, troppo, a quelle di Inside In/Inside Out. Che siano andati sul sicuro, senza rischiare, visti i passati successi? O questo è il massimo che ci si può aspettare dai Kooks?

“Stormy Weather” abbraccia sonorità più dure, c’è qualche elemento punk; poi “Sway” , “Shine On” e “Down the market” a chiudere un poker danzereccio che per quanto ci riguarda sarebbe stato il finale ideale. “One last time” “ Tick of time” e la ghost-track “All over town” sono più lente e intimiste. Francamente trascurabili.

Il player si ferma e le sensazioni sono contrastanti. Konk è un lavoro onesto, non ce la sentiamo di bocciarlo. Ma neppure di promuoverlo a pieni voti, questo è poco ma sicuro. Ho faticato a non scrivere mille volte la parola “carino” buttando giù la recensione…credo sia un sintomo eloquente. Insomma: se siete fan dell’indie made in UK e di tutto ciò che la definizione comporta potrebbe piacervi. In caso contrario, state alla larga che è meglio.

Vi lasciamo alla tracklist completa e ordinata:

• See The Sun
• Always Where I Need To Be
• Mr. Maker
• Do You Wanna
• Gap
• Love It All
• Stormy Weather
• Sway
• Shine On
• Down To The Market
• One Last Time
• Tick Of Time
• All Over Town

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