Recensione: Madonna – “Hard Candy”
Ne hanno parlato tutti per mesi, fin dalle primissime fasi di produzione. La curiosità iniziale riguardo alla nuova release di Madonna è cresciuta divenendo attesa sempre più impaziente, tanto di fan quanto di colleghi ed addetti ai lavori. Negli ultimi tempi è degenerata in una isteria collettiva, alimentata da scoop più o meno attendibili, fughe
Ne hanno parlato tutti per mesi, fin dalle primissime fasi di produzione. La curiosità iniziale riguardo alla nuova release di Madonna è cresciuta divenendo attesa sempre più impaziente, tanto di fan quanto di colleghi ed addetti ai lavori. Negli ultimi tempi è degenerata in una isteria collettiva, alimentata da scoop più o meno attendibili, fughe di notizie, brani messi online prima del previsto.
Infine “Hard Candy” è stato rilasciato in pompa magna, nel tripudio generale. Il chiacchiericcio si è fermato per qualche ora, giusto il tempo necessario all’ascolto. Poi è ripreso come e più di prima, stavolta per commenti a caldo ed impressioni. Noi di Soundsblog non facciamo eccezione, lo abbiamo ascoltato dalla prima all’ultima nota e siamo pronti a dir la nostra e dare i numeri.
Hard Candy segna la fine dell’accoppiata Madonna/Warner, sodalizio ultradecennale apparentemente indissolubile che ha garantito ad entrambe le parti fama e denari. Perché è finita? Per più denari, ovviamente! L’avvento di Live Nation e dei 100-120 milioni offerti hanno spezzato l’idillio. “Dopo 25 anni alla Warner voglio uscire alla grande cosi come sono entrata” ha dichiarato Madonna al riguardo.
Con una tale premessa poteva permettersi il lusso di toppare? Certo che no…per questo ha chiesto ed ottenuto l’aiuto di Pharrell Williams e Timbaland, che si sono spartiti la produzione delle 12 tracce che compongono i 56 minuti dell’album più atteso della stagione. Il risultato è un lavoro di ottima fattura, convincente, pregno di spunti e sonorità dei due “papà” e al tempo stesso così tanto Maddy-style. Ciliegine sulla torta, la partecipazione di gente come Justin Timberlake e Kanye West. Mangiamola allora questa mega-torta, fetta dopo fetta.
Candy Shop = Partenza sprint: percussioni martellanti e gemiti (di Pharrell, marchio registrato) a gògò. Ritmo incalzante, giochi e sovrapposizioni di voce della signora. Voto 9
4 Minutes = On air da poche settimane, e già un pezzo di storia del pop. Si presentano Timbaland e JT, alla loro maniera. Troppo simile alle cose vecchie? Vero. Troppo in ombra lei? Può darsi. Eppure…riuscite a star fermi quando parte il ritornello? Io no. Voto 8.
Give It to me = L’intro di 6-7 secondi basta ad amarla, quasi dispiace che sfumi per dar spazio al cantato. Elettronica, rapida, ipnotica. Sarà secondo singolo, quello estivo. Nelle discoteche del globo farà faville. Voto 9
Heartbeat = Di nuovo sospiri di Mr Williams, i vari “Hey”,”Come On” e “Giiirl” come lui nessuno al mondo li piazza così! Madge intona sicura il ritornello e si concede un accenno di rappata. La musica ha quel tocco retrò che la rende bellissima. Voto 8,5
Miles Away = Timbaland ci rimette lo zampino. La struttura di musica e testo è più “classica” delle precedenti, segue il modello canonico e osa meno. Ma non ne risente, anzi… Voto 7,5
She’s not me = In salsa eighties, elettro-pop orecchiabile ma nulla di sconvolgente. Col testo avrebbero potuto sforzarsi di più…Pharrell butta lì due frasi in falsetto, banalotto. Finale dance noioso. E’ troppo lunga, supera i 6 minuti. Voto 6,5
Incredible = Parte male, continua peggio. Ci ha trattati troppo bene prima o comincia a perdere colpi ora?!? Speriamo di no. Trascurabilissima. Voto 5
Beat goes on = Si torna in quota, sospiro di sollievo! E’ il momento di Kanye West, che fa le sue cose egregiamente stando attento a non sovrastare la padrona di casa. Bella, bellissima. Gli americani perderanno la testa, è la summa della filosofia yankee da club. Voto 8,5
Dance 2night = E’ di Justin Timberlake, lo si capisce al primo beat. Carina…ma…è “Rock your Body” remixata per caso? Ci si avvicina un sacco. C’è feeling con Miss Ciccone, se non fosse che lei è sposata ed ha il doppio degli anni potrebbero (chissà) funzionare anche fuori dallo studio. Voto 7
Spanish lessons = Ritmi latini, testo spanglish. “La isla bonita” duepuntozero?!? Simpatica, senza troppe pretese. Voto 6,5
Devil wouldn’t recognize you = Ecco la perla nascosta quasi in fondo, la mancanza di una ballad di livello cominciava a farsi sentire. Bella bella bella! Timbaland ha tirato fuori dal cilindro un’altra magia delle sue, chapeau. Tutto è al suo posto…musica, ritmo, cori. Mi sbilancio? Voto 10!
Voices = E’ la traccia finale e io sono ancora preso dalla precedente. Qualunque cosa sfigurerebbe dopo quella. Si parla di masters e slaves, roba forte. Almeno nelle intenzioni. Non male ma neppure eccezionale. Nel finale suonano campane…a morto per la Warner o cosa? Voto 6,5- 7
Il disco è finito, momento di bilanci. L’artista più camaleontica della scena mondiale ha cambiato pelle per l’ennesima volta, adeguandosi ai tempi. Ha abbracciato l’hip-hop cavalcando l’onda e senza lasciarsi travolgere da essa. Il rischio omologazione è stato corso (e in qualche passaggio si è concretizzato) ma tutto sommato Madonna è riuscita a domarlo e gestirlo per bene. Anche questa è andata…cosa dobbiamo aspettarci dal prossimo lavoro? Le mancano soltanto blues e jazz, a conti fatti…