Arisa: “Eurovision 2016? Non mi alletta l’idea di essere famosa nel mondo”
Arisa parla del nuovo album ispirato a spiritualità, natura ed Oriente.
“Ci facciamo il cu*o per portare avanti la baracca. Bisogna crederci, bisogna crederci”. Arisa sembra crederci davvero in Guardando il cielo, il nuovo album di inediti in uscita venerdì 12 febbraio per Warner Music. Ed è forse per questo che sostiene che questo sia un “album costruito sulla fiducia”. Il titolo è omonimo al brano sanremese. La cantante parte proprio da lì. Cosa si aspetta? “Bei locali aperti fino a tardi, tante luce, divertimento”, scherza in prima battuta. Poi si fa seria: “Torno a Sanremo per questa canzone, è come il vestito bello che tieni da parte per la festa giusta. Guardando il cielo è un brano che ho potuto vivere. Ho avuto la possibilità di testare il testo sulla mia vita e mi ha dato tanta forza. Ho deciso che continuerò a fare musica solo se avrò delle cose da dire. Io ci credo in questa canzone, quando credi in una cosa la devi dire. Ecco perché c’ho messo così tanto prima di cantarla”, racconta in un incontro con i giornalisti.
E’ un rischio tornare su quel palco così prestigioso dopo aver vinto e condotto la manifestazione? “La vita non è solo un viaggio. Se dovesse essere un rischio per la mia carriera significa significa che dovrò fare altro. Farò la mamma”. Il rischio, invece, potrebbe esserci sulla performance dal vivo: “Ho riniziato a fumare. Se fuma Adele, posso farlo pure io. E se dovessi fare schifo, canterò in playback”. Ma poi parla di vittoria e, quindi, Eurovision Song Contest: “Non mi alletta l’idea di essere famosa nel mondo. Vorrei cantare all’estero, sì, ma ulteriore popolarità toglierebbe un altro pezzetto di vita. Io fantastico sulla possibilità di stare una settimana in un teatro a Parigi e fare uno spettacolo ogni sera. Una roba più artigianale. Non voglio essere troppo, voglio essere giusta per vivere”.
Il capitolo Sanremo si chiude con la cover, Cuore: “E’ una canzone molto moderna, eterna. Ho un rapporto colloquiale ed esclusivo con il mio cuore. Ci parlo. Mi sentivo matta, poi ho letto il Guerriero della luce di Paulo Coelho e ho capito che potevo ammettere questa mia debolezza. Il cuore non mente”.
Quindi si parla dell’album, undici brani. Un progetto discografico ispirato da almeno tre elementi. Dalla propria spiritualità: “Sono più libera perché ho imparato a guardare il cielo. E guardandolo ti rendi conto di essere piccola in un’immensità, capisci che i problemi si possono superare e sono un dono per farti capire altro”. Dalla natura (Gaia, una delle canzoni dell’album, è dedicata a questa): “Sono toccata dalla cattiva gestione dell’ambiente. Abbiamo un malato e mezzo di tumore in ogni casa. E anche in casa mia”. E pure dall’Oriente (Fidati di me è ispirata a quei suoni, “è una geisha che parla”): “L’Oriente mi appassiona. Hanno una cultura incredibile”.
C’è pure un brano dance, Una notte ancora, nato dalla frequentazione con i Club Dogo, “meravigliosa scoperta. Hanno lo studio vicino casa mia, ho sentito una base realizzata da Don Joe e mi è subito venuto in mente un ritornello. Svolta dance? Non sono stata costretta dalla mia casa discografica, anzi mi hanno rimbalzata per un anno… Ma a me piaceva”.
Album a parte, Arisa ci tiene a fare un appello importante (che condividiamo): “La musica non vive un periodo semplice, bisogna inventarsi nuovi modi per farla. Le persone devono voler avere la nostra musica, ma questa non ha più un valore. L’arte è l’unica strada per far nascere un senso critico ed instradare chi ascolta. La musica deve tornare ad avere contenuti e la gente tornerà a comprare dischi. Ci dovrebbe essere anche una legge che tuteli la musica italiana”.