Dream Theater agli Arcimboldi: commenti e foto dal primo concerto al teatro di Milano, 17 Marzo 2016
Abbiamo rivissuto una dimensione passata della musica live: se volevi assistere ad uno spettacolo, dovevi andare allo spettacolo, non aspettare di vederne 2000 foto e video su YouTube.
Il tour di The Astonishing era destinato ad essere “particolare” tanto quanto l’album, il nuovo lavoro dei Dream Theater basato su una storia complessa, una rock opera messa in scena senza ospiti ma con una storia intricata da raccontare. I concerti previsti per questo tour si svolgono tutti in teatri (con una capienza massima di un/terzo rispetto a quanti fan richiamino in media i DT), e l’intero disco viene suonato dall’inizio alla fine: dopotutto è una storia, e sarebbe criminale tagliuzzarla per suonare solo i brani più orecchiabili. I contorni di questa operazione erano noti ai fan della band, che hanno acquistato i biglietti prima ancora che il disco uscisse. Il disco ha poi diviso le opinioni, fra chi lo ha visto come un ritorno di forma e chi lo vede come un’operazione un po’ fine a sè stessa (ma in trent’anni di carriera sarà concesso un vezzo, ai Dream Theater!), e alcuni si sono anche un po’ pentiti di aver preso il biglietto così in anticipo – ma in ogni caso in Italia il primo concerto annunciato è andato soldout quasi immediatamente, al punto che la band ha eccezionalmente aggiunto un’altra data al tour, e quando anch’essa è andata esaurita, hanno aggiunto addirittura un terzo show di seguito, tutti a Milano (e suoneranno poi un altro concerto a Trieste). Quindi, la curiosità per il progetto c’era.
Curiosità ripagata già dal poter entrare in uno dei più moderni e migliori teatri italiani, varcare la soglia con abbigliamento metal, e nel foyer incontrare un NOMAC a dimensioni naturali, una delle macchine che producono “intrattenimento/rumore” nel futuro distopico raccontato da The Astonishing. Sedersi composti sulle comode poltrone, ricevere dalle maschere (e non “buttafuori”) il programma della serata, aspettare con trepidante attesa che si alzi il sipario e poi applaudire scoprendo gli schermi e la batteria, quando calano le luci e sul palco arrivano Petrucci, Rudess, Myung e Mangin. Iniziano una lunga overture strumentale mentre sugli schermi sono proiettate le prime immagini, e all’apice musicale arriva anche James LaBrie, maestoso… e con il microfono spento. La gente applaude per l’arrivo in scena ma rimane un po’ shockata, James se ne accorge solo dopo qualche secondo, ma quando finalmente si può ascoltare la sua voce, si capisce che il teatro è una scelta fantastica per un concerto dei Dream Theater: i suoni sono perfetti, la voce potente sopra gli strumenti, e la messa in scena fantastica. Fa niente se alla fin fine non ci sono tutti gli elementi che portano una band a voler suonare in teatro (cori, orchestre, scenografie strane): sul palco c’è solo la band, ma una band del genere, con musicisti che sembrano avere dieci dita per mano e quattro braccia, la cosa è più che sufficiente, e poterli ascoltare finalmente con suoni adeguati è fantastico.
(NB: da commenti ricevuti, sembra invece che in altre parti del teatro il suono non fosse particolarmente buono, con la voce di LaBrie bassa e la chitarra acustica impastata, fra le altre cose. Il mio giudizio si riferiva alle prime file laterali dove ero posizionato)
Visto il tema del concept album, ovvero un mondo in cui la musica è messa al bando, produce un certo effetto di straniamento assistere al concerto (che, ricordiamo, è un concerto metal) nel modo più lontano da quello solitamente offerto da uno show metal: ovvero, tutti seduti, in religioso silenzio, con battiti di mani solo fra le canzoni e poche urla. Forse la sensazione è amplificata dal fatto che sì, il disco è uscito ormai da un mese, ma ci vorrà ancora un po’ di tempo per digerirlo completamente e imparare a memoria le canzoni, quindi non ci sono dei furiosi sing-along e cori cantati dal pubblico, visto che in scaletta c’è solo materiale di Astonishing, senza concessioni a nessuna “greatest hit”.
Altra piccola pecca, è legata al concept stesso: messo in parole semplici, se uno non conosce l’inglese al punto di capire cosa sta venendo raccontato nella rock opera, il concerto sarà un po’ spiazzante, con queste immagni di guerrieri (retro)futuristici, di robot, di foreste. Le proiezioni sono meravigliose e portano dritti nel mondo di Astonishing, ma possono anche tenerne fuori se non si fa parte del gioco, se non si sa a cosa si sta andando incontro.
E qui finiscono i 15 minuti a disposizione della stampa, veniamo accompagnati gentilmente fuori mentre LaBrie saluta Milano e non possiamo vedere altro. Inoltre, la strettissima regola che impediva al pubblico di far foto (neanche con i cellulari), riporta il tutto ad una dimensione quasi passata della musica live: se volevi assistere ad uno spettacolo, dovevi andare allo spettacolo, non aspettare di vederne 2000 foto e video su YouTube.
Queste sono le prime impressioni sul concerto, impressioni positive ma incomplete: in questo caso chiediamo a voi, lettori e fan dei Dream Theater presenti al concerto, di lasciare le vostre opinioni qui sotto, o scriverle sulla nostra pagina Facebook, per instaurare un dialogo e vedere come ognuno ha vissuto questa serata particolare, il primo di tre concerti agli Arcimboldi di Milano.
Una nota sui tanto odiati bagarini: sì, erano presenti anche fuori da questo concerto, ma quando siamo usciti dopo mezz’ora, molti avevano ancora qualche biglietto in mano. Ben gli sta. E in ogni caso, il teatro era quasi tutto pieno, con la speranza che i fan erano riusciti a prendersi i biglietti in maniera ufficiale. Certo che i quattro posti vuoti in prima fila centrale, esattamente sotto LaBrie, gridavano vendetta.