Baroness ai Magazzini Generali: foto-report dal concerto di Milano, Marzo 2016
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Brutta cosa le aspettative, a volte; così come non dovremmo farci affidamento, allo stesso modo non riusciamo a farne a meno, e il risultato è presto detto: il ‘film’ che ci eravamo proiettati in mente non corrisponde quasi mai ai fatti. Se le attese sono però di basso livello, vi è anche la possibilità che la realtà superi la fantasia, restituendoci quel barlume di speranza che credevamo inevitabilmente spento.
Introduzione lunga e tortuosa, ce ne rendiamo conto, ma necessaria, dato che le premesse in questo caso rispondono al nome di Magazzini Generali, locale milanese noto tutt’altro che per i suoni cristallini durante le esibizioni dal vivo, e Baroness, una band stoner/sludge dall’andamento altalenante, complice quel “Yellow & Green” ben poco riuscito e un ‘incidente di percorso’ che nell’estate 2012 rischiò di minare per sempre l’esistenza del gruppo georgiano (il loro tour bus precipitò in un burrone a causa del maltempo: tutti sopravvissuti, ma il cantante e chitarrista in particolare fu a un passo dall’amputazione del braccio sinistro).
Nell’autunno 2013 John Bayzley & co., ripresisi dalle vicissitudini dell’anno precedente e con una sezione ritmica completamente rinnovata, passarono dalle nostre parti, ma furono autori di uno show decisamente poco memorabile. Oggi, invece, il quarto album “Purple” fresco di stampa pare aver riportato la band sui giusti binari, e il concerto a cui abbiamo assistito ne è testimonianza. L’ultimo capitolo discografico è infatti proposto nella sua interezza, e funziona maledettamente bene; lo si percepiva sin dai primi ascolti: privo dei cosiddetti ‘filler’ e pregno di melodie che si stampano subito in testa, “Purple” manifesta una sorta di ‘urgenza’ che trova dimora ideale nella dimensione live; pare voler dire a gran voce “hey, siamo tornati più in forma che mai!”, e lo stato di salute dei Baroness si riflette anche sugli episodi di “Y&G”, che non sfigurano affatto a fianco delle nuove composizioni o dai classici estratti dal “Blue Record”. A fronte di una esibizione inaspettatamente positiva, alla fine, il rammarico di non aver ascoltato neppure una canzone estratta dal “Red Album” sostanzialmente sparisce, e il problema ora è un altro: la prossima volta le aspettative saranno molto, molto alte…
Setlist:
Kerosene ***
March to the Sea **
Morningstar ***
Shock Me ***
Board Up the House **
Green Theme **
Iron Bell ***
Cocainium **
If I Have to Wake Up (Would You Stop the Rain?) ***
Sea Lungs **
Chlorine & Wine ***
The Gnashing *
Try to Disappear ***
Desperation Burns ***
A Horse Called Golgotha *
Eula **
The Sweetest Curse *
Take My Bones Away **
* Blue Record
** Yellow & Green
*** Purple