Home Recensioni musicali Niccolò Fabi, Una somma di piccole cose: potenza dei testi e sound ricercato per un disco che tocca le corde più profonde

Niccolò Fabi, Una somma di piccole cose: potenza dei testi e sound ricercato per un disco che tocca le corde più profonde

Una somma di piccole cose, Niccolò Fabi: la recensione del nuovo album

pubblicato 25 Aprile 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 18:16

E’ uscito venerdì 22 aprile 2016 Una somma di piccole cose, il nuovo lavoro discografico di Niccolò Fabi. Un disco, l’ottavo nella carriera del cantautore romano, che arriva a due di distanza da Il padrone della festa – realizzato con Max Gazzè e Daniele Silvestri – e ben quattro da Ecco. Si tratta del disco – dichiara Niccolò – “che avrebbe sempre voluto realizzare“.

Un disco intenso, fatto di sapori diversi, ma tutti riconoscibili e riconducibili solo ed esclusivamente alla cifra stilistica inconfondibile di Niccolò. Una cifra che, come in ogni album, ha saputo comporre un mosaico di tematiche sociali e ambientali con profonde riflessioni intime sulla vita e sull’amore, in un connubio ad alto tasso di liricità.

Sensibile al tema ecologico, con Ha perso la città ha posto l’accento sul progressivo “senso di smarrimento” dell’uomo nelle metropoli, passate da comunità e centro di aggregazione a cornici di profonda solitudine urbana e divenute coacervo di individui che si affannano e convivono, ma finiscono per ignorarsi nel loro tentativo di sopravvivere. Strettamente connessa è la riflessione – meno ‘cinica’ – indotta da Filosofia agricola: “La terra che ci ospita, comunque è l’ultima a decidere” sembra essere legata a doppio filo a quel “Il sasso su cui poggia il nostro culo è il padrone della festa“(da Il padrone della festa) in un invito coerente al rispetto della natura e dell’ambiente. Al disincanto di Non vale più si affiancano la speranza e i consigli di Le chiavi di casa. E poi quel “Vince chi molla” che non è un invito alla rassegnazione, ma il saper fare un passo indietro e fermarsi per ritrovare sé stessi.

C’è poi Una somma di piccole cose, brano che dà titolo al disco. La canzone, apparentemente leggera, suggerisce un’alternativa all’umana tentazione di invocare l’arrivo di un asteroide come soluzione a tutti i problemi, e che è quella di affrontare la vita scomponendola “in piccole parti”.

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C’è la poesia, pura e commovente nel punto più alto di questo album, di Facciamo finta, che è inevitabile non definire la nuova “Costruire“. Un brano che tocca le corde più profonde dell’animo, diviso tra la malinconia per le cose che non vanno come vorremmo e il sollievo (momentaneo) del ricorrere all’immaginazione e al “fare finta”.

Ancora, ritroviamo il Fabi che parla di sentimenti e della loro trasformazione in Una mano sugli occhi: la dichiarazione d’amore che tutti vorrebbero ricevere e allo stesso tempo le parole che tutti gli innamorati vorrebbero saper scrivere.

Non manca, infine, un’elegante cover, Le cose non si mettono bene, sentito omaggio del cantautore alla band del panorama musicale indipendente Hellosocrate.

Una somma di piccole cose è racconto magico, profondo, inebriante, che alla consueta potenza emotivamente dirompente dei testi di Niccolò affianca un sound ricercato, frutto delle influenze provenienti dal folk statunitense. Poesia, verità, profondità, eleganza, malinconia sono le essenze colte in pieno questa sua ottava opera che lo collocano, senza troppe possibilità di essere smentiti, nel novero dei big del cantautorato italiano. Grossa è l’attesa, dunque, di ascoltare questi nuovi pezzi nell’habitat naturale di Niccolò Fabi: i live (qui le date del Tour 2016 e degli Instore).

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