Amon Amarth e Testament all’Alcatraz: foto-report dal concerto di Milano, Novembre 2016
Mettetevi l’anima in pace: gli Amon Amarth hanno meritato il ruolo di headliner in questo tour. E i Testament hanno comunque spaccato tutto.
Partiamo da una premessa molto semplice: nel 2016 gli Amon Amarth ed i Testament hanno pubblicato due degli album metal che più mi piacciono (i Metallica devo ancora digerirli). Poterli vedere insieme in un tour è una cosa fantastica, e non mi sono nemmeno posto il problema su chi dovesse aprire per chi – era semplicemente ottimo poterli vedere insieme.
Però, apriti cielo: i Testament “non possono” aprire per gli Amon, stando a internet. Non stando alle band, ma solo “a internet”. Le band non sembrano avere problemi a riguardo. Ma internet i problemi ce li ha. In tanti hanno detto che sarebbero andati al concerto solo per i Testament e sarebbero andati via subito dopo, o avrebbero boicottato lo show… il risultato è che la parte aperta dell’Alcatraz (due/terzi del locale, ben oltre il mixer del palco A) era piena zeppa, più piena durante gli Amon che durante i Testament. I fatti parlano più delle parole.
Ma partiamo dall’inizio: con buona pace dei Grand Magus, che quando iniziano il locale si sta ancora riempiendo e non tutti riescono ad apprezzare, il concerto si basava tutto sulla doppietta Testament-Amon Amarth, quindi l’attesa è salita dal momento in cui l’imponente scenografia di Brotherhood Of The Snake è stata mostrata sul palco, insieme all’accensione di incensi che hanno allietato le prime file.
E allora eccoli, i Testament: picchiano duro dal primo momento e fino all’ultimo, le nuove canzoni rendono molto bene e la band è felice di suonare anche i brani del passato. Uno dei punti di forza dei Testament dal vivo, è che hanno almeno tre personaggi carismatici: Chuck Billy ovviamente, poi l’eroe di casa Steve DiGiorgio, ed il guitar hero Alex Skolnick. Ognuno poteva scegliere chi seguire, fra le mani che volano sulla chitarra di Alex, le facce di Steve o Chuck con il suo inconfondibile microfono-con-mini-asta.
I volumi sono alti a sufficienza, ed i 50 minuti a disposizione sono uno spaccasassi letterale: niente pause (se non per ringraziare e dedicare Stronghold a chi in North Dakota “sta lottando per ciò che è giusto” – nel caso non sappiate di cosa parlasse Chuck, ecco un breve riassunto del casino con la North Dakota Pipeline, ed è stato interessante sentirlo nominare proprio dai Testament), niente sbagli, niente pezzi mosci in scaletta. Un macigno thrash metal, dall’inizio alla fine. Che goduria. Sentendo gli applausi e le urla “Testament! Testament!” a fine set, si può immaginare che in effetti molta gente fosse qui solo per loro. E si può mettere in discussione il ruolo degli Amon Amarth come headliner: difficile fare di meglio, dopo uno show del genere, senza fronzoli, sorrisi o battutine (ovvero, uno dei problemi che affligge oggi una delle band originali del Big Four of Thrash Metal – questa performance dei Testament è stata decisamente più intensa rispetto agli ultimi Slayer).
Ma poi, basta che venga tolto il velo al mega-elmo-vichingo che sorregge la batteria in mezzo al palco, avvolto da scalini “di pietra”, per capire come gli Amon Amarth si siano portati dietro l’artiglieria pesante: anche per questo club-tour hanno la scenografia da mega-palco, e durante il concerto arriveranno accanto alla band anche dei Vichinghi con scudo ed elmo che combatteranno a morte, degli alfieri con stendardo, e anche Loki. Il tutto mentre il telone ci trasporta dal mondo di Jomsviking fino a bordo di una nave vichinga, per una esperienza totalmente coinvolgente.
E la musica?
La musica, sparata a volumi veramente alti (ma cosa è successo alle tristemente note direttive del Comune di Milano? Finalmente si possono ascoltare concerti metal a volumi metal? Speriamo sia un trend positivo!), è ottima. Jomsviking, dicevo, è uno dei migliori album metal del 2016, e non è un problema quindi se molte canzoni in scaletta sono prese dal nuovo disco, soprattutto se mischiate con alcuni dei brani immancabili del gruppo svedese. I musicisti procedono bene, sia i veterani che quelli nuovi, ma tutta l’attenzione è catalizzata su Johan Hegg, unico leader carismatico degli Amon, capace di comandare la folla con un sorriso o un’alzata di ciglia. La folla impazzisce, lo incita alla bestemmia, ma Johan ormai è andato oltre, non gli servono più trucchetti blasfemi per ricevere applausi, e quando alla fine si presenta impugnando un martello di Thor, è assolutamente plausibile che sì, lui sia degno, e nell’illusione del concerto si può anche immaginare che quel martello pesi 100 chili e che serva ad uccidere i giganti, o perlomeno a proteggere Asgard.
Ora ditemi se un frontman del genere, con un palco del genere e soprattutto con canzoni del genere, non merita di suonare anche dopo i Testament.
A fine concerto, uscendo dall’Alcatraz, scopriamo che il magnanimo Odino ci ha fatto una sorpresa: per rendere ancora più coinvolgente l’esperienza, ha deciso di trasportare anche a Milano il clima del nord più vichingo, con una pioggia ancora più fitta di quella vista sulla copertina di Jomsviking. Se avete aperto l’ombrello, non siete veri vichinghi.
Se non siete d’accordo e ancora pensate che i Testament avrebbero dovuto essere gli headliner, siete tutti invitati a discuterne anche sulla pagina Facebook di MusicaMetal/Soundsblog… ad esempio, io avrei anche fatto a meno dei Grand Magus e avrei fatto suonare 90 minuti a Testament e 90 ad Amon Amarth, per un perfetto tour co-headliner che accontentasse tutti!
Amon Amarth @ Alcatraz Milano: la scaletta
The Pursuit of Vikings
As Loke Falls
First Kill
The Way of Vikings
At Dawn’s First Light
Cry of the Black Birds
Deceiver of the Gods
On a Sea of Blood
Destroyer of the Universe
Death in Fire
One Thousand Burning Arrows
Father of the Wolf
Runes to My Memory
War of the Gods
—–
Raise Your Horns
Guardians of Asgaard
Twilight of the Thunder God
Testament @ Alcatraz Milano: la scaletta
Brotherhood of the Snake
Rise Up
The Pale King
Disciples of the Watch
The New Order
Dark Roots of Earth
Stronghold
Into the Pit
Over the Wall
The Formation of Damnation