Home Festival di Sanremo Stefano Maiuolo a Blogo: “Ho lasciato l’Italia, l’America è più meritocratica. Ho scritto il brano sanremese di Sergio Sylvestre”

Stefano Maiuolo a Blogo: “Ho lasciato l’Italia, l’America è più meritocratica. Ho scritto il brano sanremese di Sergio Sylvestre”

Intervista a Stefano Maiuolo – Da Amici all’America, fino a Con te (scritta con Giorgia) per Sergio Sylvestre.

pubblicato 9 Gennaio 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 10:42

“Stefanino”, Maiuolo di cognome, è diventato grande. Lasciatosi alle spalle l’esperienza di Amici, si è trasferito in America. Oggi si divide tra l’attività di cantautore e quella di autore, e fra un mese debutterà al Festival di Sanremo proprio come autore (insieme a Giorgia) del brano di Sergio Sylvestre. “Ho vissuto fino allo scorso anno a New York, dove ho scritto alcune colonne sonore per film prodotti dalla Columbia University. Ho vissuto lì un anno, poi ho iniziato a lavorare con diversi produttori musicali e mi sono trasferito a Los Angeles”.

Stefano, hai trovato veramente l’America.

“Qui la società è meritocratica. Se vali e puoi portare ricchezza alla società (in termini economici ma anche intellettuali), vai avanti. Altrimenti torni a casa. In Italia è apparentemente più facile avere successo, essendo un Paese piccolo e compatto. Ma ci sono innumerevoli situazioni che ostacolano il percorso di un artista o di una qualsiasi persona che voglia fare arte”.

Com’è nata la passione per la scrittura?

“La passione per la scrittura è nata dopo Amici. Le canzoni che ricevevo dagli autori erano belle, ma non adatte a me. Non riuscivo ad esprimermi al meglio con quei brani. Così ho iniziato a scrivere e buttare giù. Ci sono voluti almeno dieci tentativi per far uscire qualcosa di ascoltabile. Poi c’ho preso gusto”.

Quindi è nato il brano sanremese, Con te.

“E’ nato a Los Angeles, in inglese. Successivamente Giorgia si è occupata del testo in italiano. Il suo interessamento è un bel segnale, non è da tutti sostenere un progetto al fianco di due giovani”.

E con Sergio Sylvestre come vi siete conosciuti?

“Ci siamo trovati a Los Angeles per caso, senza darci appuntamento. Direi che è stato il fato. Poi ci siamo ritrovati a casa mia, abbiamo iniziato a fare musica per divertirci e così è nata Con te. E’ una canzone costruita addosso a Sergio. A me non piace scrivere a priori. La cosa più bella è scrivere con l’artista, come si faceva un tempo. Quante volte mi sarebbe piaciuto lavorare alla nascita dei brani che mi davano gli altri. Invece, spesso, ci si limitava ad ascoltare tramite mail, senza neanche un confronto”.

Come descriveresti Con te?

Con te può essere tante cose, Sergio darà la sua versione. Aspettate”.

Cosa pensi artisticamente di Sergio?

“Lui lo seguivo ad Amici, si è subito differenziato all’interno dello show. Ha portato autenticità. E’ una persona adorabile, umile ed onesta. Attraverso le difficoltà della vita ha imagazzinato una certa sensibilità, sfociata nell’arte”.

Debutti a Sanremo come autore, dicevamo. E’ una rivincita?

“Mi sono proposto diversi anni come cantautore. A volte con delle canzoni molto particolari, altre sapevo in partenza che non sarei stato preso. Dopo Amici non ho avuto la possibilità di dimostrare e far conoscere un nuovo lato di me. Tutto sta nel saper aspettare, senza stare fermi. Probabilmente se avessi partecipato a Sanremo, oggi non sarei qui a Los Angeles, non avrei conosciuto Sergio e David Foster, non avrei lavorato con Giorgia…”.

L’esperienza di Amici, guardandola da lontano, è stata positiva?

Amici è stata sicuramente una gran bella esperienza. Avevo appena diciott’anni, me la sono giocata ed è andata. E’ stata una scuola formativa a livello psicologico, mi sono trovato di fronte ad una pressione non indifferente. C’erano le telecamenre ventiquattro ore su ventiquattro, le esigenze televisive (diverse da quelle artistiche), le consegne, le lezioni. Bello”.

Dopo hai ricevuto porte in faccia?

“Ho iniziato nel 1998 con Lo Zecchino d’oro. Da allora, non ho mai smesso di fare concerti. Mai. Poi c’è stato Amici. E dopo Amici un anno e mezzo di tour, bellissimo. Finito quel tour, ci si è messa di mezzo la crisi. Sono cambiate le cose e non era più possibile proporre un certo tipo di concerto. Quindi mi sono fermato e ho iniziato a scrivere, collaborare, viaggiare. Non sono mai rimasto con le mani in mano. Non ho avuto tempo per pensare alle delusioni”.

Oggi ti concentri solamente sull’attività di autore?

“Porto avanti il mio progetto personale. Allo stesso tempo, scrivo per gli altri perché è bello. Mi piacerebbe scrivere per artisti come Céline Dion. Lei è un’artista che ho avuto la fortuna di conoscere recentemente. E’ umile, disciplinata, professionale. Non fa niente che possa essere deleterio per la sua carriera. Lavora, lavora e lavora. E’ un modello per me”.

Dove vedi il tuo futuro?

“L’Italia è la mia terra. Così come lo è la Calabria, la stessa di Mia Martini. Gli Stati Uniti, però, sono la mia nuova casa. Mi dispiace dirlo, ma spesso in Italia ti tolgono la possibiltà di esprimerti. Non c’è il rispetto, non si ascolta, non vedo atteggiamenti costruttivi”.

Progetti?

“C’è una canzone che fino ad ora ho tenuto stretta a me, credo sia una perla. Mi piacerebbe farla ascoltare a qualcuno di importante. Magari proprio a Céline”.

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