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Il Volo, Vittorio Sgarbi replica: “Il “documento” non è l’invito di Trump”

Non si placa la polemica tra Vittorio Sgarbi e Il Volo. Il critico d’arte insiste: non sono stati invitati.

pubblicato 23 Gennaio 2017 aggiornato 16 Ottobre 2020 15:45

Continua la polemica a distanza tra Vittorio Sgarbi e Il Volo. Ieri, il trio, sui social network, ha pubblicato uno scambio di email con lo scopo di chiudere, una volta per tutte, ogni illazione sul loro celebre rifiuto di esibirsi alla cerimonia di inaugurazione di Donald Trump.

Ma questo non è bastato e Sgarbi, su Facebook, ha nuovamente tuonato contro il gruppo:

#ilvolo

Il “documento”
non e’l’invito di Trump.

Credo più al Presidente degli Stati Uniti, che ha dichiarato di non averli invitati, che a tre pischelli, preoccupati del loro destino per aver detto una clamorosa bugia.

Il documento è palesemente insignificante. Come prevedevo, non fa riferimento a nessun ingaggio, e quindi a nessuna rinuncia ad alcun compenso che mostrerebbe l’orgoglio e il coraggio di chi l’ha rifiutato.

I tre, «intorpediniti», hanno solo cercato pubblicità affiancandosi ai divi che, come De Niro, hanno vilipeso pretestuosamente Trump.

Barbara D’Urso, per rimestare nel torbido, si è prestata a mostrare il documento inattendibile come prova di una convocazione che non c’è stata, come non c’è stata la volontà di Trump di chiamare né Bocelli né «Il Volo».

Qualcuno lo avrà forse ipotizzato, ma dalle informazioni in mio possesso, tramite il Consolato generale Usa a Milano, si evince che a loro (e non a una sedicente agenzia) non risulta che nessun artista italiano sia stato invitato a cantare e neanche a presenziare alle celebrazioni dell’insediamento del Presidente.

E’ ovvio che la Sony sta cercando di proteggere i tre marmocchi. Magari ci saranno stati contatti tra la casa discografica e qualcuno dello staff del Presidente. Certamente nulla di ufficiale e nulla di voluto da Trump.
E’ un ulteriore autogol per consolare i residui fans.

Mister Philip T. Reeker, che è Console Generale degli Stati Uniti a Milano, è legatissimo a Trump, e può rendere pubblica la verità.

L’agente de «Il Volo», Michele Torpedine, ha chiesto aiuto a un’agenzia di spettacolo per farsi inviare, retrodatata, una richiesta, priva di ingaggio e di sostanza. Pura fuffa.

«Il Volo» si arrampica sugli specchi ma si schianta nuovamente al suolo.
Suzanne Bender, come sanno gli addetti ai lavori, non è altro che un agente che «piazza» e «vende» artisti.

Lo scambio di mail tra la Sony Music, etichetta che pubblica le canzonette de «Il Volo», e la Bender, è la prova che i tre marmocchi non hanno mai ricevuto un invito ufficiale dallo staff di Trump, ma solo quello di un agente che, tentativamente, pensava di rifilarli al neo eletto Presidente americano.
Non c’è una richiesta da parte di Trump, men che meno del suo staff, d’invitare «Il Volo».

Non mi faccio certo intimidire dalle annunciate azioni legali, Anzi, spero proprio che le promuovano. Avremo anche la prova davanti a un Tribunale che non sono mai stati invitati da Donald Trump.
E dal momento che io risponderò con una querela alle offensive affermazioni del trio, chiederò, in tribunale, proprio la testimonianza di Trump.

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