Achille Lauro, album 1969: tutte le dichiarazioni della conferenza stampa (anche su X Factor)
La conferenza di Achille Lauro: tutte le dichiarazioni sull’album 1969 (e anche su X Factor).
Quest’oggi Achille Lauro ha presentato alla stampa il suo nuovo album, intitolato 1969. Il disco, in uscita venerdì 12 aprile, è prodotto da Fabrizio Ferraguzzo e Boss Doms. Sono dieci le tracce: “Rolls Royce”; “C’est la vie”; “Cadillac”; “Je t’aime” (feat. Coez); “Zucchero”; “1969”; “Roma” (feat. Simon P); “Sexy Ugly”; “Delinquente”; “Scusa”. Ecco le dichiarazioni della conferenza stampa.
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Andrea Rosi, Sony Music; “Questa volta abbiamo a che fare con un artista vero. In un momento storico così particolare, dove sta succedendo di tutto a livello di mercato, ogni tanto ci capita di incrociare una stella creativa. E’ un disco così spiazzante, ci ha sorpreso ed entusiasmante dal primo momento. Questo è anche un po’ nostro figlio, voglio ringraziare Fabrizio Ferraguzzo, uno dei nostri direttori artistici. Il disco è stato interamente registrato nei nostri nuovi studi, intitolati RCA, che Achille ha inaugurato in maniera egregia”.
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Achille Lauro: “Siamo sempre stati outsider. Questo è un passo importante, una veste bella. Mi sento per la prima volta al posto giusto e al momento giusto. Ci sono contaminazioni con suoni dal passato, dagli anni 60 e 70, l’epoca più importante a livello creativo. C’era voglia di cambiamento e di libertà. Il giorno dopo Sanremo ero già in studio a completarlo perché mi avete dato tanto entusiasmo. Non credo nel caso, sono contento di aver portato un brano diverso a Sanremo”.
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Il rock’n’roll è “lifestyle più che altro”. “Questo genere mi piace, è una fusion di altre cose: punk, hip hip, rock. Quando ho iniziato a comporre Roll’s Royce ho detto che doveva essere un pezzo generazionale. Doveva parlare a tutti. Dentro questo album c’è la voglia di parlare a tutti e di rimanere”.
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Nell’album si respira una profonda disperazione, ma anche una profonda leggerezza: “E’ vero, è un’analisi intelligente e rispecchia quello che è l’album. C’è leggerezza e malinconia. Ma è quello che siamo tutti: si suddividono così la vita delle persone, ci sono alti e bassi. Ho cercato di fissare questi momenti con la musica”.
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Come ti collochi nella scena? “Mi colloco nella normalità. La ricerca di qualcosa di innovativo, non mi piace essere inquadrato né fare sempre le stesse cose. Sto sperimentando. Nessun pittore dipingerebbe lo stesso quadro nella vita. Sono stato onorato quando ho portato un brano così diverso a Sanremo”.
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Non pensi che i temi trattati nel libro “Io sono Amleto” possono riaffiorare in futuro? “Il libro è semplicemente la storia senza i vincoli delle rime e della musica. Adesso mi trovo a poter affrontare questa passione come una carriera, sono fortunato, ma bisogna lavorare. Sono un operaio del mio successo. L’ho costruito ora per ora, senza dormire per sette anni. Le persone crescono: questo è il momento delle responsabilità. Credo che l’artista abbia una responsabilità ma l’arte è arte. Sento una responsabilità verso chi lavora a questo progetto. Se casco io, cascano in tanti, compresa la mia famiglia”.
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I feat. “Sono nati dall’amicizia. Sul brano Roma duetto con un mio amico storico, Simon P: non ha avuto la fortuna di trasformare in carriera, ma era l’unico che potesse cantare una dedica a Roma con me. E’ un autore bravissimo. Coez è passato nella villa che fermiamo due mesi all’anno senza essere influenzati dalle mode e lì è nata la canzone”.
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“Anna Tatangelo è una bella Ferrari, ma va messa la benzina giusta”.
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“La musica è una strada tortuosa. Puoi lavorare anche 20 ore al giorno ma non sai se ce la farai. Non tutti riescono a trasformarla in un lavoro. Io ho scommesso tutto quello che avevo”.
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Le polemiche di Sanremo. “Sono arrivato motivato dalle recensioni positive della stampa. I primi giorni non ho dato peso alle polemiche, credevo fossero circoscritte a Sanremo per cercare uno scandalo. Mi è spiaciuto vedere reiterare quelle accuse. Quando volevo essere esplicito nella mia carriera lo sono stato. Vedere una gogna mediatica a caso mi è dispiaciuto: oltre a rovinare la mia immagine, ha distolto l’attenzione dalla musica. La droga non va affrontata con superficialità, in realtà è un problema grave che andrebbe affrontato nelle scuole. Non è stato facile gestire tutto questo. Oltretutto ci sono riuscito anche col vostro appoggio, sono riuscito a non pensarci e a pensare alla musica”.
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In copertina ci sono quattro icone degli anni 60 e 70. “James Dean come esempio della gioventù sregolata, Marilyn Monroe perché è citata anche in Rolls Royce con la frase “preferisco piangere sui sedili di una Rolls Royce che in quelli di una metro”, Jimi Hendrix come rappresentante dell’immaginario hippie e libertino, Elvis che ha contaminato la mia musica soprattutto negli ultimi anni”.
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1969. “Non credo al caso. Il brano che si chiama 1969 era già pronto un anno e mezzo prima di Sanremo. Poi ho partecipato alla 69esima edizione del Festival. Non credo al caso, così ho deciso di onorare quella data”.
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“Non mi va di essere etichettato come trap, anche perché è una cosa un po’ per le persone sotto ai 25 anni. Io invece ne ho 28 di anni amico mio e io voglio parlare tutti quanti. Voglio abbracciare tante generazioni, così come è riuscito a fare Vasco”.
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X Factor. “Sarebbe bello. Ne parlano gli altri, ma io non so ancora niente. Ho fatto una giornata con Mara lo scorso anno, sono stato benissimo. Spero, ma ancora non si sa niente”.
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Gli artisti e la responsabilità. “Se Sfera Ebbasta dice ‘mi faccio una canna’ rientra nella libertà di un artista. Sta ai ragazzi poi…. L’arte è una cosa, l’educazione un’altra. Nonostante tutto oggi ci sono delle responsabilità visto che i social sono sotto gli occhi di tutti. Oggi bisogna usarli con intelligenza”,