Sanremo 2020, intervista a Michele Zarrillo: “Ci vorrebbero più Greta Thunberg”
Intervista video a Michele Zarrillo. Nell’estasi e nel fango è il suo brano in gara.
Tredicesimo Festival per Michele Zarrillo. Alla faccia della scaramanzia. “Non sono scaramantico, vado aanti con molta trasparenza. In America dicono che il tredici porti fortuna. Se sento il peso? Molto. Mi chiedono se sono stanco, se sento il peso. Per queste mie 12 partecipazioni posso vantare almeno dieci canzoni che stanno rimanendo nel tempo, nonostante tutte le avversità dei cambiamenti. Le mie canzoni – da Una roba blu a Cinque giorni – esistono nell’immaginario collettivo ed è il regalo più bello. Quando partecipo a Sanremo faccio un passo indietro e lascio andare tutti avanti. Li aspetto nei mesi successivi per capire cosa succede alle canzoni che sono state tanto blasonate durante la settimana sanremese“.
Per la 70esima edizione sale sul palco di Sanremo con Nell’estasi o nel fango. “Non sembra neppure una canzone di Zarrillo”, scrivono i critici. Lui risponde: “Una canzone dinamica, è diversa dai miei precedenti Sanremo. Chi conosce i miei album non si stupirà perché sa che questi suoni fanno parte della mia storia“.
La sua analisi sulla realtà che ci circonda:
“Siamo tutti storditi da questa visione della vita un po’ così. Si tende a fotografare tutto quello che di bello la natura ci dà, ma poi tendiamo a distruggerla con le nostre macchine e la nostra plastica. E’ tutto un po’ paradossale. C’è un momento di stordimento della nostra vita. Mi auguro che vengano fuori tante di queste ragazzine, come Greta, che facciano capire ai grandi potenti di lottare affinché si faccia qualcosa di buono. Il rischio è grosso”.