Pierdavide Carone a Blogo: “FORZA E CORAGGIO!, un invito alla resilienza. Un brano personale con un messaggio collettivo e corale”. E sul nuovo album e Sanremo…
Pierdavide Carone si racconta a Blogo in occasione dell’uscita del nuovo singolo “FORZA E CORAGGIO!”
FORZA E CORAGGIO! è il titolo del nuovo singolo di Pierdavide Carone, uno tra i più talentuosi cantautori che abbiamo.
Scritto e composto da Pierdavide Carone, anche produttore del brano insieme a Marco Barusso, il pezzo è un inno alla resilienza che nasce dall’urgenza del cantautore di parlare di un momento di grande difficoltà che ha segnato la sua vita più recente, costringendolo ad un periodo di silenzio artistico.
L’invito del brano alla ripartenza è un messaggio che il cantautore lancia non solo a se stesso ma al Paese intero, ferito, in questo momento storico, dalla profonda crisi sanitaria, economica e sociale.
Un omaggio non solo simbolico: parte dei proventi ricavati dal singolo, infatti, sarà devoluta ad Humanitas e Fondazione Humanitas per la Ricerca a sostegno del loro impegno quotidiano per la diagnosi, la cura e la ricerca contro il Covid-19.
«La mia scelta di donare questa canzone ad Humanitas – dichiara Pierdavide Carone – nasce dalla gratitudine, personale e non solo, nei confronti di una struttura che si è presa cura di me, fisicamente e psicologicamente, quando l’anno scorso non sono stato bene. E che allo stesso modo ha indirizzato mio padre verso un processo di cure che ora sta ottimizzando nella sua amata Puglia. Ringraziamo davvero di cuore Pierdavide per questa iniziativa che sostiene tutti i nostri medici e ricercatori in un momento molto particolare come quello che stiamo vivendo ora – spiega Walter Bruno, Direttore Comunicazione Humanitas – La musica è l’espressione artistica della comunicazione, e il titolo di questo brano, così come il suo messaggio, fotografa l’intensità delle sensazioni condivise da tutti i professionisti di Humanitas in questi mesi difficili. La forza ed il coraggio, così come la solidarietà, hanno sostenuto medici e ricercatori in prima linea in questa emergenza, ed ora in questo momento di nuovo inizio e di speranza».
Abbiamo intervistato Pierdavide per parlare con lui del suo nuovo brano, uscito proprio oggi e, in sincerità, da ascoltare più volte. Il cantante ci ha raccontato la nascita della canzone, il suo periodo di lockdown, la fase 2, i prossimi progetti e ci ha regalato riflessioni e sfumature sempre interessanti da conoscere e sentire. In casi come questi, le domande preparate si trasformano in vere e proprie curiosità.
“FORZA E CORAGGIO!” è una canzone intensa con un sound energico e alcune parti del testo che appaiono quasi malinconiche. Mi racconti queste sfumature?
Non credo ci sia uno scollamento tra musica e testo ma tra strofe e ritornello. E’ come se il “me” preoccupato per il domani stesse parlando con il “me” più ottimista, una sorta di dialogo con me stesso. Questa canzone l’ho scritta mentre ero immerso nei pacchi che avrebbero formato casa, ai tempi ancora uno spazio vuoto e senza forma. Quando da Roma mi sono trasferito a Milano, un po’ con le pive nel sacco, cercavo di rimettere in piedi la mia vita, la mia carriera, tutto. Tra questi scatoloni ero preso dallo sconforto, interrogativi. Sarei riuscito a rifare quello che ero riuscito a fare anni fa e che mi era sfuggito di mano per qualche motivo? E queste sono le strofe, la parte più malinconica. Nei ritornelli è come se rispondessi a me stesso in quello che è diventato una sorta di mantra, per me. E’ stato molto catartico e liberatorio. Col senno di poi, ti rendi conto che le canzoni, per qualche strana combinazione, più parlano di te più stanno parlando al mondo intero. Ed è quello che sta accadendo proprio con “Forza e coraggio!” che sta diventando una canzone di humanitas, di tutti. Proprio quando poi, la matrice, è stata una delle più personali alle quali abbia mai attinto.
Nella canzone c’è un pezzo che dice “Se solo fossi qui, se solo fossi tu”. Un bisogno, comunque, collettivo che abbiamo tutti, in questo periodo storico dove vige il famoso distanziamento sociale di almeno un metro…
E’ stata una piacevole digressione da quello che è la mia filosofia storica. Se uno conosce un po’ le mie canzoni, per quanto possano avere tematiche diverse, di base c’è sempre questo concetto di drammatica solitudine che chiude il cerchio delle canzoni. Questa, invece, che mi vedeva direttamente vittima della mia solitudine in qualche modo, rovescia la situazione in quel momento. Sono io che tendo la mano a qualcuno sperando che, qualcuno, di rimando, la tenda a me. E infatti è stata questa l’idea scatenante che ha fatto sì che diventasse una canzone di tutti. Avrei avuto poche altre occasioni per scrivere qualcosa di così collettivo e corale. Non è nella mia scrittura solita, è un diversivo.
Tu sei un autore tra i migliori in circolazioni, ci sono delle canzoni che hai scritto e non hai sentito di voler condividere perché troppo personali?
Sì, ce ne sono più di qualcuna in verità. Soprattutto nel periodo in cui stavo con una major, vivevo questa sorta di inibizione quando dovevo far sentire delle cose un po’ più personali. Spesso ci rinunciavo. Permettimi questo passaggio: che tu sia un cantautore o una cantante di reggaeton hanno comunque il comune denominatore del simbolo del dollaro negli occhi. Quando le cose mi sono andate bene, non nego che anche a me abbia fatto piacere, che con le mie canzoni sia riuscito a guadagnare qualcosina. Però sapevo che la matrice di quello che avevo scritto, all’inizio, erano comunque canzoni dettate dal cuore. In quel momento non avevo l’idea e l’intenzione che si trasformassero in successo. Era una urgenza creativa. Penso a “Di notte” o alla stessa “Nanì”. Quando entri in quel meccanismo lì, in cui la major si accorge che quello che scrivi ha del potenziale economico, ti mette di fronte a questa specie di ricatto ansiogeno che ti porta a scegliere le cose da far sentire o da tenersi. E questa è una cosa a cui ora, fortunatamente, non devo più far fronte, adesso che sono passato ad una etichetta indipendente. E’ più un laboratorio di artigiani dove le persone che sono state scelte, sono state selezionate da altre persone. C’è una empatia che non si va a disperdere ne lato creativo ma viene rafforzata. Con la Artist First non ho ancora pubblicato tantissime cose, solo “Caramelle” e “Forza e Coraggio!” e hanno entrambe canzoni il denominatore dell’empatia e sono totalmente sincere. Da qui in poi non avrò più la paura o il bisogno di dover far una selezione all’ingresso. Semmai lo farò in base alla qualità, sarà un discorso nel merito qualitativo e non dei contenuti più o meno potenzialmente popolari.
Una sincerità artistica totale come persona e messaggi che vuoi trasmettere sempre e comunque, liberamente.
Sì, perché penso sia stato proprio quello il fattore determinante del mio successo iniziale che la mia ex casa discografica ha dimenticato e mi ha fatto dimenticare. Quando ero ad “Amici” ero a cantare me stesso: la ballata dell’ospedale era folle ma sincera nella sua follia. Non c’erano sovrastrutture ma solo una esigenza artistica ed espressiva.
Ho notato il punto esclamativo nel titolo che immagino non sia casuale ma un invito, un imperativo ben esplicito.
Sì, è un invito alla resilienza, una condizione alla quale tutti ci dobbiamo abituare. Ora viene il difficile, una sorta di “dopoguerra”. E’ stata quasi una casualità che ho adorato, Ho dovuto far cambiare la grafica in corsa, mi perdoneranno i grafici (sorride). Stavo preparando la didascalia che avrebbe accompagnato l’uscita del pezzo. Voglio sempre che le mie didascalie siano racconti nei racconti. Si concludeva con il titolo della canzone con un punto esclamativo e in stampatello. Quando l’ho riletto, visivamente, vederlo così mi è sembrato molto potente, sia dall’immagine (immedesimandosi nelle persone che, nella piattaforma, vedono la copertina) che dalla forza evocativa. Tutto colorato, in stampatello e con un punto esclamativo prima ancora di potersi immergere nella musica. E’ questo che mi ha convinto e sono felice che tu lo abbia notato.
Abbiamo parlato di questo periodo difficile: lockdown, fase 2. Ti volevo chiedere come hai vissuto questo periodo di quarantena. E poi ho una curiosità: la prima cosa che hai fatto dopo il 4 maggio e la prima cosa che ancora non hai potuto fare ma che farai non appena possibile.
Durante il lockdown sono stato forse uno di quelli che ha più rispettato le regole ma non per timore delle multe. Credevo fosse la cosa giusta da fare, una decisione mia molto personale. Sono uscito una volta al mese per quelle spese “spezzaschiena” (ride) per potermi consentire di stare in casa per un altro mese. E poi spesso compravo cose online. Io vivo da solo: la mia quarantena è stata davvero in solitudine, non ho visto nessuno. E devo dire che mi ha fatto molto bene. Sia “Caramelle” che il mio problema di salute mi hanno portato a vedere tanti posti e tante persone. E quindi non mi ricordavo da quanto tempo stessi da solo… In passato, però, lì torni a casa, dormi e ricarichi le batterie per la giornata successiva. Questi due mesi di solitudine totale sono stati fondamentali. E’ come se mi fossi riconnesso con me stesso, un’esperienza tutto sommato positiva. Ovviamente sembra quasi qualcosa di irriguardoso verso chi ha sofferto e soffre in questo periodo, ci auguriamo rimanga un brutto periodo di un passato sempre più lontano. Personalmente, però, è stata, la mia, una solitudine positiva. La prima cosa che ho fatto, ma solo parzialmente -e quindi vale anche per quello che vorrò fare il prima possibile- è ricominciare a guidare. Mi sono reso conto di quanto mi mancasse guidare. In due mesi mi è scaduto il tagliando della macchina e la prima cosa che ho fatto è stato portare la macchina dal carrozziere (sorride). Ma mi sono reso conto che una cosa che voglio fare il prima possibile è mettermi in macchina e farmi un lungo viaggio, indipendentemente dalla destinazione.
Da solo?
Da solo ma per poter andare a trovare delle persone che possono essere i miei genitori, mia sorella, amici. Sicuramente andare da qualcuno. Ma andare, mettersi sulla strada.
Stai lavorando al nuovo album, c’è una tempistica per quanto riguarda la pubblicazione, periodo storico permettendo?
L’album a livello di scrittura è pronto. Anzi, a dire la mia, potrebbero essere pronti quattro album! (Sorride) Perché non pubblico da così tanto tempo che non è stata la mia creatività a fermarsi ma la mia distribuzione. Entrando nella fase delle incisioni, siamo a un bel passo avanti. “Forza e coraggio!” fa parte di altre 9 canzoni registrate con Marco Barusso come Caramelle con Federico Nardelli. Il disco c’è poi chiaramente nessuno più di me vede l’ora di pubblicarlo. Ma se una singola canzone come “Forza e coraggio!” è anche facile da divulgare senza doversi muovere da casa, il disco credo abbia altri tipi d esigenze più fisiche. Mi immagino una cosa banalissima come un firmacopie. Oggi non ci si può assembrare in un negozio di dischi, chiaramente, però questo andrebbe a penalizzare il lavoro. Non mi darebbe la possibilità di andare dalle persone. O pensa ai concerti. Pubblichi un disco e lo suoni in tour. Mi dispiacerebbe. Ho aspettato tutto questo tempo, dal 2012, e pubblicarlo dandogli l’handicap di una situazione incerta e di privazioni, mi dispiacerebbe. Preferirei aspettare e nel frattempo, magari, pubblicare altri singoli.
Ultima domanda. Se dovesse essere confermato senza rinvii (facciamo le corna) Sanremo 2021, ti piacerebbe partecipare? Presenteresti un tuo brano?
Sanremo è forse il palco più importante d’Italia, sarebbe bello esserci. Ma proprio “Caramelle” mi ha insegnato a non arrendermi al Festival. Per troppe volte si viene respinti dal Festival e si decide di aspettare. Io e i Dear Jack non abbiamo aspettato e il pubblico ci ha premiato. Quindi mi piacerebbe farlo ma non mi sento più obbligato per poter divulgare qualcosa. Ci sono altri modi: Caramelle lo ha dimostrato, spero possa farlo anche “Forze e coraggio!”.