Amedeo Minghi a Blogo: “Tv spreca i talenti. Sanremo 2018? Baglioni ha tolto gara e allungato durata canzoni, bravo”
“Sto lavorando a brani nuovi destinati ad una commedia musicale o forse ad un disco. Il mio pubblico va dai 18 ai 90 anni. Io sempre fuori dalle mode e dai canoni radiofonici, ne ho pagato lo scotto”
Per festeggiare gli oltre cinquanta anni di carriera, Amedeo Minghi firma SiAmo questa musica – il pubblico racconta, in libreria dal 26 ottobre, edito da Terre Sommerse. Curato dal critico letterario Niccolò Carosi con la collaborazione del regista Michele Vitiello e del produttore musicale Enrico Petrelli, si tratta di una sorta di romanzo a tre voci in cui Minghi, il pubblico e la voce narrante, raccontano esperienze di vita, ricordi, emozioni e storie legate alla musica del Maestro.
Intanto prosegue la promozione di La bussola e il cuore, il disco pubblicato a fine 2016.
C’è una storia legata alle sue canzoni che più l’ha emozionato ascoltare e/o scoprire?
Sono tutte emozionanti per le ragioni più disparate. È un romanzo collettivo scritto da migliaia di mani che hanno raccontato cose meravigliose unite dall’avere la mia musica come compagna di vita. Ci sono racconti più emozionanti, ma non me la sento di citarne uno solo a discapito di altri. E comunque io lo sto ancora leggendo, non ho partecipato alla selezione dei racconti e quindi me lo sto assaporando giorno per giorno.
Ci sono anche storie legate a sue canzoni non famosissime?
Certo, ci sono soprattutto quelle. Sono menzionati moltissimi titoli che hanno avuto successo nel mio pubblico, tra la mia gente ma che magari le radio non hanno trasmesso. Sono i titoli che il pubblico ama di più. La mia gente non è affascinata dalla hit parade, ma ama la mia musica. Per questo abbiamo scelto il titolo ambivalente “Amo questa musica”-“SiAmo questa musica”.
Presenterà il libro oggi, 28 ottobre, ad Ascoli Piceno. Una scelta legata alla promessa fatta ai terremotati.
Avevo detto che alla prima occasione sarei andato lì per accendere un riflettore su una faccenda che non dovrebbe mai essere dimenticata, come invece molto spesso accade. Di Ischia, per esempio, non se ne parla più; Ischia è sparita dai giornali ma c’è stato il terremoto e di fatto c’è ancora! Andiamo ad Ascoli perché questo è un libro di ricordi e chi ha perso tutto deve ricostruirli e andare avanti.
Oltre 50 anni di carriera, 70 di vita. Cosa c’è nel futuro di Amedeo Minghi?
Intanto sto lavorando a brani nuovi. Probabilmente saranno destinati ad una commedia musicale, ma non è detto che non facciano parte di un disco, eventualmente da pubblicare l’anno prossimo. Intanto riparte il tour dello spettacolo La bussola e il cuore, il 13 novembre al teatro Sistina di Roma, il 15 al Puccini di Firenze, il 16 al Duse di Bologna.
Che pubblico incontra nei suoi spettacoli?
Molto eterogeneo: ci sono ragazzi di 18 anni e signori di 90. Per esempio, tornando al libro, un 90enne si è fatto insegnare dai nipoti a usare il computer per inviarmi con una mail il suo racconto. Che è bellissimo.
Ha dichiarato: “È il pubblico a cui devo tutto; sono stati i primi nel lontano 1989 ad accorgersi delle mie canzoni strane”. Perché ‘strane’?
Il mio repertorio non è e non è mai stato in linea con le mode. Ho sempre seguito il mio istinto. ‘Strane’ nel senso che erano fuori dai canoni radiofonici. Il che è stato anche un problema: ho avuto successo a scoppio ritardato. Ho pagato lo scotto di aver fatto una scelta alla quale però sono rimasto coerente. Alla fine ho avuto ragione io: il pubblico continua a seguirmi.
Se guarda il panorama musicale italiano odierno è più ottimista o pessimista?
Essere pessimisti è normale: non si vendono più dischi, non c’è più niente. Nelle nuove automobili non c’è più il lettore cd. Vedo un pubblico sempre più attento ai live dove ritrova se stesso. La gente, ormai, ascolta la radio mentre fa la spesa, non ascolta i testi.
Ci sono nuovi talenti in circolazione?
I talenti ci sono sempre, non è il talento che manca. Il problema è che il talento è utilizzato per fare programmi televisivi, come i talent show, in cui non viene esaltato ma anzi è appiattito. In altri tempi per fare un disco ci mettevi tre anni, oggi i ragazzi arrivano già chiavi in mano, ma senza guida, storia e linea.
Insomma, non è un grande estimatore dei talent show…
I talenti sono meravigliosi ma fanno cantare a tutti le stesse canzoni, tutte nello stesso modo. E così alla fine il talento non è utilizzato, ma è appiattito. Poi, per carità, se mi chiamassero a fare il giurato io ci andrei. Ma per dare il mio parere. Tanto per cominciare li farei cantare in italiano, perché cantare in inglese è molto semplice, appiattisce l’espressività del talento. Se mi invitassero, io ci andrei, ma per dire queste cose. Un po’ come fa Mara Maionchi, con la quale io mi trovo molto spesso d’accordo.
Sanremo 2018. Sta pensando di prendervi parte?
Ancora non lo so. È tutto da vedere.
Claudio Baglioni direttore artistico è garanzia di buona musica?
Credo molto in lui. Ha tolto la gara, e questo è molto importante. Gli anni scorsi mancava solo la ghigliottina sul palco. Poi ha allungato i brani, come è giusto che sia, fino a 4 minuti. Sicuramente metterà al centro del Festival buona musica. Farà qualche ascolto in meno? Chi se ne frega! Meno ascolti, più qualità. Questo gli auguro!