Annalisa: “Mi sono sempre sentita cantautrice. L’elettronica? Non è una svolta”
Annalisa Scarrone promuove il nuovo disco: Se avessi un cuore, in uscita venerdì 20 maggio.
Annalisa è in grande fermento. Si sente più “consapevole, decisa e focalizzata” rispetto al passato. Non si rende conto se e quanto è cambiata, ma lo è. L’ultimo album, Se avessi un cuore, in uscita venerdì 20 maggio per Warner Music ne è la dimostrazione: ‘Nali’ – così la chiamano i suoi fan – ha scritto per la prima volta tutti i brani del suo disco (escluso Used to you, scritto dalla popstar Dua Lipa). Non era mai successo prima e questo segna quasi una svolta per il suo percorso iniziato non troppi anni fa.
“L’obiettivo è quello di porre l’accento sui contenuti e i testi, mai scontati. E contemporaneamente dare un mondo sonoro moderno ed elettronico, vicino alla proposta pop-mainstream americana”, racconta in conferenza stampa. Il disco arriva tre mesi dopo la partecipazione al Festival di Sanremo. Non una casualità: “E’ stata una scelta pensata. Il Diluvio Universale è stato il perno fra quello che è stato prima e quello che è Se avessi un cuore. Quel brano l’ho sempre vissuto come un’opera unica anche se fa parte della tracklist del disco: ha l’importanza ed il peso di essere così. Rappresenta il passaggio. Se Avessi un Cuore lo vivo come il primo singolo di questo disco”.
Dodici brani attraverso i quali si sente una ‘svolta’ elettronica e matura: “Non è una svolta dell’ultimo minuto ma il frutto di un percorso. Questa è la direzione verso la quale ho sempre spinto. Ho fatto un percorso graduale verso due direzioni: la scrittura, cercando di sempre più presente come autrice fino ad arrivare ad un disco nel quale ho scritto tutte le canzoni, e questo mondo sonoro. Ho fatto un passo alla volta con l’intento di arrivare fino a qui. Ho fatto quasi un disco all’anno dopo Amici, simbolo di questo entusiasmo e questa voglia di bruciare le tappe per arrivare a questo disco”.
Annalisa è autrice di quasi tutti i brani del disco anche se lei ammette di essersi “sempre sentita cantautrice”. I suoi brani nascono per esigenza personale: “Mi sono sempre sentita cantautrice – ammette -, mi sono sempre approcciata alla musica con l’idea di scrivere le mie canzoni. Ho sempre scritto, ho provato tante strade e ho trovato la prima occasione di venir fuori attraverso un talent. Da lì in poi ho imparato tante cose e ho capito che il mio modo di scrivere non era ancora così maturo e che avevo un sacco di lavoro da fare. E l’ho fatto, migliorandomi pian pianino”.
Ogni canzone del disco “è come se rappresentasse una parte di coscienza e di questo cuore”. C’è il tema della ‘diversità’ di ogni individuo (“Si possono avere due visioni: o la diversità non esiste o è percepita come ricchezza. La mia posizione mi sembra palesemente chiara”), quello della solitudine (“In Quello che non sai di me ho provato a raccontare il microcosmo della solitudine, nessuno sa cosa faccio quando sono sola”) e della leggerezza (“E’ un punto chiave di questo disco. Ho imparato che la leggerezza è quella sensazione che si prova quando molli la presa, quando hai la capacità di lasciarti alle spalle qualcosa e arrendersi ma non mollare, arrendersi in maniera consapevole grazie ad un altro punto di vista che ti fa star meglio”).
La cantante, in attesa dell’uscita del disco, è reduce dall’anteprima milanese, giovedì 19 maggio sarà all’Auditorium Parco della Musica di Roma: “Le prime due date sono singolari, saranno due anteprime in controtendenza perché credo nell’esperienza della musica, farò delle canzoni che devono ancora uscire. La dimensione live è una quelle ultime ragioni per cui la musica conserva quella magia”. Poi farà tante tappe estive tra Festival, piazze e teatri (“C’è la volontà di portare in giro la musica, di andare a portarla alla gente perché c’è un po’ di pigrizia. La gente cerca poco la musica, gliela devi portare tu”) e un tour nei club in autunno.
Photo credits | Federica Putelli