Home Antonella Ruggiero a SoundsBlog: “Sarà un Sanremo divertente, ma non aspettatevi il solito pop!”

Antonella Ruggiero a SoundsBlog: “Sarà un Sanremo divertente, ma non aspettatevi il solito pop!”

Antonella Ruggiero si racconta a SoundsBlog in vista della sua partecipazione al Festival di Sanremo 2014.

di grazias
pubblicato 11 Gennaio 2014 aggiornato 29 Agosto 2020 23:52

Antonella Ruggiero è in gara al prossimo Festival di Sanremo. Il suo è uno dei nomi più conosciuti nella lista dei Big, lista che ha fatto discutere anche per la scarsità di artisti usciti dal magico (?) mondo dei talent. Abbiamo voluto fare due chiacchiere con lei per farci raccontare cosa dobbiamo aspettarci da questa sua dodicesima partecipazione all’Ariston. Ne è uscita una conversazione sulle scelte, anche di vita, che hanno bisogno di tempo per essere apprezzate davvero, soprattutto quando sono coraggiose. Ma non solo loro, anche l’arte necessita di quello stesso tempo per emergere esattamente come la si vorrebbe. Però se volete fare dell’arte la vostra vita, non aspettatevi consigli da Antonella. Perché i consigli sono la prima cosa da non seguire

Per la prima volta porta a Sanremo due brani Quando Balliamo e Da Lontano, può anticiparci cosa ascolteremo?

L’idea del doppio brano è una bella opportunità data ai cantanti in gara. I gusti sono molto soggettivi per cui un artista potrebbe scegliere di puntare tutto su un brano, quando in realtà il pubblico ne apprezzerebbe di più un altro. Comunque, per quanto riguarda la mia partecipazione al Festival, mi sento di dire solo che non dovrete aspettarvi il solito pop. Ma chi mi segue, già lo sa bene.

Questa è la sua dodicesima partecipazione al Festival, col senno di poi c’è qualche volta in cui non ci sarebbe andata o, comunque, pensa che le avrebbe fatto comodo la chance del doppio brano?

No perché ogni volta che ci sono andata, compresa questa, l’ho fatto portando quello che per me era un buon brano, qualcosa di bello da far ascoltare. Poi è tutto soggettivo. Ma chiunque va lì a proporre un suo lavoro, pensa sia la canzone “giusta”. La porti perché ci credi, altrimenti stai a casa.

E quando è a casa le capita di guardare Sanremo? Ho letto che in generale, non ha una buona opinione della televisione italiana…

C’è qualcosa che guardo e per fortuna trovo anche programmi molto interessanti. Ma la televisione urlata in cui non si comunica nulla se non messaggi del tutto irreali a cui purtroppo la gente spesso crede, non mi appartiene e non la frequento. Per quanto riguarda Sanremo, se sono a casa e quindi non in viaggio o in tour, lo guardo sempre volentieri.

Allora avrà notato che quest’anno, rispetto alle precedenti edizioni, in gara non ci sono molti cantanti usciti dai talent più recenti. E’ stata subito polemica. Fondata?

Non ne ho la più pallida idea perché non seguo i talent. Ma se è stata questa la scelta, credo che una ragione valida ci sia. Diciamo che sia l’anno scorso che quest’anno il Festival ha raggiunto una dimensione sicuramente intelligente, ma anche leggera, divertente e simpatica. Dietro c’è un gruppo di lavoro che propone buone idee. Poi io penso che sia che tu faccia il cantante, il musicista, o qualsiasi tipo di lavoro creativo, hai bisogno di tempo per maturare, per far crescere la mente. Le cose fulminee e momentanee spesso lasciano un po’ il tempo che trovano. Mi rendo conto che poi alcuni di quelli usciti dai talent si guadagnano un bello spazio…ma generalmente l’arte ha bisogno di silenzio, di cura, è una cosa preziosa da trattare in un determinato modo. Avere intorno della gente che ti critica e ti urla dietro mi sembra assurdo ma, ribadisco, è un parere soggettivo.

Immagino che sia questo il motivo per cui ha rifiutato il ruolo di giudice in un talent, quando gliel’hanno proposto…

Sì, me l’hanno chiesto molte volte ma ho sempre rifiutato proprio per questa ragione. Credo sia molto stressante e non voglio fare parte di tutto questo. E poi, anche se a volte proprio quelli che vengono messi in un angolo magari nascondono una grande genialità e riescono lo stesso a fare carriera, penso sia davvero stressante, ma non voglio dare giudizi. Comunque io non riuscirei mai a dire a un ragazzo che la musica non potrà mai essere il suo mestiere davanti a milioni di persone. Deve essere un’esperienza terribile per lui!

Anche lei ha iniziato a cantare da giovanissima, a 22 anni. Le è mai capitato di ricevere un no?

Non mi è mai capitato ma mi metto spesso nei panni degli altri, laddove ritengo sia giusto. Ho avuto la fortuna di iniziare e di avere fin da subito una buona strada davanti che sta durando ancora oggi. Ma di questi tempi vedo molti giovani, anche ai miei concerti, che vorrebbero fare delle cose. Secondo me nessuno ha la possibilità d aiutarli veramente. Ci vuole una necessaria passione e voglia di provare e mettersi in gioco che non può nascere di botto, non è proprio possibile.

Quindi non si sente di dare qualche consiglio alle aspiranti nuove leve, magari anche a uno di quei ragazzi a cui è stato detto no?

Come potrei consigliare una cosa piuttosto che un’altra? Dipende dalle persone e dalle loro menti. Io conosco giovani bravissimi nel mondo del jazz e della musica classica che non prenderebbero mai la via più facile per il successo. Però sono scelte. Non consiglio mai nulla perché ogni persona è unica, è l’individuo che deve scegliere per sé e per la sua vita. I consigli sono la prima cosa da non seguire!

Quest’estate diceva di essere al lavoro su un disco di inediti e su un progetto che riguarda Puccini…

C’è l’opportunità di far ascoltare il mio nuovo lavoro al grande pubblico che segue Sanremo, per questo il mio disco di inediti, il primo dopo dieci anni, uscirà prima di quello su Puccini. Ma quest’ultimo progetto si farà perché a me piace spaziare nella musica. Interpreterò arie di Puccini sia maschili che femminili cantate in modo del tutto fuori dalle righe grazie all’apporto del jazz.

Torniamo indietro nel tempo: all’apice del successo coi Matia Bazar ha deciso di lasciare tutto e prendersi una pausa di sette anni. Vista la grande passione che nutre per il suo lavoro, non le è mancato nel corso di quel lungo periodo di stop?

Non mi è mancato perché stavo facendo quello che volevo: allontanarmi dal mondo in cui avevo vissuto fino ad allora. Quel tipo di successo non mi interessava più, era diventata una routine e io detesto la routine. Durante quel periodo ho continuato ad ascoltare musica, ma di tutto altro genere. Per me la musica deve dare piacere, dev’essere sogno, ricerca. Tutte cose che spesso purtroppo vengono a mancare. Nella vita si fanno delle scelte ben precise e io a quei tempi ho sentito il bisogno di staccare. E’ una scelta che rifarei immediatamente perché è servita a me come persona.

Ma se “quel tipo di successo” non le interessava, che cos’è il successo per Antonella Ruggiero?

Il successo è avere un progetto, realizzarlo e vedere che qualcuno lo ama. Cioè ama le tue stesse idee e la volontà di determinare qualcosa di diverso, di nuovo. In in questi anni, dal 1996 ad oggi e in particolar modo dal 2000, il successo è stato approfondire questo mio desiderio di collaborare con artisti e musicisti che provengono anche da direzioni opposte rispetto alla mia, da mondi molto diversi. Grazie a questo ho vissuto delle esperienze davvero impagabili e continuo a farle. Questo è il successo: aver fatto delle scelte a detta di tante persone difficili ma che per me erano l’unica cosa da poter fare. Il successo è riuscire a non diventare una specie di macchina sfornacanzoni a scadenze regolari stabilite da terzi. L’arte è un’altra cosa, no?

[Foto: Facebook]

Festival di Sanremo