ARFF, intervista agli organizzatori: “La passione è fondamentale per organizzare un festival”
TO LOCALS (l’Associazione Culturale organizzatrice di APOLIDE) ha parlato con Blogo dell’ultima edizione di Apolide Rock Free Festival e dei progetti per il futuro.
L’Apolide Rock Free Festival 2015, per gli amici ARFF, è stato un successo: il festival gratuito organizzato a Vialfrè, in provincia di Torino, ha presentato un programma ricco di ospiti musicali di valore, come Skip&Die, Fast Animals Slow Kids, Il Pan Del Diavolo, Movie Star Junkies, Ninos du Brasil, Bianco, Bud Spencer Blues Explosion, Eugenio In Via DI Gioia, Dardus, The Leeches, Il Terzo Istante, The Yellow Traffic Light, assieme ad una serie di incontri gratuiti e laboratori per adulti e bambini che si sono tenuti dal 23 al 26 luglio 2015 sulle colline attorno alla cittadina piemontese.
La prossima edizione dell’ARFF è già in preparazione, come ci hanno raccontato i responsabili di TO LOCALS, Nicolò Berta, Salvatore Perri, Andrea Casaleggio, Roberto Magi e Luca Carbone: un’occasione anche per discutere dei numeri, laddove siano importanti, e dell’eredità lasciata da questo 2015 all’Apolide Rock Free Festival.
Quale è stato il bilancio di ARFF 2015?
Abbiamo avuto la conferma ulteriore che un Festival può nascere e vivere senza nessun problema. La gente è educata e basta saper star insieme, in più ci sono istituzioni locali che supportano pienamente e collaborano in ottica costruttiva. Certo, c’è sempre da migliorare e imparare. Ad esempio nel Nord Europa esistono Festival e raduni di diverse dimensioni che si evolvono, si mantengono, si proteggono, ma la cosa importante è che sono vissuti da tutti: famiglie, giovani, artisti, istituzioni, gente del territorio. ARFF ha quel DNA lì e proveremo a mantenerlo: l’equilibro è sempre molto delicato, ma proveremo a proteggerlo.
Come lavorate per organizzare ogni edizione? Cosa vi porta avanti?
La passione è fondamentale. Apolide è un Festival nato dal “basso” e non commissionato da qualcuno a livello professionale: c’è bisogno di molto altro perché tende ad occupare spazio nella vita di tutti i giorni. Ogni anno assorbiamo le critiche costruttive di tutti miscelandole alle nostre idee, proviamo a crescere sotto tutti gli aspetti. Non ce l’ha prescritto il medico, ma ovviamente ci teniamo tantissimo da sempre.
Cosa possiamo aspettarci da ARFF 2016? L’intenzione internazionale verrà amplificata?
ARFF ha sempre ricercato una programmazione artistica eterogenea che andasse a miscelare realtà locali, regionali, nazionali per offrire un evento ricco di significati e di combinazioni legate non esclusivamente all’onda mediatica in voga. La gente ascolta la musica anche qui, nei posti più “sperduti”, non si può pensare di scendere a Torino o andare a Milano e Bologna per assistere ad un concerto. Vogliamo far vivere il territorio e far scoprire cose nuove, quindi guardiamo a tutte le opportunità offerte dal panorama internazionale. Con il progetto Torino Local Scene, poi, ci occupiamo dell’animo più underground e indipendente del rock e del punk locali.
Non temete che occuparvi di soli due generi musicali possa restringere il pubblico?
In realtà no, perché ARFF non è mai stato esclusivamente rock addicted, ma è sempre stato una miscellanea di generi. L’attitudine, l’intensità… quelle sì che sono rock, come lo spirito con cui ci si approccia alla musica. È la nostra anima. Ci piace scoprire qualcosa di nuovo; siamo stati al Womex, una fiera dedicata alla World Music dove abbiamo incontrato persone provenienti da tutti i continenti, per arricchire l’offerta.
ARFF si è distinto per essere un festival completamente gratuito: come fate a resistere?
Bella domanda. Gratis per noi è sempre stato un dovere, perché è bello riuscire a dare la qualità in modo gratuito, e ARFF ha dimostrato di essere un festival dal sapore europeo fatto praticamente con niente. C’è da dire che purtroppo l’Italia non possiede più l’appeal di un tempo per i tour manager internazionali, è difficile, dovremo essere davvero bravi per intercettare coloro che passeranno dalla Francia, dalla Svizzera e dal Sud della Germania, facendoli arrivare a Vialfrè.
Insomma, il vostro lavoro è sempre più complicato…
La qualità, la paghi sempre ed il nostro pubblico è un pubblico che ama la qualità, e noi siamo convinti che la meriti pienamente. Da parte nostra stiamo ragionando su una sorta di formula che possa essere accessibile a tutti, ma che permetta evoluzione ed equilibrio. Vedremo se saremo capaci, tutti insieme, di fare questo ennesimo step.
Foto | Andrea Bracco (apertura), Davide D’Ambra, Gabriele Ferrari