Home Notizie Arisa si racconta ai fan e alla comunità Lgbtq+ via Instagram: “Ho deciso di parlarvi senza intermediari, vi voglio bene, tanto” (video)

Arisa si racconta ai fan e alla comunità Lgbtq+ via Instagram: “Ho deciso di parlarvi senza intermediari, vi voglio bene, tanto” (video)

Arisa prende parola su Instagram e condivide un lungo video dedicato e diretto ai suoi fan Lgbtq+ dopo le polemiche dei giorni scorsi (video)

1 Giugno 2023 21:09

Proprio nelle scorse ore abbiamo parlato di quanto si stesse ingigantendo la polemica nei confronti di Arisa “rea” di aver rilasciato un’intervista a “La confessione” di Gomez nella quale aveva parlato di Giorgia Meloni, diritti gay e altri temi. Alcune risposte hanno suscitato e provocato critiche feroci ma bastava contestualizzare la situazione (e chi le diceva) per comprendere che si trattava di un palese equivoco. Ma l’ondata di indignazione ha quasi trasformato Arisa -come proprio da noi sottolineato – come “nemico pubblico numero uno”. Una evidenza esagerazione e assurdità, soprattutto dopo i tentativi immediata, da parte della cantante, di spiegarsi.

In queste ore, via Instagram, Arisa ha voluto parlare in prima persona al suo pubblico, ai suoi fan e al mondo Lgbtq+ che sembra essersi divsio nei suoi confronti. E facendo un sensato e necessario appello al volersi bene, al dialogo e al comprendersi.

Qui sotto il discorso integrale di Arisa:

Buongiorno a tutti ragazzi e ragazze, oggi sono arrivata a leggere che sono il nemico numero uno, che qualcuno ipotizza che io possa essere il nemico numero uno della comunità. Ma non vi sembra un po’ troppo? Non vi sembra che qualcuno sta volutamente montando la panna per prepararci un dolce amaro. Io personalmente non mi sento nemico numero uno della comunità, non potrei mai esserlo. Ho fatto solo un’intervista sfortunata, che non mi aspettavo, nella quale mi sono fatta piccola così perché ero cosciente di non essere preparata e non mi aspettavo quel tipo di domande. Ora mettiamo i puntini sulle I, su chi siamo noi e su chi siamo sempre stati noi e su che non possiamo smettere di essere

Molto semplicemente, sono arrivata a Milano veramente come Arisa nel 2010 e sono stata accolta da alcune persone che, ancora adesso, compongono la mia vita, che sono la mia prima telefonata al mattino, che sono il mio specchio, la mia coscienza. E queste persone sono di fondamentale importante per me perché hanno colmato tutte le lacune affettive che io avevo accumulato negli anni. Quindi, per questo motivo, per loro ho iniziato ad interessarmi alla comunità Lgbtq+ e non ho mai smesso. Quando io faccio qualcosa di buono per la comunità io penso di farlo per i miei migliori amici, prima di tutto.

Gli amici col tempo sono diventati sempre di più e io ho cominciato a frequentare le loro feste, ho cominciato a partecipare i loro eventi e mi sono resta conto di quanto le loro richieste fossero dettate da un vero sentimento d’amore, una vera necessità di essere felici e liberi come tutti gli altri a questo mondo, Quindi io ho iniziato a diventare la madrina in certe occasioni, in certe loro manifestazioni. A scrivere canzoni, a cercare canzoni che potessero rappresentare i loro ideali e attraverso di me, che sono un canale popolare, riuscire ad entrare anche nelle menti più scettiche e riuscire a far capire che l’amore non ha condizioni.

Questo è stato un anno molto particolare per me. Io non ho detto nulla a nessuno e non dirà nulla a nessuno. E’ iniziato l’anno scorso con un grande dolore, di questi tempi, un dolore che ho dovuto seppellire sotto al letto e prima di questo dolore c’erano state già un po’ di delusioni forti nella mia vita che onestamente ho tenuto sempre per me. La cosa che ho fatto, come reazione, è stata buttarmi nel lavoro, come una matta. Qualsiasi cosa mi capitasse era un buon modo per non stare a casa a pensare e non stare con gli amici a parlare sempre delle stesse cose. Quindi per non essere un peso nè per loro, nè per me. Sono arrivata alla fine di questo anno particolare che sono un po’ stanca e provata, dico la verità.

Arisa su Giorgia Meloni dichiarazioni Pride

Ecco perché quando sono arrivata all’intervista di Peter Gomez che non mi aspettavo il tenore di quell’intervista. Mi aspettavo di fare un’intervista per il singolo che, per me è già molto difficile da cantare. Ho cantato sempre con una facilità immensa mentre questo brano mi fa risalire delle cose che stavano bene lì sotto, al divano. Ma effettivamente era così bello che non potevo non condividerlo con voi. E quando mi sono trovata a dover rispondere a delle domande così importanti come “Cosa ne pensavo della Meloni” e “Cosa ne pensavo dell’eutanasia” e di tutto il resto, mi sono sentita piccola così e in difficoltà.

Mi sono espressa male. Nel senso che ho detto un po’ confusamente quello che io penso. E stavo male dentro perché, se da una parte era tutta una vita che aspettavo di esprimermi su questa cosa per darvi forze, per darci forza, sulle cose che io veramente reputo giustissime e per le quali mi farei aprire in due, dall’altra parte forse pensavo che avrei dovuto astenermi. Quindi mi sono espressa in maniera parziale, cercando di dire e non dire. E quel “non dire” ha fatto sì che io buttassi fuori un accenno che è stato soggetto ad interpretazioni.

Arisa: “Ho deciso di parlavi senza intermediari, prendendomi la responsabilità delle mie parole, senza filtri”

Per questo ho deciso di parlarvi senza intermediari. E di prendermi la responsabilità delle mie parole e delle mie azioni, senza filtri.

Ribadisco, a me piace la Meloni perché è stata una donna che è stata in grado di raggiungere degli obiettivi che non è mai stato in grado di raggiungere nessuno prima. Io vengo da una famiglia patriarcale dove le donne devono stare zitte, cucinare e quando gli uomini sono di cattivo umore è possibile anche che le prendano, come mio nonno ammazzava di botte mia nonna. E mia mamma a volte le prendeva o comunque doveva stare lì a guardare.

Il problema di tutto questo polverone è stato dato dal fatto anche che molti di voi hanno letti solo il titolo dei giornali che parlavano di questa cosa ma non hanno visto l’intervista. Perché se voi aveste visto l’intervista, alla domanda “Sei a favore dei matrimoni gay” io ho risposto di Sì. Alla domanda “Sei favorevole alle adozioni?” intese come adozioni contratte da persone dello stesso sesso, io ho risposto di Sì. L’unica cosa sulla quale mi sono espressa in modo negativo è la maternità surrogata e vorrei spiegarvi il motivo di questo mio punto di vista.

Io da donna non posso essere d’accordo con la maternità surrogata perché questa pratica rischia di mettere a repentaglio la dignità dell’essere umano femminile che verrebbe utilizzato per fini commerciali come oggi sono utilizzate le bestie. In alcune parti del mondo è già così, ci sono donne disperate che purtroppo si concedono alla malavita organizzata per questo tipo di pratiche.

Inoltre i rapporti che regolano questo tipo di compravendita sono contratti nei quali si stabilisce che il bambino verrà consegnato SOLO se nascerà sano. E io mi chiedo, I bambini che non nascono sani, che fine fanno?

Invece voglio ribadire che sono assolutamente a favore delle adozioni, sia per coloro che fanno parte della comunità Lgbtq+ quindi le famiglie arcobaleno, che per i genitori single, come me. Io sono una donna di 40 anni che vorrebbe essere madre e che purtroppo non può essere madre naturalmente per dei problemi di salute.

Io non voglio ricorrere all’inseminazione in vitro senza avere un compagno ma voglio comunque vivere nell’amore e condivide, perché no, anche i sacrifici che ho fatto e le battaglie che ho vinto durante il mio percorso di vita, sviluppando il potenziale di un ragazzo che magari, altrimenti, non avrebbe le stesse possibilità. Quindi chiedo al governo di semplificare le pratiche di adozione.

Questi giorni ho letto tutto e mi è sembrato che la parte sulla quale voi vi siate risentiti un po’ di più è stato il termine “macchietta” e il termine “normalità“. Io questa intervista non l’ho vista però posso dirvi che io volevo esprimere questo concetto. La miaggior parte dei media, un pochino imbranati, Per far sentire la presenza della comunità Lgbtq+ all’interno di certi contesti, enfatizzano dei clichè che secondo me non rispecchiano la vera essenza della comunità Lgbtq+ che è fatta di persone che hanno lavori normali, esistenze normali e una molteplicità di intenti al pari di tutte le persone al mondo, Quindi…

Il mio è stato più un discorso per chi non vi conosce, ho voluto sottolineare la sensibilità, il fatto che per ognuno di voi ci sia stato un percorso che non sempre è stato facile, che parte dall’accettazione di se stessi alla comunicazione di se stessi poi al mondo intero. Io credo che si debba un po’ togliere anche il confine tra ciò che è comunità e ciò che non lo è. Bisogna capire che in realtà siamo tutti uguali e che le proprie scelte personali su chi amare o con chi fare una famiglia, sono fatti nostri.

Fossero accettati come nella normalità, non ci sarebbe nemmeno bisogno di sollevare ogni volta questo polverone. Cioè, il punto è che siamo tutti uguali. Il futuro ha bisogno d’amore, me l’ha detto il mio amico numero 1 della comunità Lgbtq+. Allora, io vi voglio bene, tanto, siete la mia vita ma non perché voglio fare una dichiarazione d’amore ma perché oggi ho sentito tre persone, non ci facciamo depotenziare, mettiamoci una pietra sopra.

E rimaniamo sulla stessa strada, che non significa andare sempre d’accordo. Significa però avere la consapevolezza che c’è un sentimento. Anche nelle migliori famiglie non si va sempre d’accordo e non si è sempre d’accordo su tutto, altrimenti sarebbe un mondo -oltre che ideale- anche molto noioso. Però abbiamo la consapevolezza che abbiamo costruito grandi cose insieme e che ci ameremo e che io ci metto la faccia per dirvi sempre la verità. Poi siamo in democrazia, uno ci spera nel dialogo, ragazzi. uno spera nel cambiamento, siamo in democrazia. Come fa ad insinuarsi un fascismo così duro? Io spero di no

Io sono fiduciosa e il mio sogno più grande è che Giorgia Meloni sia al Pride. Per ascoltarvi, per capire le vostre ragioni, senza filtri, intermediari e concedervi, concederci i diritti fondamentali e che capire che è solo amore quello che vogliamo, essere felici. E anche per lei sarebbe molto più facile amministrare uno Stato di persone felici che uno Stato di gente che deve sempre battagliare per quello che dovrebbe essere la normalità. Come in realtà ci sono tanti altri problemi da risolvere che sono ben più gravi dell’amore. Vi voglio bene, tanto tanto, ora scrivetemi quello che volete, io quello che volevo dirvi ve l’ho detto.

 

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