Arisa a Sanremo 2021 con Potevi fare di più: “Gigi D’Alessio l’ha scritta per me, un regalo da un amico”
Arisa a Sanremo 2021 con Potevi fare di più: “Gigi D’Alessio l’ha scritta per me, un gioiello che mi ha fatto piangere la prima volta”
Arisa è pronta per Sanremo 2021. Veterana del Festival della Canzone Italiana, lo ha vinto e lo ha condotto, senza snobbare mai la competizione e quel palco che le ha donato la popolarità nazionale. “Mi ripasso le parole della canzone in testa in attesa della serata”, ha rivelato Arisa nell’intervista a Soundsblog, che l’ha raggiunta a poche ore dalla prima performance pubblica di Potevi fare di più, brano scritto da Gigi D’Alessio.
Come è nata la collaborazione con Gigi D’Alessio e di che cosa parla Potevi fare di più?
Gigi è una persona straordinaria. Quando le canzoni sono così belle, non si danno agli altri. Invece lui mi ha dato questo gioiello, dicendomi di aver scritto la canzone proprio per me. “Voglio che tu abbia quello che meriti”, mi ha detto. È stato il gesto di un amico e di un professionista che ama la bellezza, preoccupato di fare il meglio, soprattutto per gli altri. Quando ho sentito per la prima volta il brano mi ha fatto commuovere. È la storia di un amore finito, che si trascina da troppo tempo, uno di quei legami che ci fa diventare ciò che non vogliamo essere. Tristi, acidi, decidiamo di non vedere più nemmeno la felicità nella vita degli altri. Il segreto per essere migliori? Cercare di essere liberi e consapevoli. Un sano egoismo a volte fa bene.
Oltre che con le parole di Gigi D’Alessio, porterai il calore partenopeo sul palco anche nella serata delle cover, in cui canterai con Michele Bravi Quando di Pino Daniele. Sei molto legata a Napoli?
Napoli e Salerno sono le prime grandi città da vistare per chi, proprio come me, viene dalla Basilicata. Quando ero piccolina, per fare una cosa bella ed esotica, partivo, mi facevo un’ora di strada per andare a prendere il caffè con la nocciola sul lungomare di Salerno. Ho sviluppato negli anni un profondo amore per Napoli, che ho avuto la fortuna di frequentare molto. Pino Daniele, che di Napoli è la voce, è stato uno degli artisti che mi ha fatto capire quanto la musica fosse importante per me. È un esempio di come si possa rimanere attaccati alle radici, pur avendo un occhio proiettato sul mondo. È e sarà sempre nei nostri cuori.
Ricordo anche una Vasame per il film Napoli Velata di grande eleganza.
Mi viene bene cantare napoletano, mia madre è originaria di un paese lucano in cui si parla un dialetto ricco di parole affini al napoletano. Ho inciso anche alcuni brani della tradizione, come Il monastero di Santa Chiara e Anema e Core. Sono opere d’arte eterne, come la Divina Commedia. E poi la lingua napoletana è esaustiva: il mio pianista Giuseppe Barbera mi disse che, per capire se una canzone funzioni, bisogna provare a cantarla in napoletano. È la prova del nove.
Sarai tu ad aprire le esibizioni dei big, così come avvenne nel 2014, anno in cui vinsi. Lo consideri un segno del destino?
Non ci voglio pensare. Ringrazio dell’opportunità, a me sembra ancora un sogno ed è una grande responsabilità. Ho sempre desiderato fare la cantante, ho aspettato 26 anni per andare a Sanremo ed esserci quest’anno mi rende felice. Mi sottrae da un momento in cui pensavo che tutto fosse scontato. Nulla lo è.
Opzione Eurovision per Arisa in caso di vittoria al Festival?
Non ci sto pensando, mi censuro i pensieri. Voglio godermi il momento, senza essere troppo proiettata nel futuro. Perché appunto, proprio nulla è scontato…