Backyard Babies, Dregen a Blogo: “Il rap ha rubato il pubblico ribelle al rock”
Il chitarrista era pronto a far volantinaggio e suonare nelle cantine, per annunciare il ritorno della band hard rock svedese, ma invece ha trovato il campo quasi libero…
Cinque anni fa, durante un’intervista di MusicaMetal con Nicke Borg, il cantante dei Backyard Babies confermava la voce secondo la quale la rock band svedese si sarebbe presa una pausa alla fine del tour – così ci godemmo il concerto del Febbraio 2010 a Bologna con un misto di gioia e tristezza, guardando al futuro con incertezza.
La band in effetti andò in pausa “indefinita”, con il cantante arrivato fino all’Eurovision Song Contest in giacca e cravatta, ed il chitarrista impegnato in mille progetti diversi, coronati da un album solista e la lunga collaborazione con Michael Monroe.
Ora, un lustro dopo, i Backyard Babies sono tornati, l’hanno fatto annunciandosi con un singolo-bomba come Th1rt3en Or Nothing, apripista per un disco “all killer, no filler” intitolato Four by Four e appena uscito nei negozi.
La band dice di essersi ascoltata tutti i primi dischi per capire cosa piaceva ai fan della prima ora, per distillarne il sound e renderlo più adatto all’epoca moderna. L’esperimento sembra riuscito, ma per approfondire le vicende legate a questo ritorno sulle scene abbiamo parlato in esclusiva con Dregen.
Dregen, quel che tu e Nicke avete fatto con la vostra carriera solista dal 2010 a oggi lo sanno tutti, ma cosa ha tenuto impegnati Peder e Johan in questi anni?
“Peder si è concentrato molto sul suo hobby principale, la fotografia. Ha lavorato per una agenzia qui a Stoccolma, ha scattato ottime foto sia della natura che delle persone, e poi ha lavorato un po’ anche per la Nikon. Sostanzialmente, non ha suonato la batteria per cinque anni. Johan… non ho un’idea chiara di cosa abbia fatto, ha suonato un po’ con una band punk, ma la maggior parte del tempo ha fatto ben poco, è il più pigro del gruppo.
Penso che in questi anni tutti noi abbiamo fatto quel che le persone normali fanno un po’ prima della nostra età: ci siamo fatti una famiglia, io sono diventato papà, Johan è diventato papà e si è sposato, Peder si è sposato e ha comprato una casa e sta ancora pagando il mutuo… erano tutte cose che dal 1998 ci erano state in qualche modo “negate”, perchè siamo stati in tour continuamente per dodici anni.”
Decisamente quindi quello più impegnato in questi anni sei stato tu…
“Sì, penso di sì, sono stato tre anni con Michael Monroe, ho inciso il mio primo disco solista, poi ho scritto la mia autobiografia, che è un volume di quasi 400 pagine – sfortunatamente al momento è disponibile solo in svedese!
Quel che voglio dire è che ci siamo separati non perchè ci eravamo stancati della musica, ma solo che stavamo insieme da troppo tempo, era dal 1989 che lavoravamo solo sui Backyard Babies, e dopo vent’anni sentivamo il bisogno di una pausa. Ma ora, rieccoci qui!”
Come vi siete sentiti, una volta che vi siete ritrovati tutti e quattro insieme in una sala prove?
“E’ stato grandioso, ma ammetto che ero un po’ nervoso perchè Peder ci aveva appena confessato di non aver suonato la batteria per cinque anni! Quando ci siamo trovati insieme, ognuno aveva portato il suo strumento e abbiamo iniziato subito a suonare… e dalla batteria di Peder si alzava letteralmente la polvere, ci ha fatto tossire tutti!
I primi minuti sono stati un po’ strani, i suoni erano un po’ traballanti, poi abbiamo ritrovato il nostro ritmo e le cose sono girate nel verso giusto, così abbiamo capito che scrivere un nuovo disco non sarebbe stato complicato, è stato come guidare una bicicletta, non si scorda mai come si fa.”
Grazie per essere tornati a “salvare il rock and roll”, come dite in una delle canzoni del disco. Pensi che in effetti il rock abbia bisogno di essere salvato?
“In un certo senso sì, perchè penso che l’hip hop abbia in parte rubato tutto l’atteggiamento aggressivo del rock. Le giovani rock band di oggi sono tutte precisine, gentili con gli altri, manca quel tocco di “pericolo” che si avvertiva una volta, e ai ragazzi con un animo ribelle piace sentire musica pericolosa: per questo molti giovani ascoltano più rap che rock. I Backyard Babies cercano di tenere quella carica aggressiva, unita ad un look che decisamente non è acqua e sapone, e speriamo di riconquistare qualche giovane cuore che era passato al rap!
Ovviamente non vogliamo prendere in giro nessuno con i nostri testi: sappiamo che oggi abbiamo quarant’anni e parlare solo di feste e di televisori buttati dalle stanze d’albergo sarebbe patetico, più che ribelle. Noi continuiamo a suonare in maniera aggressiva, e parliamo della magia del rock and roll.”
Comprendo quel che vuoi dire: molte delle rock band nuove possono avere un sound giusto, ma manca profondità… e infatti in giro si attende il ritorno dei Backyard Babies, visto che la scena rock svedese sembra essere un po’ scomparsa a livello di gioventù.
“Da quel punto di vista posso anche considerarmi fortunato: cinque anni di silenzio sono tanti per una band, in molti avrebbero potuto dimenticarsi di noi, soprattutto se fossero venute fuori nuove band con le palle. Invece siamo tornati… e non c’era nessuno contro cui “combattere”, i riflettori sono tornati puntati su di noi. Quando abbiamo deciso di tornare, io ero pronto ad andare per le strade di Stoccolma con in mano i volantini della band e del nuovo disco, per far ricordare alla gente chi siamo, ed ero pronto a ricominciare a suonare dalle cantine dei locali più piccoli. Ero sicuro che la gente si fosse dimenticata di noi, ma a quanto pare siamo rimasti nei cuori di chi ci ascoltava.
Buon per noi, anche se sotto sotto la cosa è triste. Speriamo di ispirare qualcuno, ora, a prender su la chitarra con un atteggiamento da “Fanc*lo tutti!”, come facevamo noi all’epoca, e come ancora vogliamo fare con Four by Four.”
C’è una vena di blues in alcuni dei tuoi riff, anche il modo in cui inizia il disco è decisamente suonato così, prima di irrompere nella furia del rock. Anche nel tuo disco solista le influenze blues erano forti: è una caratteristica dei rocker che invecchiano, spostarsi verso lidi blues?
“Non penso sia una cosa legata all’età, perchè fin da quando avevo 12 anni ascolto molta black music, molto blues, e ho sempre voluto scrivere qualcosa in quelle tonalità, ma con gli Hellacopters e con i Backyard Babies non ho mai potuto farlo, perchè non sarebbe stato appropriato. Sul mio disco solista mi sono lasciato andare, anzi direi che sentirmi libero di suonare blues è stata la molla che mi ha portato a incidere il disco solista! Ho capito i meccanismi per mischiare blues e rock, e l’ho proposto anche ai Babies in forma un po’ “ridotta”. Loro hanno accettato volentieri, perchè alla fin fine il blues è alla base del rock, e non puoi comprendere in pieno il rock se non hai ascoltato un bel po’ di blues.
Comunque su Four by Four non c’è niente di paragonabile a Flat Tyre On A Muddy Road, il brano presente sul mio album: quello è blues puro, e ha saziato il mio bisogno, per ora, di suonare quel tipo di riff e lick.”
Parlando di “bisogni saziati” sul tuo disco solista, direi che ti sei sfogato abbastanza anche a livello di voce: negli ultimi dischi dei Backyard Babies cantavi sempre di più, mentre su Four by Four hai lasciato quasi tutto il lavoro a Nicke…
“Hai pienamente ragione a mettere questa cosa sotto la luce del “saziare un bisogno”! Non ci avevo neanche pensato a livello conscio, ma forse è proprio così: in passato volevo cantare con la band, poi con il mio gruppo solista ho cantato per tutte le canzoni, e ho saziato quel bisogno. Inoltre, ho scoperto quanto è dannatamente difficile suonare la chitarra e cantare insieme! Con i Babies, per quanto cantassi parecchio negli ultimi tempi, ero comunque la seconda voce. Quando sono andato da solo, a volte mi sono trovato in difficoltà durante i concerti, perchè io odio stare fermo in un punto, adoro suonare la chitarra e saltare in giro, ma se devo anche cantare i miei movimenti sono limitati. E allora ok, su Four By Four lascio fare tutto a Nicke, e dal vivo io tornerò a fare il mio show, facendo girare la chitarra e muovendomi come un pazzo, avvicinandomi solo raramente al microfono.”
Sono sicuro che i vostri show torneranno ad alta carica adrenalinica, come una volta: lo vedremo già a Novembre, quando suonerete a Trezzo D’Adda…
“Non c’è dubbio: per questo tour noi daremo il massimo, e sono sicuro che il pubblico italiano darà il massimo. In Italia amate tantissimo il rock and roll in generale, anche Michael Monroe mi ha sempre detto che ama l’Italia per il vostro calore, e mi spiace che alla fine non sono venuto a suonare insieme a lui qualche data dalle vostre parti. Ma ok, ora i Babies sono tornati, e sentiremo tutto il vostro calore!”