Buonanotte Sognatori, Federica Camba a Soundsblog: “Avevo bisogno di scoprire nuove verità e nel disco si sente tantissimo”
Intervista esclusiva a Federica Camba che presenta, ai lettori di Soundsblog, l’album Buonanotte Sognatori rivelando aspetti inediti del mestiere di cantautrice. E si sofferma anche su Marco Carta, Verdiana, Alessandra Amoroso e gli altri talenti provenienti da Amici
Esce oggi, Buonanotte Sognatori, il nuovo album autobiografico di Federica Camba, raffinata cantautrice che, oltre ad affermarsi come solista, ha scritto le più belle canzoni di Gianni Morandi, Laura Pausini, Nek, L’Aura e alcuni ex concorrenti sfornati da Amici.
Perché hai scelto Buonanotte sognatori come titolo del nuovo album? Esiste un filo conduttore tra i vari brani?
A me piace l’idea che, come quando leggi un libro, ti butti in una realtà che è solo tua, immaginaria. Lì dentro sei nel tuo mondo. Ho voluto dare questo titolo a questo album perché fosse un posto in cui sognare… noi immaginiamo il sogno nella notte… il momento della giornata in cui ti liberi dallo stress della vita quotidiana.
Perché la decisione inusuale di pubblicare due pezzi (La mia mano, Baciami tu) prima di far uscire il cd?
Di solito fai uscire almeno un singolo prima del cd. Col fatto che arrivava la primavera abbiamo fatto uscire anche La mia mano, che ritengo sia estremamente primaverile. Non è stata una scelta, ma una questione di gusto.
Buonanotte Sognatori esce a quasi tre anni da Magari oppure no? Come mai hai aspettato questo lungo tempo? Forse ci sono stati dei cambiamenti importanti nella tua vita…:
Non lo pubblico solo con Universal ma con UnopiùUnofaMille, la casa editrice creata da me e Daniele Coro. E’ una grande soddisfazione. C’è stata un’evoluzione enorme. Io ho bisogno di sentirmi. In questi tre anni, sono stata nelle grandi città. Ho viaggiato in Africa dormendo nelle case di fango. Questi due estremi mi hanno colpita profondamente. Avevo bisogno di scoprire nuove verità. Sono una donna cresciuta e che ha degli altri punti di vista e intensità diverse rispetto a tutto quello che la circonda. E nel disco si sente tantissimo. E’ un album più autobiografico. All’inizio, questo bisogno di parlare di me un pochino mi spaventava. Perché pensavo che non potesse interessare a nessuno di me o di mia nonna…
Appunto, come è nata Nina dedicata proprio a tua nonna?
Nina è nata in una notte in cui sentivo particolarmente la mancanza di mia nonna, una donna eccezionale. Mi è uscita di getto, è l’unica canzone del cd, composta a pieno e voce, che ho scritto da sola. E’ un’emozione vera che diventa universale. Chi non ha provato la mancanza di una persona scomparsa o semplicemente per la fine di un amore? Nel caso di mia nonna, c’è il riassunto di quello che mi ha resa fiera di lei. Questo messaggio così chiaro da parte sua di volermi spingere con questi mani calde verso il mio futuro perché mi faceva capire che avevo tutto davanti, pur sentendo la sicurezza di chi c’era dietro.
Come si riesce a lavorare in tandem con il proprio compagno di vita (Daniele Coro, ndb)?
Faccio fatica a chiamarlo lavoro. E’ una passione così atipica che, caso mai, ti unisce. Siamo due persone estremamente sensibili. Condividiamo assieme tutte le impressioni che ci hanno colpito tantissimo nell’arco di una giornata. La musica è diventata il nostro canale per comunicare. Questo è il segreto per cui la nostra musica appare così vera.
Sei sicuramente una delle autrici più produttive dell’ultimo ventennio (150 testi depositati in Siae a tuo nome). Dove trovi tanta fonte di ispirazione?
Dalla vita, da un fiore che mi regalano, da un bambino che attraversa la strada, da tutto quello che mi colpisce. A volte, che vivo in prima persona. In tre anni, ti ripeto, questi viaggi mi hanno fatto incrociare diversi sguardi, assaggiare sapori che non avevo mai sentito, ascoltare musica con dei suoni particolarissimi.
C’è un criterio di scelta degli interpreti dei tuoi pezzi?
Io non scrivo mai per qualcuno. Scrivo sempre per me. Siccome, come dici tu, sono molto prolifica come autrice, dovrei fare minimo 80 album all’anno (ride, ndb). Solitamente, quindi, mi capita, che mi vengano fatte delle richieste per altri artisti. Lì utilizzo le canzoni che sono nel cassetto e che ritengo non mi appartengano del tutto. Ovvio che, la scelta rispetto ai brani da far ascoltare è sempre nostra. E’ difficile che mandi una mia canzone ad un artista che non conosco.
Sei una delle autrici più stimate della discografia italiana. Negli ultimi anni, pero’, spessissimo, il tuo nome è stato associato a diversi ex concorrenti di talent (Amoroso, Emma, Marco Carta, Valerio Scanu). Come vivi questo legame?
E’ vero che ho scritto e prodotto tantissimi pezzi per i talent. Ma ho vinto un Premio Lunezia e ho collaborato con Morandi, Nek, Pausini. Io non mi sento etichettata. E se anche lo fossi, da qualcuno, non mi interessa il giudizio di un pregiudizio. Vorrei che la musica fosse libera e ascoltata col cuore. Trovo questa mentalità provinciale del tutto italiana di catalogare la musica con frasi del tipo: ‘Questo canzone arriva da un talent, quindi è di serie B’. Esistono i talent in tutto il mondo e hanno veramente fatto uscire dei grandi artisti. Mi faccio toccare poco da queste critiche.
Pensi che i talent show siano rimaste le uniche strade per inseguire il sogno della musica?
E’ giustissimo che esistano i talent… sbagliato è quando rimane solo quello. Il talent non deve e non puo’ essere l’unico modo per far emergere canzoni e artisti di qualità. La discografia italiana sta vivendo un periodo di crisi, e, inevitabilmente ha tagliato i costi della promozione. Con i talent, riesci ad avere quasi un Big, invece, di un Giovane dopo appena tre mesi in televisione. Tutta una serie di spese, sono eliminate. Pero’, ti perdi un sacco di cantautori, tanta terra fertile del paesino della Sicilia o Sardegna, talenti ruvidi che non devono essere per forza televisivi. Pensa a Patty Pravo che è un’artista fenomenale che non deve stare per forza in tv a raccontare la sua vita. O ancora a Lucio Dalla che ha avuto il suo tempo per venire fuori. La sua arte è anche come ti poni dietro le quinte. Che, poi, non è valido per tutti.
Accetteresti un testo scritto da qualche collega? Da chi?
Certo che sì, se mi colpisse tanto. Avrei voluto Lucio Dalla… ci sono Fossati, Jovanotti, Tiziano Ferro.
Attualmente è in rotazione radiofonica Ti voglio bene di Marco Carta, quarto estratto di Necessità lunatica. Se ricordi, quando lo scorso anno ha ascoltato il pezzo ad Amici, è scoppiato a piangere. C’è stata qualche particolare sinergia tra te e lui nel racconto della scomparsa della mamma?
Io ho composto sia il testo e sia la musica assieme a Daniele Coro. C’è stato un momento davvero difficile nella scrittura perché abbiamo voluto sapere in che modo era successo quella mancanza, un tema delicatissimo parlare della perdita di un genitore. Gli abbiamo chiesto quali parole non fossero fuoriluogo. La cosa più bella è quando tu scrivi una cosa col cuore, e chi veramente l’ha vissuta la sente veramente propria. Non c’è cosa più gratificante.
Hai scritto con Daniele Coro quasi tutte le tracce dell’album di esordio di Verdiana, Lontano degli occhi. Non senti il peso della responsabilità di un debutto?
Sinceramente no. E’ il suo disco, è giusto che se lo viva a pieno con l’emozione del caso. Sono più agitata per il del mio debutto. Ogni cd è come una propria bambina.
E’ vero che potrebbe esserci la tua firma nel nuovo progetto discografico dell’Amoroso?
Non posso dirlo (ride, ndb).
Quali sono i tuoi prossimi impegni?
Non vedo l’ora di far ascoltare dal vivo questo disco. Farò delle date questa estate e, poi il vero e proprio tour in autunno. E, poi, ci sono delle piccole novità ma non posso ancora rivelarle perché sono scaramantica.