Calcutta: “La musica indie morirà perché è finta e poco interessante”
Colpo di scena: Calcutta attacca la musica indie. “Morirà: è poco spontanea”.
Calcutta è stato uno dei primi a sdoganare la musica indie, eppure lui – in un’intervista rilasciata a Vanity Fair – non si riconosce questo merito e frena. “Io non ho aperto la porta a nessuno, l’unica cosa vera è che Cosa mi manchi a fare, il mio pezzo, è stato passato da Linus – sempre sia lodato Linus – a Radio Deejay, e questo ha permesso forse di accendere un interesse verso il nuovo pop italiano, che era un’idea nell’aria”, ha dichiarato. Il cantautore sembra anche critico nei confronti di alcuni suoi colleghi:
“Io conoscevo solo Cosmo e Motta. Ma non mi ricordo una mandria di artisti di questo tipo. Si è creato prima il mercato e poi la scena indie. E per questo finirà tutto: perché è finto (…) Molte cose di questa musica non sono spontanee. Non che siano brutte canzoni, ma ormai si cerca di ricreare sempre la stessa cosa, c’è una componente di espressione artistica ma ce n’è anche una di furbizia. Ho parlato con un amico tempo fa che mi ha illuminato: mi ha detto che il bello del nuovo pop è commettere errori nuovi. Se invece ti adagi sui canoni della canzone indie – quel suono, il nome del luogo, un riferimento alla tecnologia o ai social – non sento te che rischi di fare errori nuovi, ma percepisco solo il tuo tentativo di entrare in una classifica di Spotify. Non fai più cose spontanee e originali. È solo lo zip di quello che è successo prima, ma le cose belle te le perdi nella compressione”.
C’è anche, tra i suoi colleghi, chi lo copierebbe. Ma lui, sempre Calcutta, non si scompone: “Me lo dicono in tanti, ma a me non frega niente, io voglio solo avere i soldi per campare. Solo che se continuiamo così, questo pop morirà perché non è più interessante. È come se fai i pomodori dell’orto, poi arriva la grande distribuzione, prende i tuoi pomodori e li mette nella plastica e ci scrive sopra: pomodori dell’orto. Ma non lo sono più, evidentemente”.