Calibro 35 tour 2016, il report e le foto del concerto a Roma
I Calibro 35 esaltano l’Angelo Mai in un viaggio nel tempo a cavallo tra le epoche.
Se c’è una band che vale la pena vedere dal vivo, quelli sono i Calibro 35. E il nostro report del concerto all’Angelo Mai di Roma tenutosi il 23 marzo 2016 nell’ambito del tour di S.P.A.C.E., ultimo lavoro della band milanese, potrebbe concludersi qui, se non fosse che comunque una spiegazione così netta va sempre motivata.
Ad aprire il concerto dei Calibro 35 all’Angelo Mai ci sono gli Ou, un collettivo di abbondanti musicisti con una line up davvero eterogenea: sono in sei, equamente ripartiti tra maschi e femmine, mischiano jazz e progressive incorniciati da incursioni funk con i fiati strabordanti, cantano in varie lingue tra cui si distinguono francese, portoghese e spagnolo. Si fanno apprezzare perché dispiegano potenzialità inattese. Forse manca un po’ di focus, ma sono indubbiamente dei musicisti validi a cominciare dalle protagoniste Ersilia alla tromba e da Sabrina al sassofono.
Ad un paio di pezzi degli Ou partecipano anche Enrico e Max dei Calibro 35, a suggellare una commistione di band che si ripeterà viceversa durante il set della band principale. Gli Ou scaldano bene la piazza per i Calibro 35, che salgono sul palco con tranquillità.
E sfasciano tutto.
Ti rapiscono senza spaventare, animano spettri, giocano con gli strumenti e con i suoni. Il più scatenato e solido di tutti è l’eccellente Fabio Rondanini alla batteria, che con Luca Cavina al basso regala l’ossatura strepitosa di una sezione ritmica che in Italia non ha eguali. L’ho detto. Sono loro due la struttura che sostiene le evoluzioni vulcaniche e arrabbiate di Massimo “Max” Martellotta, in grado di infiammare la chitarra tirandone fuori dei suoni “spaziali”, e soprattutto la personalità potente di Enrico Gabrielli, “un c*zzo di polistrumentista” che mescola sassofoni, flauti e tastiere con una naturalezza sregolata e perfetta.
I Calibro 35 travolgono: non c’è altro modo per definire la loro capacità di coinvolgerti senza praticamente cantare una sola nota, perché ti investono e ti fanno dimenticare tutto. La loro musica strumentale ti entra dentro, suona nella pancia, ti strappa urli liberatori ad ogni fine di brano cui si aggancia subito il successivo senza soluzione di continuità. Forse alla fine tende alla ripetitività ipnotica, ma i quattro musicisti riescono a non far crollare l’attenzione tirando come dannati fino al termine del concerto.
I Calibro 35 sono una delle migliori band italiane in circolazione, soprattutto dal vivo. Detto questo, non perdeteveli se vi capitano vicini: correte ad ascoltarli e lasciatevi andare.