Christina Aguilera, Liberation: un disco onesto che non punta alle hit da classifica ma mostra una Xtina persona e non più personaggio pop
Liberation di Christina Aguilera: la recensione dell’album su Blogo.it
Sono passati sei anni dall’ultimo disco di Christina Aguilera. Era il 2012 quando Lotus veniva pubblicato e aveva il compito di far tornare alla ribalta la cantante dopo il flop di Bionic. Missione fallita, ai tempi. Il disco fu trainato dal singolo “Your Body” e non uscì nessun altro video ufficiale legato al progetto (escludendo “Let there be love”, regalo per i fan). Nato e morto in pochissime settimane, Lotus rappresentava la rinascita di Xtina ma è stato un insuccesso. A livello di qualità, se Bionic aveva delle hit potenziali e meritevoli di riscontri nelle classifiche, Lotus sembrava essere stato rilasciato “con la mano sinistra”. Poco convincente, qualche traccia orecchiabile ma niente di così innovativo o personale.
E, dopo diversi annunci di “Soon” poi caduti nell’oblio, finalmente “Liberation” è stato pubblicato, il 15 giugno 2018. A promuovere il progetto “Accelerate”, una sorta di cugino 2.0 di Dirrty, insieme ad una clip discussa che smorza le potenzialità del pezzo, accattivante, con le labbra di Christina protagoniste assolute. A questo è seguito “Fall in line”, duetto registrato con Demi Lovato, un inno ‘girl power’ dei nostri giorni, ballad potente e radiofonica.
Liberation è un disco personale, che a molti ricorda “Stripped”, il gioiello assoluto della carriera discografica della Aguilera. La produzione è curatissima, tra interlude mai messi a caso e un disco dal sapore “concept”. A differenza, però, di Stripped, all’interno di “Liberation”, non ci sono pezzi talmente efficaci da far gridare alla “hit”. Nessuna “Beautiful”, “Fighter”, “Can’t Hold Us Down” o “The Voice Within”, per intenderci.
L’intro, Liberation, è meravigliosa. Solo musica e poche parole pronunciate da Xtina che parla a se stessa, cercando il suo animo più profondo, la sua bimba nascosta… “Where are you? Are you there?”… “Remember”. Pochi secondi che hanno la capacità di emozionare. “Maria” è la terza traccia, prima vera e propria canzone dopo le due introduzioni, ed è proprio il secondo nome della Aguilera, il suo lato più personale e introspettivo.
Christina spazia dal lato ribelle rock di “Sick of Sittin‘” alla ballad intensa di Twice, con sfumature gospel, passando per le audaci mosse di “Right Moves” e collaborazioni con i Goldlink in “Like I Do“. Sono molti i temi toccati, dall’emancipazione, al potere femminile (Fall in Line meriterebbe un riscontro di vendite nelle classifiche), all’amore sbagliato che non riesce ad essere allontanato (“Masochist“) fino al grande passo delle nozze (“Unless It’s with you“).
La Aguilera ha scelto di non puntare a brani immediati dal sapore di primi posti nelle classifiche per “spogliarsi nuovamente” (stripped…) di orpelli, trucco e maschere. Non a caso la cover del disco la mostra acqua e sapone, apparentemente fragile. E’ un disco maturo che potrebbe fare da spartiacque ad un prossimo album più radio/chart friendly. E’ introspettiva, raccolta e con molte sfumature. Si è liberata della caccia alla numero 1 a tutti i costi, del desiderio di essere la regina delle classifiche per raccontarsi e raccontare.
Ora, una volta avvenuta la “Liberation”, Xtina si merita un prossimo step di ritrovato successo anche in chart.