Non amo fare elogi in occasione di contesti funebri: non mi sento in grado nè tantomeno all’altezza della situazione, a maggior ragione se si tratta di grandi artisti. Mi sono “scomodato” tempo fa per la morte di Michael Jackson e rileggendo ora, a distanza di un anno, quelle stesse parole mi rendo conto dell’infantilismo adottato, quasi come se si trattasse di una lettera che un bambino scrive per osannare il suo beniamino, il suo eroe, il suo idolo.
D’altronde è così che divento dinanzi a dei big della musica: perdo le parole, il verbo, la ragione e tutto ciò che attiene alla logica. Questo accade forse perchè lascio spazio alle emozioni, le uniche capaci di cogliere l’immensa mole di carica, adrenalina ed energia che le note esternate dai grandi artisti emanano. Bene: con Amy Winehouse accade esattamente quanto descritto.
E se ben ricordiamo la stessa Amy non amava parlare. Come dimenticare il suo discorso inesistente nel momento in cui vinse l’Artist Choice Awards durante l’edizione del 2007 degli “Europe Music Awards”? Lei preferiva cantare, comunicare attraverso il suo estro, attraverso la sua arte: era quello il suo vero modo d’essere e a noi stava bene così perchè emozionava, e ci riesce ancora. Quindi, come meglio ricordare una dea della musica di tale calibro? L’avete capito: con un’emozione, la stessa che è possibile esperire con questa fantastica esibizione di “No Greater Love”. Il resto è oramai leggenda. Ciao Amy!