Claudio Rocchi è morto: Soundsblog ricorda il bassista degli Stormy Six
Una raccolta di videoclip per ricordare Claudio Rocchi, primo bassista degli Stormy Six e figura poliedrica della realtà artistica e culturale italiana.
Claudio Rocchi, storico bassista degli Stormy Six e figura di spicco del panorama musicale cantautoriale italiano dei primi anni Settanta, è morto a Milano all’età di 62 anni. Soffriva di una malattia neurodegenerativa che ne stava progressivamente distruggendo le abilità manuali: appena tre settimane fa, aveva annunciato su Facebook l’aggravarsi della sua malattia con un post toccante.
Adesso, dopo vari accertamenti a tutto campo, il quadro clinico è fissato. Patologia non reversibile che innesta la perdita d’uso degli arti inferiori sulla patologia ossea degenerativa. Sono ultra fragile, e devo stare praticamente a letto evitando movimenti di ogni genere che potrebbero, nel caso di un’invasione midollare più alta del D11 odierno, pregiudicare anche l’uso degli arti superiori. Non male, vero, per mettere alla prova il buonumore?
Malgrado la malattia, Claudio Rocchi stava scrivendo la propria autobiografia, che avrebbe dovuto intitolarsi La Settima Vita in riferimento alle sue molteplici attività di musicista, scrittore, cantautore, conduttore radiofonico e regista e che forse resterà incompiuta, e portava avanti un progetto di fundraising musicale con Gianni Maroccolo, ex CCCP e CSI, con il quale avrebbe dovuto esibirsi il 26 Giugno all’Auditorium della Musica di Roma.
Claudio Rocchi è sempre stato un musicista impegnato politicamente e spiritualmente: attivo nel mondo del cosiddetto proletariato giovanile degli anni Settanta, esordì inizialmente come bassista dello storico gruppo progressive-rock degli Stormy Six, con i quali incise il primo album nel 1968 dal titolo Le idee di oggi per la musica di domani. Il brano che vi mettiamo, Sotto i portici di marmo, è stato scritto dal solo Claudio Rocchi e riflette esattamente le sue idee musicali: un lento struggente che fotografa la realtà beat di quegli anni mentre si avvia verso la fine.
Si dedicò alla carriera solista nel 1970 con il primo disco Viaggio: interamente acustico, e quindi inserito in un panorama completamente differente rispetto a quello prog che lo aveva visto esordire, Viaggio segnò la svolta per Claudio Rocchi e la sua concezione di musica.
Fu però con Il Volo Magico, il disco dell’anno successivo, a conquistarsi il plauso totale di pubblico e critica: un album che viaggiava sui binari della psichedelia e della spiritualità, a tratti quasi zen ma con profondità; tra i musicisti presenti alle registrazioni del disco, anche un giovane Alberto Camerini prima della svolta electro-rocknroll-robot. L’album, che sul lato A è una lunga suite in crescendo, contiene uno dei suoi brani più incisivi, La realtà non esiste, che a riascoltarlo è di grandissima attualità.
Sette vite per Claudio Rocchi, come i gatti: ha portato avanti parallelamente infiniti progetti, dalla musica alla poesia (come la raccolta Le sorprese non amano annunciarsi: sono un gruppo rock di fanciulle, suonano nude e sono bellissime del 1994), dalla conduzione radiofonica (storiche le sue trasmissioni italiane Per voi giovani, Pop Off, Radio Starship; fondò anche la prima radio nazionale nepalese indipendente e ne rimase direttore per tre anni) al buddismo (fu monaco buddista per vent’anni) all’esperienza cinematografica come regista e attore (in Musikanten di Franco Battiato).
(foto dal profilo personale di Claudio Rocchi su Facebook)