Cosmo lancia l’appello: “Il Green Pass liberi la musica dal vivo”
Cosmo prende parola sull’evento “La prima festa dell’amore” organizzato per il 1-2-3 ottobre 2021 a Bologna. Sarà confermato?
Cosmo ha deciso di condividere un lungo messaggio sui social per affrontare nuovamente (e comprensibilmente) il tema dei concerti, spettacoli live, ai tempi del Covid-19. E lo ha fatto indirizzando il messaggio, per primi, a Stefano Bonaccini (Presidente della regione Emilia Romagna) e Elly Schlein (Vice presidente ed ex EuroParlamentare). Il motivo di questo sfogo e appello nasce per l’evento “La prima festa dell’amore“, programmato per il 1-2-3 ottobre 2021 all’Arena Parco Nord di Bologna.
Cosmo, ecco perché ha scritto questa lunga lettera
Lo dice apertamente all’inizio del messaggio. Non voleva scriverlo per scrupolo o perché pensava che le cose si sarebbero sistemate. Ma a quanto pare non è così…
“Il nostro settore, quello della musica dal vivo, dei concerti e delle serate nei club, può ripartire seriamente solo in un modo (prima che l’emergenza venga dichiarata ufficialmente superata, intendo): utilizzando il Green Pass come un’opportunità per tornare alla normalità. Tampone o vaccino (o guarigione) che sia, mi sembrava ovvio che con circa il 70% della popolazione vaccinata e l’allentamento della pressione strutture sanitarie, si potesse estendere l’uso del pass a tutte le attività”
Dopo questa premessa, Cosmo analizza la situazione reale e non quella auspicata in queste condizioni precisate:
“Purtroppo il governo ha preferito l’ipocrisia. Ha preferito voltarsi dall’altra parte e lasciare le briciole al nostro settore. Perché, credo che voi lo sappiate, la maggioranza dei musicisti e dei dj non possono esibirsi col pubblico seduto e distanziato (…) Inoltre, e questo è un altro aspetto che il governo finge di ignorare, le capienze attuali rendono insostenibile la produzione di gran parte degli eventi. I Festival messi in piedi quest’estate sono quasi esclusivamente quelli che beneficiavano di finanziamenti. Questo costituisce di fatto una ripartenza che definire falsa è un eufemismo“.
Cosmo sottolinea poi come, con queste modalità portate avanti ancora a lungo, molte persone saranno poi costrette a modificare la loro vita e ritrovarsi a cambiare lavoro, improvvisamente, per non riuscire più a guadagnare e mantenersi.
Cosmo: “Siamo stati più che responsabili, i primi a fermarci”
Il Dj e producer poi continua, sottolineando come il settore della musica live sia stato tra i primi ad essere fermato e sia in grande difficoltà ancora oggi, a quasi un anno e mezzo dall’inizio dell’emergenza sanitaria.
Fino a qui, siamo stati più che responsabili: noi della musica siamo stati i primi a fermarci, ancora prima che arrivassero le zone rosse e i DPCM. Ci siamo fermati, abbiamo aspettato e ci siamo messi a disposizione del pubblico con i mezzi a nostra disposizione per rendere meno duro, almeno dal punto di vista dell’umore, il periodo in cui eravamo tutti bloccati in casa. Da cittadino, da padre, prima ancora che da musicista, credo che la vaccinazione non sia solo qualcosa che facciamo per noi stessi, ma anche un dovere che abbiamo nei confronti della comunità, e noi del mondo della musica possiamo essere un veicolo per motivare la fasce più giovani a vaccinarsi.
Cosmo ribadisce come il Green Pass e il tampone negativo richiesti per il suo evento previsto per i primi giorni di ottobre 2021, siano anche un motivo in più per spingere i giovani -desiderosi di tornare alla vita di sempre- a vaccinarsi proprio in vista di un’occasione di ritrovo e di “normalità” nostalgica:
Il concerto che sto cercando di fare il 1, 2 e 3 ottobre a Bologna va in questa direzione. Ingresso solo con Green Pass e tamponi rapidi realizzati entro poche ore dall’inizio dell’evento, ma con le modalità a cui eravamo abituati prima dell’arrivo della pandemia: in piedi, vicini, cantando e ballando come avviene già in tutto il resto d’Europa. Poterlo fare sarebbe un incentivo enorme alla vaccinazione per i giovani, o comunque un’estensione degli screening tramite tamponi. Eppure niente: per quanto ne sappiamo, non c’è stato ancora nessun segnale dal governo
“La prima festa dell’amore” a Bologna il 1-2-3 ottobre 2021. Si farà?
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Manca meno di un mese all’evento previsto, inizialmente di due giorni, poi diventato di 3 date. Eppure, la situazione sembra ancora troppo incerta per permettere la conferma e la realizzazione concreta di quanto annunciato da mesi. Perché, come sottolinea lo stesso dj, la strada intrapresa sembrava portare verso l’utilizzo di Green Pass, della famosa “convivenza” col virus. Eppure… ancora poco è cambiato, soprattutto nel settore dei concerti.
Ora la situazione è questa: abbiamo venduto migliaia di biglietti divisi tra gli spettacoli dell’1, 2 e 3 ottobre. Tutti sono consapevoli delle modalità di accesso e le condividono (green pass, appunto). A marzo, quando la strada sembrava segnata, è iniziato un lavoro enorme di preparazione. Eppure le discoteche (settore la cui riapertura è legata alla ripresa dei concerti in piedi) sono ancora chiuse. E ai concerti c’è ancora l’obbligo di stare seduti, con capienze ridicole. Per questo mi è venuta l’idea di scrivervi. Nutro la massima stima per voi e per la Regione che amministrate. Da qui vi si guarda come esempi, e la scelta della location è legata anche alla condivisione di una visione politica. Perché in fondo per me di questo si tratta. Questo concerto è rimandabile, figuriamoci, senza che il mondo finisca. E sia chiaro: non è (solo) per l’aspetto economico e lavorativo che lo stiamo mettendo in piedi. Questo evento ha un significato che lo rende urgente, un significato politico nel senso più alto del termine.
L’Europa e i Festival outdoor: migliaia di persone col Green Pass. E in Italia?
Cosmo sottolinea anche la differenza di gestione del tema in Italia, rispetto ad altri Paesi europei che, invece, nei mesi scorsi, hanno permesso eventi outdoor con migliaia di persone presenti (senza quindi limitazioni di posto, numero, distanziamento e via dicendo) semplicemente se in possesso del Green Pass o del tampone negativo. Eppure qui da noi…
Ora basta. Non sono qui a chiedervi di fare l’impossibile, ma bisogna dare un segnale. Al governo. Insieme. Perché è il momento di dare una svolta a questo periodo. La convivenza col virus è iniziata. È ora di cancellare la parola “assembramenti”, smetterla di sbattere le persone in festa in prima pagina solo per creare polemiche e scandalo. È ora di creare aggregazione senza lo stigma dell’irresponsabilità o dell’untore. È ora di essere pragmatici e smetterla di colpevolizzare il nostro settore. È ora di dare una prova che le cose si possono fare. Nel resto d’Europa (UK, Francia, Germania, Belgio, Olanda, Svizzera e diversi paesi dell’Est) quest’estate ci sono già stati moltissimi festival outdoor e serate con migliaia di persone tutte vicine e in piedi. Gli ingressi, guarda un po’, erano possibili solo col Green Pass.
“Siamo disposti a fare l’evento come ‘esperimento’, disponibili a essere i primi”
Infine, l’appello a concedere che questo evento possa concretizzarsi e, se necessario, essere anche un esperimento di analisi e statistiche, come già avvenuto in altri Paesi, per capire e comprendere meglio quanto il virus possa diffondersi in eventi come questi.
Il nostro live sarà di fatto outdoor, perché il tendone sarà completamente aperto in tutto il suo perimetro. L’evento non ha bisogno di pubblicità, perché di fatto abbiamo già venduto tutti i biglietti. Non cerco visibilità, anzi: sto offrendo la mia visibilità per portare a galla il nodo e scioglierlo. Ma dovremo fare un gran lavoro, perché tutta Italia sappia cosa è successo, e si apra definitivamente una nuova strada per il settore. E in generale, si cominci ad uscire dalla gabbia in cui abbiamo chiuso le nostre teste. Insomma, vi chiedo semplicemente di unirci per lanciare un appello con i fatti. Di aiutarci ad autorizzare l’evento in deroga alle disposizioni statali. Possiamo farlo come esperimento, per quanto sia surreale chiamarlo così, dopo che tutta Europa ha fatto esperimenti entro l’inizio del 2021 e ha già messo in pratica i protocolli quest’estate. Noi siamo disponibili a essere i primi
Ed ecco la chiosa del lunghissimo messaggio, in attesa di una risposta ufficiale a quanto chiesto (e proposto):
L’importante è che il concerto avvenga già ad ottobre. Perché sappiamo che non è più il caso di aspettare. L’incantesimo pandemico va rotto, e bisogna iniziare a voltare pagina (come già avvenuto in tanti settori), pur senza illuderci di chiudere la faccenda troppo presto. Avremmo il plauso di tutto il comparto e di milioni di giovani. Che in fondo sono i primi a meritarselo. Ad alcuni sembrerà paradossale, ma oggi è proprio intorno alla musica che si gioca il senso della politica: oltre la burocrazia, per ritrovare la gioia di stare insieme. Anche questo è essere paese, essere comunità
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Gli esempi di “live esperimento” in Europa
Come sottolineato da Cosmo, in Europa ci sono già stati esempi di concerti e live monitorati, già da mesi. A marzo 2021, Barcellona aveva addirittura scelto di studiare l’effetto su 5.000 persone presenti ad una serata di musica dal vivo. Le regole erano semplici e chiare: test rapido prima di poter entrare nella struttura e trascorrere la serata insieme e mascherina da tenere indossata.
Sempre a marzo di quest’anno, anche Amsterdam aveva optato per questo studio con la riapertura dello Ziggo Dome. Anche in questo caso, obbligatorio il tampone negativo. La struttura poi era stata suddivisa in aree diverse con la possibilità di comportamenti differenti: chi doveva indossare la mascherina e distanziamento dagli altri fino all’area (chiamata “bolla”) dove si poteva non tenere alcuna protezione sul volto e muoversi liberamente nella zona definita.
E ancora a luglio 2021, nei Paesi Bassi, al Verknipt Festival. In quel caso, lo studio sottolineò un aumento di casi che però, analizzato da esperti e virologi, evidenziò come difficilmente il contagio potesse essere riferito direttamente a quella serata e non alle ore precedenti. Lo spazio di tempo tra il tampone negativo e l’inizio del concerto, permetteva comportamenti “a rischio”:
“Abbiamo scoperto ora che questo periodo finestra è troppo lungo. Avremmo dovuto avere un [periodo] di 24 ore, sarebbe molto meglio perché in 40 ore le persone possono fare molte cose come fare visita gli amici e andare in bar e club. Quindi in un periodo di 24 ore le persone possono fare meno cose ed è più sicuro”