Dalla Cassetta all’mp3 – il Sony Walkman: cinque motivi per rimpiangerlo
Cassette, walkman, mp3, iPod, ecco come è cambiata la musica: Il 22 ottobre 2012 terminava la produzione del walkman, cinque motivi per amarlo e rimpiangerlo ancora
Oggi, 22 ottobre 2012, sono due anni esatti da quando la Sony ha ufficialmente terminato la produzione dei walkman.
Molti di voi lo ricorderanno con nostalgia, mentre altri alzeranno le sopracciglia accarezzando il proprio iPod o lettore mp3. Ma quanta compagnia ci ha fatto quell’oggetto a pile che si scaricava sempre nei momenti meno opportuni? Dopo il salto, cinque motivi semiseri per rimpiangere la scomparsa del walkman (1-07-1979/22-10-2010, RIP).
1. Il tempismo delle pile. Il walkman andava a pile, si collegava la cuffia e poi partiva la musica con un tasto dalle dimensioni di un pollice. Poi, arrivava il momento infame. Quando la musica iniziava a rallentare e la voce degli U2 improvvisamente somigliava a quella di una setta satanica o le Spice Girls a quella di RU Paul. E solitamente accadeva in momenti particolari: davanti ad un viaggio di tre ore in treno, alla domenica mattina (quando il primo posto disponibile per comprarle distava un viaggio in pullman di venticinque minuti andata & ritorno) o in spiaggia il 15 di agosto. Succedeva questo, era inesorabile. E per evitarlo, doveva riempirti zaini o tasche di pile.
2. Il nastro che si impigliava. Ah, poi c’era quel simpatico giochino. Capitava che il tuo walkman improvvisamente soffrisse della sindrome di Medea e iniziasse e mangiarsi il nastro. In quei momenti, dovevi riuscire a districarlo senza rompere il nastro, con la fronte madida di sudore e il timore che comunque -in quel preciso punto- potesse rimanere una distorsione d’audio permanente. In tuo soccorso arrivava la punta di una penna o di una matita, vero e proprio strumento chirurgico.
3. La caccia alla canzone Non tutte le canzoni contenute in una cassetta si volevano ascoltare in un preciso momento. Diciamolo: la musica è da sempre colonna sonora delle nostre giornate. Ma oggi, in confronto ai tempi del walkman, siamo fortunati. Perchè, anni fa, per trovare una canzone, dovevi affinare la tecnica per capire il tempo che il nastro impiegava a fare scorrere i secondi della canzone. Era una caccia infinita. Cliccavi Play e mancavano ancora una ventina di secondi, mandavi avanti e poi ti ritrovavi a canzone quasi finita. E si doveva tornare nuovamente indietro. In tutto questo il pathos passava. Ma era necessario. Perchè se eri triste e volevi camminare ascoltando un pezzo triste, quasi sicuramente azionando il walkman partiva “Shake Your Bon Bon”, “We are the champions” o “The summer is crazy” di Alexia. Sicuro. E passavi quindi minuti e minuti a fare questo gioco (avanti e indietro) per arrivare la canzone strappalacrime che cerchi. E ti sentivi vagamente teatrale col rischio di raffreddare il momento
4. Le cassette amatoriali: Non si usavano solo le cassette originali ma anche quelle “fai da te”. Accendevi la radio passando magari 8 ore ad aspettare il brano sperando di avere i riflessi -saltando il gatto e la nonna al volo- di correre a premere Rec al momento giusto. Oppure – come facevo a volte io- cercavi una radio locale e iniziavi ad inventarti dediche farlocche richiedendo il brano che cercavi. Ma a volte la voce terminava quando la canzone era già iniziata. Dramma. Perciò mi ritrovavo a domandare “Two become one” (ad esempio) ed ascoltare la base con “Da Alberto per Fiorella… sono le Spice Girls con “2 become 1″… Say You Believe it, say you believe it…“. E fino a quando non riuscivo ad avere la canzone intera, continuavo -con pause di qualche giorno- a richiederla, passando per “serial lover” radiofonico (Fiorella diventava Maria poi Laura poi Elisabetta. Ma anche il mio nome spesso si modificava)
5. Le tasche sfondate. Diciamolo. Il wakman spesso non era proprio comodo. O lo si teneva in mano come faceva Don Abbondio con i libri nei Promessi Sposi, oppure la si infilava in qualsiasi tasca libera, dai jeans (apparendo leggermente innaturale con un gonfiore abnorme nel lato destro o sinistro) oppure nella tasche delle giacche. E le cassette poi? Già averne un’altra di scorta era un’impresa azzardata.
Ironia a parte, un po’ mi manca il walkman. Ho tanti ricordi legati a quest’oggetto del passato che non uso più da più di dieci anni(l’attesa dopo aver suonato il campanello, il viaggio in pullman, le passeggiate solitarie, gli ascolti nella mia camera da letto…) . Perchè, pile farlocche a parte, atti di cannibalismo con il nastro, era il mio primo modo di amare la musica, di apprezzarla, di entrare in un mondo mio, di formarmi un gusto e conoscere una serie di artisti che, spesso, ancora, ascolto. E se il walkman è terminato due anni fa (e abbandonato -personalmente- da molto prima) la musica è qualcosa che, in ogni sua forma, non morirà mai.
E voi, che ricordo avete del vostro “amico walkman”?