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Damon Albarn, Everyday Robots: recensioni del web e dei lettori

Il primo album solista del frontman dei Blur è uscito il 28 Aprile scorso: a una settimana dalle prime vendite, come sarà stato accolto dalla critica e dai fan?

pubblicato 4 Maggio 2014 aggiornato 29 Agosto 2020 19:26

Everyday Robots, il primo album solista di Damon Albarn, è stato pubblicato lo scorso 28 Aprile: accompagnato da un battage pubblicitario intenso, specialmente in Inghilterra dove il cantante dei Blur la fa quasi da padrone, e alcune interviste controverse con alcune dichiarazioni sull’uso di eroina e sulla tossicodipendenza, Everyday Robots è stato anticipato dall’uscita di ben cinque singoli nel corso di pochi mesi, quasi a voler dare ampia visione di ciò che ci si sarebbe potuto aspettare dal primo disco solista di Damon Albarn.

Dalle atmosfere della title track Everyday Robots fino a Lonely Press Play e Heavy Seas Of Love, Hollow Ponds e Mr Tembo, Damon Albarn non ha risparmiato una visione panoramica sulle sue capacità compositive: la melodia e le progressioni delle canzoni sono sempre quelle che hanno fatto la fortuna di carriera del cantante dei Blur (e dei Gorillaz, e dei The Good The Bad and the Queen, e Mali Music, e quanto altro), con particolare attenzione ai temi più contemporanei trattati nelle lyrics delle canzoni.

Si parla infatti della dicotomia tra natura e tecnologia già a partire dalla title track: un argomento profondo e importante che si dipana fino ad arrivare alla solitudine dell’uomo all’interno di una società sempre più aliena. Ogni canzone si rivede in questa ottica personale e per certi versi postmoderna, senza rinunciare ad un delicato alleggerimento che viene dai suoni elettronici e dalla delicatezza di certi cantati di Damon Albarn.

Non è certamente un album da ascoltare a cuor leggero: serve concentrazione e capacità di entrare all’interno della complicata rete di citazioni e richiami che ne hanno ispirato la composizione. Damon Albarn ha messo tutto se stesso, come anticipato, in questo album: e si sente, è indubbio.

Voi cosa pensate del primo disco solista di Damon Albarn?

Damon Albarn, Everyday Robots: recensioni del web

Spin
Questa è musica seria. albarn ha detto che è il suo disco più personale e non scherza.

Under The Radar
Musicalmente, c’è un’intelligenza che si espande oltre gli inni indie della giovinezza di Albarn.

New Musical Express (NME)
Albarn ti tira vicino a sé e ti sussurra i codici della sua vita dentro le orecchie. Cambia le impostazioni su “decifrare”

All Music Guide
Dopo ripetuti ascolti, la risacca dolorosa di Everyday Robots diventa un confort, un balsamo per i momenti di alienazione. E il tipo di disco che quando sei solo, lo ascolti.

Mojo
Sottilmente psichedelico, intuitivamente intelligente e costantemente in sfida, Everyday Robots sottolinea che Albarn è un artista di profondità e originalità, un maestro della melodia insidiosa e -forse questo non ha bisogno di essere ricordato- un musicista talentuoso e inventivo.

Q Magazine
Everyday Roberts è un disco bellissimo.

Uncut
Everyday Robots è un affare meno bollente, più intimo e riflessivo, come si confà con il tentativo di rivelazione dell’anima di un uomo.

The Independent (UK)
“Mr Tembo” è un raro momento di divertimento estroverso in un disco introspettivo e intimo che fa numerosi tentativi di rivelare l’anima dietro la star.

Consequence of Sound
Albarn è ancora tanto bravo a scrivere canzoni. E con la dichiarazione di introspezione, non mostra alcun segno di crescita effettiva.

Pitchfork
Robots è decisamente musica in minuscolo, più un pezzo del suo puzzle personale che un ritratto di per sé.

The Quietus
Everyday Robots segnala un cambio di marea nelle orecchie di Albarn perché è, verosimilmente in fondo, un lavoro che contrasta le origini del suo creatore con qualcosa troppo vicino alla sincerità. Vicino, perché ci sono alcuni momenti in cui il famigliare “orientalismo” produce risultati quasi nauseanti.

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