Home Notizie David Bowie, 10 canzoni indimenticabili della sua carriera [video]

David Bowie, 10 canzoni indimenticabili della sua carriera [video]

David Bowie, quali sono le canzoni che hanno fatto la storia e segnato punti cardine nella carriera del cantautore britannico?

pubblicato 11 Gennaio 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 22:12

E’ arrivata oggi, poche ore fa, all’improvviso, la notizia della morte di David Bowie. Un duro colpo nel mondo della musica, un lutto che non ha solo turbato i fan del Duca Bianco ma gli appassionati della musica in generale. David era malato da tempo, da ben diciotto mesi aveva iniziato la sua lotta contro un tumore. Questo era il suo privato, la sua dolorosa battaglia. Nei giorni scorsi era uscito il suo ultimo disco, Blackstar. Il lato pubblico e il lato privato si sono tristemente incontrati con le parole

“Se ne è andato serenamente circondato dalla sua famiglia”

E’ impossibile riuscire a stilare un elenco delle canzoni più famose e belle per una carriera che nasce negli anni ’60 ed è continuata fino a pochi giorni fa. Sarebbero sicuramente centinaia i pezzi da segnalare. Proviamo a indicare i dieci pezzi simbolo, senza ordine di preferenza ma con scelta casuale.

1. Space Oddity (1969): è il decimo singolo del cantautore e ha conquistato i primi gradini della classifica UK per ben due volte. A distanza di sei anni detiene il primato di 45 giri di Bowie più venduto nel Regno Unito. Del brano, Bowie disse che parlava del tema dell’alienazione, del sentirsi soli. Ha sempre voluto mantenere una sorta di mistero sul significato “nascosto” del pezzo sulla storia del viaggio spaziale di Major Tom. Ad aver avuto influenza è stato una pellicola cult:

Molti film mi hanno profondamente impressionato negli anni sessanta e uno dei più importanti è stato 2001: Odissea nello spazio. Lo collegavo al senso di isolamento. Questo e diversi altri elementi modellarono molte delle mie performance, e forse hanno predetto il mio stile di vita negli anni settanta

2. Starman (1972): pensate che la canzone, inizialmente, non doveva nemmeno esserci nell’album “The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars”. Fu Dennis Katz, capo della sezione A&R della RCA, a insistere con Bowie per includere il pezzo. E fu un vero successo grazie al sound della chitarra acustica suonata dallo stesso Bowie e dai celebri violini di Mick Ronson.

3. Golden Years (1975): fa parte del disco “Station to Station” del 1976 e venne rilasciato come singolo- in versione più breve- due mesi prima dell’uscita dell’album. Fu composta, secondo alcune indiscrezioni, per Elvis Presley (che la rifiutò). Riflette “un’aria di rimpianto per occasioni mancate e ricordi malinconici di piaceri trascorsi”.

4. Ziggy Stardust (1972): il testo della canzone racconta l’ascesa e il declino della superstar protagonista della storia. Sono parecchie le allusioni che sembrano identificare Ziggy come Marc Bolan, Weird and Gilly, invece, sarebbero -nella realtà- Trevor Bolder e Mick Woodmansey. Anche questo pezzo fa parte del quinto disco in studio, The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars.

5. Heroes (1977): Il suono del brano è epico e ipnotico, sorretto da un curatissimo lavoro del sintetizzatore di Brian Eno e dalla voce solista di Bowie che, da sobria e raccolta, diventa drammaticamente appassionata permettendo alla canzone di raggiungere un vero e proprio culmine emotivo. Una canzone d’amore dal testo agrodolce ispirata da due amanti che si vedevano riuniti all’ombra del Muro di Berlino: la voce narrante fantastica su di lui e la sua amante in grado di essere eroi anche “solo per un giorno”.

6. Life on Mars? (1971): immancabile. Anche in questo brano spicca il contributo dell’arrangiamento operistico di Mick Ronson. Il pezzo è diventato un classico vero e proprio, con diverse cover, interpretazioni ed è stato così popolare da aver ispirato, nel 2006, una serie tv quasi omonima Life on Mars (con la canzone nella colonna sonora), mandata in onda da BBC One. BBC Radio 2 la definì -con ragione-

un incrocio tra un musical di Broadway e un quadro di Salvador Dalí

7. Under Pressure (feat. Queen) (1981): È la prima collaborazione della band con un altro grande artista e sarà inserita nell’album Hot Space del 1982. Freddie Mercury decise di mettersi al lavoro su un brano partendo proprio dall’incompiuta Feel Like che sarebbe poi diventata Under Pressure. Il titolo, inizialmente, doveva essere People On Streets. Bowie scelse di non eseguire il brano live fino al Freddie Mercury Tribute Concert nel 1992, durante il quale Annie Lennox fece la parte di Mercury.

8. Changes (1971): per molti è una delle canzoni chiave della carriera del cantante inglese. Comprende anche uno dei primi esempi di assolo al sassofono. Ci sono molte interpretazioni in merito alla canzone: per alcuni è un inno al trasformismo e mutamenti di ruolo di David Bowie, per altri una sorta di coming out sulla sua identità sessuale, ma, soprattutto si legge una riflessione sui cambiamenti generali dell’esistenza di ogni individuo.

9. Ashes to Ashes (1980): fa parte del disco Scary Monsters (and Super Creeps) del 1980. Ritorna Major Tom -il Maggiore Tom- personaggio presente per la prima volta nel pezzo Space Oddity del 1969. In questo caso, il tempo è passato anche per lui e le sue condizioni non sono proprio delle migliori: depresso, “fatto”, è la rappresentazione dello stadio negativo di una persona dipendente dalle droghe. Visione confermata dallo stesso interprete e autore:

è una “ninna nanna popolare”, un’ode all’infanzia, dove si narra di come “un astronauta diventa un drogato”.

10. Fame (1975): scritto e composto da Bowie, Carlos Alomar e John Lennon. Toccò la vetta della classifica Billboard Hot 100 e fu il secondo singolo estratto da Young Americans. Ovviamente, il tema portante della canzone è una riflessione sulla fama, sulla celebrità, inclusi soprattutto i lati meno positivi. David la definì “maligna, arrabbiata”,spiegando che era stata scritta anche come accusa verso il management con il quale aveva rapporti lavorativi, all’epoca.

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