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Dream Theater, Jordan Rudess ai microfoni di Soundsblog prima del concerto a Milano

La trasformazione in paperi per Topolino, la cifra del successo, gli incontri con i fan, scaricare da torrent, le canzoni di Portnoy: il tastierista a ruota libera…

pubblicato 22 Gennaio 2014 aggiornato 29 Agosto 2020 23:21

Poche ore prima del concerto di Milano dei Dream Theater (clicca il link per il foto-report), abbiamo incontrato il tastierista Jordan Rudess per una piacevole chiacchierata, slegata dalle esigenze promozionali del nuovo disco – nel 2013 sono usciti sia il dodicesimo studio-album, intitolato Dream Theater, sia un live-album intitolato Live At Luna Park, e di entrambi hanno già discusso a sufficienza…
Abbiamo quindi parlato di tecnologia, di incontri con i fan, del lato “fisico” di un concerto, e soprattutto del grandissimo omaggio che Topolino ha tributato proprio questa settimana alla band, inserendo i Dream Theater in una storia di Paperino, trasformandoli tutti in paperi e con il nome Duck Theater.
Purtroppo l’effetto-sorpresa su cui contavamo è stato ‘spezzato’ da un fan e amico di Jordan, che gli aveva mostrato il fumetto appena uscito – comunque, il sorriso del musicista mentre si rivede sulle pagine del fumetto parla da solo…

Ti senti realizzato, ora che sei stato trasformato in un papero per Topolino?
“Oh, sì, penso sia l’apice della mia carriera… sono pronto a ritirarmi ora che i Dream Theater sono stati ritratti in un fumetto di Paperino. E’ finita, non penso suoneremo nemmeno stasera, ormai siamo al top! Ahaha.
Ok, sono semplicemente senza parole per il fatto che i Dream Theater abbiano trovato un significato totalmente nuovo in Italia!”

Seriamente: c’è stato un momento nella tua carriera in cui ti sei consentito di guardarti intorno e pensare “wow, sì, ce l’abbiamo fatta, mi sento realizzato”?
“Penso che quel che è interessante per i Dream Theater, sia il fatto che possiamo mettere tutto in prospettiva. Sì, siamo conosciuti in tutto il mondo, e in ogni parte del mondo le cose sono diverse, rispetto al concetto di “avercela fatta”.
Questo vuol dire che se magari stasera suoniamo a Milano e migliaia di persone saranno lì a urlare e mostrarci il fumetto di Paperino, ci potrebbe essere un momento in cui guardo il pubblico e penso “Oh cavolo, che spettacolo, mi sento appagatissimo!”. Poi però torniamo in tour in America, e suoniamo in qualche posto negli Stati centrali, ed il pubblico è completamente diverso, e non c’è più Paperino a sostenerci…
Penso che molte persone, molti musicisti, pensino molto alla pubblicità che gli viene fatta, a quanto si parli bene di loro – io e gli altri ragazzi nei Dream Theater pensiamo invece sempre e continuamente a suonare, fare prove, tenerci allenati con i nostri strumenti. Teniamo molto più i piedi a terra.”

Un altro indicatore del fatto che siete una “band al top” ma che al contempo tenete i piedi per terra, può venire dal fatto che i VIP Tickets per i vostri quattro concerti italiani sono tutti esauriti. In ognuna di queste sere una sessantina di persone ha pagato, oltre al prezzo del biglietto, una cifra per incontrarvi prima del concerto, stringervi la mano, fare una foto con voi. Come vedi questo bisogno dei fan di stringere un rapporto personale con voi, incontrarvi e toccarvi?
“Penso che sia una cosa grandiosa, e mi piace incontrare i fan. Penso che i fan del nostro gruppo siano persone molto molto intelligenti, e mi piace parlare con loro. Incontro amanti dei computer, persone creative, altri musicisti, ma anche uomini d’affari… penso che siano tutti persone intelligenti, perchè per comprendere a fondo la musica dei Dream Theater è necessaria una certa capacità di concentrazione e di conoscenza approfondita della musica. Quindi, le conversazioni con loro durante i meet & greet mi lasciano sempre colpito, mi piace sempre incontrare persone diverse.”

Pensi che queste persone possano dire di conoscerti, attraverso la musica che suoni?
“Probabilmente se qualcuno ascolta una quantità sufficiente della musica che compongo e pubblico in vari modi – non solo con i Dream Theater, ma anche con i miei side-project, con i video su YouTube e le app che creo – è possibile crearsi una buona idea di chi sono.
Inoltre, sono molto attivo sui social media: uso Twitter, uso YouTube… mi piace usare internet per condividere la mia musica e i miei pensieri. Non sono un musicista che pensa che il contatto con i fan sia dannoso!”

Parlando di tecnologia: il giorno di Natale i Dream Theater hanno fatto un gran bel regalo ai fan, permettendo di scaricare alcune tracce rimaste fuori dalla tracklist del live-album “Live at the Luna Park”. Lo strumento scelto per diffondere le tracce è stato un file .torrent, che generalmente è associato al download illegale di musica… so che sembra una domanda ormai vecchia di quindici anni, ma tu che ne pensi del download della musica?
“Usare i torrent per scaricare musica legale? Che problema c’è?
Il problema è quando la gente ruba la musica!
La questione sicuramente non è invecchiata, in tutti questi anni da quando esplose Napster. Adesso ci sono molte più questioni da tenere in conto, come Spotify, ci sono molti più servizi che consentono in maniera legale di ascoltare musica, ma ci sono ancora tanti punti da chiarire, alcuni musicisti sono confusi e preoccupati…”

Il tuo punto di vista sul download di musica (possibilmente legale!) è cambiato in tutti questi anni, da quando Napster si fece largo sulle scene?
“Non è cambiato tantissimo: la questione principale rimane che è un vero peccato che i musicisti vadano incontro a così tanti problemi, in seguito al furto della loro musica tramite i download illegali.
Come ascoltatore, però, penso che sia incredibile il progresso tecnologico di questi anni: ora ho a disposizione parecchi servizi legali che mi consentono di fare esperienza di tanta musica diversa, sempre e in ogni luogo.
Apprezzo anche che alcune compagnie di promozione musicale stiano cercando di far ascoltare la musica dei loro artisti in campi diversi da quello del “cd” o dell’ “mp3″, ma promuovendola tramite programmi televisivi, telegiornali, attività varie… la musica deve essere ascoltata, e si sta cercando di trovare un modo per far contenti tutti.”

Il tour europeo è appena partito, con una scaletta decisamente impegnativa: come vanno le cose, e com’è stato il processo di selezione delle canzoni?
“E’ lo show più ambizioso dei Dream Theater che abbiamo mai messo in piedi, ed è veramente intenso. Oserei dire che questo tipo di concerto è qualcosa che ogni fan dei Dream Theater dovrebbe venire a vedere, se gli è possibile.
Hai ragione, il tour è ancora partito e stiamo andando molto bene, ma sento che ad ogni data continuiamo a crescere, perchè dopo lunghissime prove in studio ognuno di noi sta imparando a gestire questa enorme bestia che portiamo in giro ogni sera, un set impegnativo anche a livello fisico.”

C’è mai stato un momento, durante le prove prima del tour, in cui vi siete chiesti “ma veramente riusciremo a suonare questa suite ogni sera? ce la faremo?” – insomma, avete mai dubitato di voi stessi, davanti a questa impresa titanica?
“Oh sì, sì, assolutamente… per me è scegliere la scaletta e fare le prove è un processo di apprendimento, una lezione per imparare quanta energia sappiamo infondere in un concerto, sera dopo sera. Non suonavamo in stile ‘An evening with’ da tanto tempo, quindi è stata una bella sfida, decidere di tornare a suonare per tre ore ogni sera.
Anche il solo fatto di stare in piedi per tre ore di seguito, muoversi sul palco e continuare a suonare, suonare, suonare, stando concentrato… mette alla prova il fisico, e oltre alle prove per la musica, abbiamo dovuto fare anche un po’ di palestra per allenare il corpo!”

Mi fa piacere vedere in scaletta “Shattered Fortress”, una suite epica… Il fatto è che quella era l’ultima canzone della famosa “12 Step Saga” scritta da Mike Portnoy per esorcizzare i problemi legati all’alcolismo. Non è strano suonare una canzone così personale per Mike, ora che lui non è nella band?
“Sicuramente il tema dell’opportunità di suonare questi brani è stato discusso, quando sceglievamo la scaletta per il tour e stavamo decidendo di suonare un passaggio dalla suite. Mike ha avuto un apporto fondamentale per queste canzoni (così come ha sempre avuto un ruolo fondamentale nel Dream Theater), però a livello compositivo tutta la band si è impegnata per scrivere quelle canzoni, sono tanto nostre quanto sue. Shattered Fortress è il brano finale della saga, che riprende i temi di tutte le canzoni, e ci è sembrato anche il giusto tributo verso Mike e al messaggio che lanciava tramite quella suite.”

Ho un’ultima domanda, ti premetto che è sicuramente bizzarra, ma fa parte di un progetto che sto portando avanti, quindi rispondimi con la prima cosa che ti viene in mente senza paura!
Cosa faresti se domattina ti svegliassi, e fossi nel corpo di James Hetfield?

“Ohh… ahaha… mmm… Non sono sicuro di cosa faccia lui la mattina, non vorrei interrompere le sue routine… mi sveglierei, mi allenerei un po’ con la chitarra, curerei la mia gola, e mi preparerei a salire sul palco!”

Per qualche foto dietro le quinte dell’intervista e qualche scatto inedito dal concerto, potete guardare la pagina Facebook di MusicaMetal – tutto il metal di Soundsblog!

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