Home Notizie Elio ricorda l’amico e collega Feiez: “Quando crollò, suonando, ebbi la sensazione che se ne fosse andato un pezzo di me”

Elio ricorda l’amico e collega Feiez: “Quando crollò, suonando, ebbi la sensazione che se ne fosse andato un pezzo di me”

Le parole di Elio che ricorda la scomparsa del collega e amico Feiez. Inoltre il cantante parla del figlio, affetto da autismo

13 Maggio 2024 16:50

Era il 23 dicembre 1998 quando Feiez (all’anagrafe Paolo Panigada) morì, improvvisamente. Poche ore prima, mentre si trovava con Elio e Le Storie Tese sul palco e mentre stava suonando Rockin’ in Rhythm di Duke Ellington ebbe un malore improvviso. Fu vittima di un aneurisma. La rianimazione, l’ambulanza e la corsa in ospedale furono, purtroppo, del tutto inutili. Alle 4 di mattina avvenne il decesso. E questo momento drammatico rimarrà indelebile per sempre nella mente e nei ricordi di Elio che, in un’intervista al Corriere della Sera, ha ricordato quegli attimi terribili:

“Era davanti ai nostri occhi. Non so a quanti sia capitato di vedere morire così un amico, qualcuno con cui hai condiviso giorni, sogni, speranze, rabbie. Lui aveva 36 anni. Quando crollò, suonando, ebbi la sensazione che se ne fosse andato un pezzo di me, che nulla sarebbe stato più come prima. Accadde il 23 dicembre e ricordo l’atmosfera surreale di quei giorni, tra lutto e festa, con i doni e le cene mischiate alla morte di un tuo amico. Tutto surreale. Ma purtroppo tutto vero”

Feiez aveva appena 36 anni.

Nelle dichiarazioni rilasciate al quotidiano, Elio ha anche parlato del figlio 14enne, affetto da autismo. Nacque insieme al fratello gemello Ulisse. La prima ad accorgersi di alcune anomalie fu la moglie, molto attenta nei comportamenti del figlio.

“È stato difficile trovare qualcuno che sapesse farci una diagnosi chiara e che ci indirizzasse. Non esiste un numero di telefono a cui rivolgerti, un indirizzo dove andare. Ti rendi subito conto che l’autismo di un figlio si coniuga con la assoluta solitudine dei genitori. E questo vale per ogni tipo di disabilità”

Poi ripercorre le sensazioni vissute in quegli anni, in quel periodo difficile post diagnosi:

“È tutto incerto, la prima reazione è lo sconforto. Sono sincero: è la paura, la disperazione. Manca tutto, credimi. Manca tutto. Manca un protocollo che una mamma e un papà possano seguire, che funzioni da bussola in quel maremoto. Devono cercare con il lanternino, da soli, nel dubbio di non aver trovato persone e soluzioni giuste”

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