Emanuele Dabbono a Blogo: “Leonesse, il live registrato a Genova, la mia città monumento. La collaborazione con Tiziano Ferro? Il successo della mia vita”
Emanuele Dabbono si racconta a Blogo, a pochi giorni dalla pubblicazione del disco live “Leonesse”.
E’ uscito il 5 novembre con il titolo “Leonesse”, il primo album live di Emanuele Dabbono registrato in occasione del concerto a La Claque di Genova (Teatro della Tosse) lo scorso 21 aprile.
Prodotto da Emanuele Dabbono e Raffaele Abbate su etichetta OrangeHomeRecords.
Dopo i successi da autore con Tiziano Ferro – anche Giorgia ha scelto di cantare “Il Conforto nel suo “Pop Heart” in uscita il 16 novembre – e l’ultimo album “Totem”, nasce “Leonesse” un album live che racchiude 14 brani live tra i più significativi della carriera dell’artista, completamente riarrangiati da sonorità acustiche al rock elettrico.
Dopo 20 anni di concerti era venuto il momento di celebrare quello che per me è l’essenza del fare il musicista: l’incontro con gli altri. Ho sempre amato la possibilità di far entrare la gente attivamente nella dinamica e riuscita del concerto, tanto quanto i musicisti al mio fianco. E per parlare di musicisti, questa volta (a partire già dal precedente Totem), ho trovato umanità straordinarie, prima che virtuosi.
Il 3 novembre “Leonesse” è stato presentato in anteprima live a La Claque di Genova, location in cui è stato registrato l’album con tutta la band al completo composta da: Marco Cravero (De Gregori) alla chitarra elettrica e classica, Fabrizio Barale (Fossati) alla lap steel e 12 corde, Michele Aloisi (New Trolls) al basso, Fabio Biale (Luf) al violino e ai cucchiai, Giuseppe Galgani alla chitarra elettrica, Gianka Gilardi alla batteria e percussioni e Matteo Garbarini alla chitarra elettrica.
È ora disponibile il nuovo video realizzato durante il concerto ad aprile 2018 di “Ci troveranno qui”, a 10 anni dalla sua presentazione ad X Factor 2008, per la regia di Serena Merega.
TRACKLIST
1 – Piano
2 – Le onde
3 – E tu non ti ricordi
4 – Capo di buona speranza
5 – Siberia
6 – Scritto sulla pelle
7 – Treno per il sud
8 – Pacifico
9 – Le cose che sbaglio
10 – Mio padre
11 – Alla fine
12 – Mostar
13 – Corpi
14 – Ci troveranno qui
Abbiamo intervistato Emanuele per parlare del nuovo disco e di tanto altro ancora…
E’ uscito il 5 novembre il tuo album live, Leonesse, registrato ad aprile e presentato il 3 novembre a La Clacque a Genova. Come è andata la presentazione?
Guarda, è stato il concerto più bello della mia vita! Avrò fatto migliaia di concerti, in carriera, in questi vent’anni però quello di pochi giorni fa aveva un sapore particolare che non aveva niente a che fare con la presentazione di un album. Era rivedere dei miei amici, alcuni non li vedevo da 2 mesi, non c’era nemmeno la tensione di dover registrare, perché lo avevamo fatto ad aprile. E’ stata una festa, ci siamo dilungati in un concerto di 2 ore e mezza, con jam session, pazzesco, ci hanno dato una bellissima accoglienza.
Genova è la città dove hai registrato il disco live, dove l’hai presentato e dove sei nato. Non è stato un caso questa scelta, immagino…
Sì, esatto, è la mia città monumento. Poi, quest’anno, è stato un anno molto difficile per l’Italia intera ma anche per Genova in particolare. Penso al ponte Morandi, quello che è successo per il clima… Chiudere il cerchio e tornare in quella città significa tributare un omaggio d’amore. Noi liguri sì, ci rialziamo, ma anche vedere le persone che, nonostante quello che è successo, sono venute al concerto, è stato molto toccante. Alla fine siamo scesi in mezzo al pubblico a suonare “Luce guida”, in memoria delle persone che hanno perso qualcosa o qualcuno nell’agosto scorso.
Sempre legandomi a Genova, tra presente, passato… la tua adolescenza. Che ricordi hai del tuo passato, della tua voglia e fame di musica?
Persone che mi conoscono da sempre mi dicono “Quello lì se l’è meritato perché girava sempre con una chitarra addosso!”. Una sorta di adesivo, il nomade con la chitarra sulla spalla, in spiaggia. Coltivavo la voglia di scrivere canzoni da sempre, ma davvero… ne ho scritte migliaia! All’epoca, prima di X Factor, avevo mosso qualche passo. Avevo pubblicato un singolo, avevo aperto qualche concerto, come quello di Avril Lavigne o John Legend, Black Eyed Peas. Ma non riuscivo a trasformarlo in un verso e proprio mestiere. X Factor è stato, per me, il punto di cambiamento. Mi ha permesso di espandere il mio raggio d’azione, di suonare in tutta Italia e fare dischi.
A dieci anni dalla tua partecipazione a X Factor, adesso lo segui ancora?
Non ne perdo una puntata! Un po’ anche per i molti ricordi. Quando scorrono i titoli di coda e vedi gli autori -anche se hanno cambiato rete televisiva- molti sono nomi che conosco. Mi piace riguardarlo per vedere quanto è cambiato, quanto sono cambiato io e i talenti nuovi quanto possono essere lontani o vicini alle mia sensazioni. Noi eravamo i pionieri… Pensa che io sono andato senza sapere che mi sarei poi dovuto esibire con le cover ma pensando di poter fare la mia musica. E’ stato molto strano per noi!
Oltre che cantante sei anche autore. Nel tuo curriculum hai scritto molti brani anche per Tiziano Ferro, come Incanto, Valore Assoluto, Il conforto. E proprio questa è stata incisa da Giorgia per il suo nuovo disco di cover Pop Heart. C’è un pezzo al quale sei più legato?
La collaborazione con Tiziano è il vero successo della mia vita e spero possa durare il più a lungo possibile. Non solo a livello professionale ma anche umano, sto capendo molto di cosa e come mi piace scrivere le canzoni. Se ti dovessi dire quella che ha avuto e sta avendo più successo ti dovrei dire “Il conforto” ma non per i due dischi di platino ma perché, nonostante dia uscito due anni fa, se Giorgia ha deciso di inserirla proprio nel suo album, significa che la annovera come un piccolo classico della nuova era musicale italiana. E’ un motivo di grande orgoglio. Ma quella a cui sono più legato è la prima, “Incanto”. Quando uscì, ero contentissimo della reazione delle persone, talmente grato a Tiziano che lo dicevo a tutti! L’ho vissuto come un atto di rivalsa verso tantissimi di gavetta…
Posso chiederti come è nata la collaborazione con Tiziano?
Certo! Lo incontrai per la prima volta nel 1998, alla finale di Sanremo Giovane, l’Accademia… si chiamava così il percorso per accedere al festival di Sanremo. Nel corso degli anni ci siamo persi. In finale a X Factor ci siamo ritrovati. Io presentavo il brano “Ci troveranno qui”, lui aveva scritto “Non ti scordar mai di me” con Roberto Casalino per Giusy Ferreri. Ricevetti i complimenti da lui e una specie di “Ti tengo d’occhio” che si rivelò essere la verità. Nel 2013 abbiamo ripreso contatto e una collaborazione a tutti gli effetti, oggi ho un contratto.
Ti hai un alter ego, però… giusto?
(Ride)
… mi riferisco a Clark Kent Phone Booth… Mi racconti?
In realtà sei uno dei pochissimi che cita questa cosa e mi fa molto piacere! Quando facevo le superiori scrivevo le mie prime canzoni in inglese, un centinaio. Arriva un momento a 35 anni in cui mi son detto, Voglio trovare il modo di pubblicarle. Una piccola etichetta mi diede retta. Suonando tutti gli strumenti e registrando in casa, mi sono fatto 2 dischi, uno elettrico e uno acustico. Ci hanno creduto talmente tanto che li hanno mandato oltreoceano. Ed è arrivata una chiamata per fare un tour negli Stati Uniti… New York, Boston, Cleveland… Tu pensa un ragazzo della provincia di Genova che va a New York per la prima volta ma non da turista, ci vai a suonare! Mi sembrava di vivere un sogno.
Adesso è uscito l’album live. Stai già pensando a un nuovo disco?
Ci sono tantissime possibilità ma in questo momento me la sto davvero godendo. Sapere che c’è gente che, a casa, sul divano, sta spulciando la playlist live su YouTube… Mi sto godendo questo momento non progettando troppo. So che mi piacerebbe molto di più con la band invece che con chitarra e voce. Ho trovato questa band, delle persone magnifiche, strepitose, umanità e anche virtuosi del loro strumento.
Vuoi aggiungere qualcosa che non ti ho chiesto?
Solo una cosa! Le foto del disco che ci sono, non solo la cover ma anche quelle del libretto, appartengono a un maestro della fotografia italiana che mi segue da parecchi anni: Luigi Cerati!