Emis Killa sui concerti e le misure anti-Covid: “Per quanto tempo vogliamo andare avanti a farci prendere per il cul0 dallo Stato?”
Emis Killa condivide uno sfogo e una riflessione su Instagram in merito all’argomento concerti e limitazioni legate al Covid-19
Il concerto improvvisato di Salmo, oltre a provocare polemiche e suscitare critiche, ha inevitabilmente riportato alla luce l’argomento “concerti” e ritorno alla normalità. Mentre in questa estate 2021, qualche tour è partito (all’aperto, con numerose limitazioni di capienza di pubblico e regole rigidissime da rispettare), molti altri concerti sono stati direttamente rimandati al 2022 e quelli previsti in autunno/inverno sono con una virtuale spada di Damocle a ondeggiare su di loro. Il tutto per questa maledetta incertezza che ancora accompagna (troppo) le nostre vita. E diversi settori, continuano, con difficoltà, a cercare di sopravvivere. Anche Emis Killa, via Instagram, è intervenuto nell’argomento “concerti/Salmo/ripartire”.
Comunque riguardo sta storia del Covid e i concerti va detta una cosa: non si capisce un cazz0. Sono stato a Riccione (per dire una città a caso) due giorni fa e non potete capire il delirio di gente che c’è, ovunque. In generale in Italia c’è confusione. Nei ristoranti devi entrare con la mascherina ma appena ti siedi al tavolo la togli, quindi no sense. in strada sembra il mercato. Nei lidi, le discoteche, i bar, non c’è un solo luogo in cui abbia visto la gente rispettare le norme di sicurezza, manco io l’ho fatto. Nessuno mi ha chiesto il green pass da nessuna parte. NESSUNO.
Emis Killa cita Salmo e le critiche attirate, parlando però anche di quanto sia sempre più necessario tornare alle proprie vite:
Poi Salmo organizza un concerto e tutti gli si scagliano comprensibilmente contro. Io sono d’accordo che non sia stata una cosa molto “safe” ma d’altronde cosa vi aspettavate? Se non lo faceva lui lo faceva qualcun altro. Per quanto tempo vogliamo andare avanti a farci prendere per il culo dallo Stato? Son due anni che ci tirano secchi con ste mezze misure e finte promesse, la gente non ce la fa più. Ho amici che han dovuto lavorare di nascosto come personal trainer perché la palestre non potevano riaprire. Altri che hanno chiuso i ristoranti perché han fallito. Io sono stato il primo a esprimermi a favore sia del primo lockdown, sia dei vaccini. Ma a cosa servono a questo punto certe misure se poi non possiamo tornare alla nostra vita? Ci lamentiamo dei concerti abusivi ma se continuiamo così avremo un sacco di gente che va a fare le rape in banca.
Poi, conclude con un elenco di rappresentanze della categoria dello spettacolo, faticosamente ad annaspare in questo periodo storico, dopo mesi e mesi:
E non parlo di “me” che tutto sommato sono privilegiato, ma avete idea di quanta gente, ad esempio, lavora con me e per me (che sono solo una goccia nel grande oceano della musica)? Drivers, fonici, promoters, truccatrici, stylists, registi, dj/band, gli hotel e i ristoranti che ci ospitano in tour, i ragazzi della sicurezza, per non parlare poi di tutti gli impiegati che si occupano di farla uscire/promuoverla/suonarla dal vivo. Qualcuno si renda conto una volta per tutte che la gente che il governo non vuole “ammassare” sotto ad un palco o a qualche evento sportivo, si va ad ammassare altrove, in casa con gli amici o in un qualsiasi luogo possibile. CI SIAMO ROTTI IL CAZZ0.