Emis Killa: “Mi criticano se ho collana d’oro e vestiti firmati nei video ma è il cliché dei rapper”
Le dichiarazioni del rapper a Lucignolo 2.0
Si trovano nella zona industriale di Vimercate e che porta a Rossino. Una volta era tutto diverso, sottolinea Emis Killa mentre parla ad Enrico Ruggeri per Lucignolo 2.0. E molte cose sono cambiate anche da quando lui era un aspirante rapper e ora si trova famoso e riconosciuto dai più giovani (e non). Da ragazzino andava al muretto a Milano a fare freestyle con il pullman e due metropolitane.
“Ho lasciato la scuola dopo la terza media e mi ricordo che finito le lezioni andavo direttamente lì… Non mangiavo neanche! C’erano quelli che ai tempoi erano i free styler della scena underground di Milano. Quelli più fighi eravamo noi, i ragazzi del muretto”
Ai tempi non si immaginava tutto il successo ottenuto (“Eravamo tutti dei ragazzi un po’ disagiati con delle storie un po’ particolari alle spalle, era bello condividere le nostre esperienze, eravamo un po’ le pecore nere riunite…”)
Il momento della svolta è stata la vittoria delle Tecniche Perfette, il campionato italiano di Freestyle e poi il legame con la sua label indipendente e poi con la casa discografica.
Anche nell’ambiente dei rapper non mancano le invidie
“C’è quello che magari non hai mai salutato e diventi famosi, non saluti, e dice che non lo fai perché hai fatto i soldi. Eh no, Non ti salutavo nemmeno cinque anni fa quando non avevano nemmeno i soldi per piangere. Il successo è spesso una giustificazione per qualcosa: mi trovi con le palle girate per strada, rispondi male e lui magari ha anche torto, pensa solo “Sei famoso e te la stai menando””
Infine, molti rapper quando diventano famosi la mettono giù dura (parola di Enrico). Vale anche per Emis Killa?
“NCosì no però in realtà è più semplice. Io a volte vengo criticato perché ho la cintura firmata, la maglia firmata l’anello duro. Fa parte tutto del mio lavoro. Fa parte del mio lavoro e del mio ambiente, poi il rapper ha questo cliché: della collana d’oro, dei vestiti firmati, belle ragazze e macchinona. Se voglio fare bene il mio lavoro devo fare anche quello. E non vuol dire che sputo in faccia alla miseria perché mia madre è quella che ancora oggi si alza alle 5 di mattina per andare a lavorare”