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Enrico Ruggeri pubblica un’autobiografia: “Sanremo? Nel 2003 boicottato dalla giuria”

Enrico Ruggeri compie 60 anni e festeggia con un’autobiografia.

pubblicato 6 Giugno 2017 aggiornato 28 Agosto 2020 05:19

Sessant’anni, tondi tondi. Sono quelli che ha compiuto ieri Enrico Ruggeri. Il cantautore ha festeggiato il traguardo con la pubblicazione di un’autobiografia edita da Mondadori ed intitolata Sono stato più cattivo. Perché adesso? “Perché ho compiuto 60 anni e perché probabilmente mi sento meno impacciato nel raccontare di persone che non vivono più in questo mondo e di altre che non vivono più nel mio mondo”, ha dichiarato al Corriere della Sera.

Quindi Ruggeri ha ricordato alcuni episodi della sua carriera… senza peli sulla lingua. Tipo quando nel 1993 partecipò all’Eurovision: “Andai in Irlanda per la gara e la funzionaria che mi accompagnava mi disse: ‘Sono qui per evitare che lei arrivi primo’. La Rai non voleva spendere tutti quei quattrini per organizzare l’evento di cui forse non le importava granché, visto che da noi non faceva grandi ascolti in tv”.

E Sanremo? Nel 2003 – ha raccontato – “una nota signora dello spettacolo convinse tutta la giuria di qualità a darci zero per aprire la strada del podio a un suo amico. Il nome? Non lo faccio nemmeno nel libro, ma basta andare a spulciare le cronache di allora per scoprire di chi si tratta. Io non parlo di frode, piuttosto faccio intendere che magari c’è qualcosa di pilotato. Basta comporre le giurie in un certo modo o far chiudere il televoto a una certa ora e il gioco è fatto. E non credo che esista nemmeno il sistema perfetto per evitare dubbi sull’esito della gara. D’altronde Sanremo fa girare milioni di interessi e qualcuno quel benedetto trofeo se lo deve pur portare a casa”.

Tutto il resto, nell’autobiografia.

Enrico Ruggeri, Sono stato più cattivo: trama

È il 1975, siamo in una discoteca di Londra. La serata sta per finire, un diciottenne italiano, in pellegrinaggio con gli amici nella capitale della musica, sta ballando un lento con una ragazza. Vuole fare colpo. «Sono un musicista» le sussurra all’orecchio nel suo inglese stentato, «forse un giorno qualcuno ballerà con una delle mie canzoni». L’inglesina non alza nemmeno lo sguardo. «I don’t think so», non credo proprio, risponde con una smorfia. Due anni dopo, quel ragazzino firmerà il contratto per il suo primo disco. Dodici anni dopo, conquisterà la prima vittoria al festival di Sanremo e un disco di platino. La rabbia per quelle parole londinesi – e per molte altre cose che gli erano già successe – è stata, confessa oggi, un motore straordinario. In occasione del suo sessantesimo compleanno, Enrico Ruggeri, per la prima volta, decide di raccontare la sua vita. E lo fa partendo dal principio, dalla sua infanzia milanese, la depressione del padre – uomo intelligente e affascinante che però non riusciva ad andare a prenderlo a scuola tanta era la fatica di alzarsi e uscire da casa – e l’abbraccio di due generazioni di donne forti e iperprotettive che, con le migliori intenzioni, contribuivano alla sua solitudine. Si continua con gli anni del liceo, nella Milano dei ’70, in cui era quasi impossibile sfuggire al conformismo della contestazione, che nell’imporre mode e gusti alternativi passava in un attimo dal grottesco alla violenza. Intanto c’era stata la prima delusione amorosa e, soprattutto, l’incontro con la musica – i 45 giri dei Beatles, di Lou Reed, dei Roxy Music da ascoltare in loop tutto il pomeriggio – e il sogno di fondare una band. Si arriva così all’università, alla comparsa dei Decibel sulla scena punk milanese, alla nascita di sodalizi musicali indissolubili come quello con Luigi Schiavone, alla lunga, altalenante cavalcata verso l’affermazione. Con la rabbia, la sete di riscatto e la voglia di andare controcorrente come inseparabili compagni di avventura. Partendo dalla convinzione che siamo quello che viviamo, nel bene e nel male, e che “scrivere può salvarti la vita”, Ruggeri compone uno splendido memoir letterario onesto e spietato, una corsa sulle montagne russe che, ripercorrendo con affetto e durezza la sua vita, tappa dopo tappa, illumina tutti i successi e i fallimenti, le cadute e le rinascite.

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