Eric Clapton sul disco “Clapton” in uscita: “Odio il mio modo di cantare”
Uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi, Eric Clapton, per i fan soprannominato “Slowhand”, ci regala finalmente un album di studio dopo cinque anni di attesa, precisamente dal lavoro del 2005 intitolato “Back Home”. Si tratta del diciannovesimo album in studio da solista, in uscita il 28 settembre. Il disco intitolato semplicemente “Clapton”,
Uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi, Eric Clapton, per i fan soprannominato “Slowhand”, ci regala finalmente un album di studio dopo cinque anni di attesa, precisamente dal lavoro del 2005 intitolato “Back Home”.
Si tratta del diciannovesimo album in studio da solista, in uscita il 28 settembre. Il disco intitolato semplicemente “Clapton”, una raccolta di quattordici brani tra inediti e cover di pezzi classici tra i quali “Rockin chair” scritta da Hoagy Carmichael negli anni ’20 e registrata la prima volta da Louis Armstrong, e “How Deep Is The Ocean?” scritta dal compositore staunitense Irving Berlin, prevede una serie di collaborazioni interessanti come J.J. Cale, Wynton Marsalis e Allen Toussaint.
Il cantante e compositore britannico rivela nel corso dell’ intervista a Mojo che il disco, intimo e gioioso, è uscito in maniera diversa da come era stato programmato:
“Sì, non è ciò che doveva essere. Ed è probabilmente migliore di ciò che doveva essere, ho lasciato che accadesse, in un certo senso. E’ una collezione eclettica di canzoni che non erano in realtà sulla mappa.”
Nell’album sono stati inseriti, infatti, dei brani non previsti:
“Sarà una sorpresa per i fan,” dice Clapton, “perchè è stata una sorpresa anche per me…”.
La leggenda del rock e del blues, grande chitarrista capace di trasmettere profonde emozioni appena tocca le corde, canta in maniera intima, personale, eccezionale, eppure lui stesso ha da ridire sul suo modo di cantare:
“Odio il mio canto. Non mi piace il mio modo di cantare. Sembra tutto come quando avevo 16 anni, e vivevo a Surbiton. Faccio del mio meglio per cercare di sentire. Sai, quando sento cantare Ray Charles, credo, che sia così che si debba fare. Si ricorda migliaia di canzoni e le canta tutte come se fossero la canzone più importante che conosce. Non è come leggere, come fanno tutti. Lo fa dal profondo del suo cuore, ogni volta, per ogni canzone. Questa vuol dire esseri ispirati. Questa è la mia fonte di ispirazione. Ma io sono intriso di tanta insicurezza nel canto, che è molto difficile per me arrivare alla libertà che possiedono questo tipo di cantanti.”
Eppure, l’artista mi sembra sempre pienamente ispirato in ogni sua interpretazione. Se volete deliziarvi vi segnalo, dopo il salto, un live del 2008 in cui canta “Rockin Chair”. Ditemi voi, se canta male o non interpreta nel migliore dei modi…