Home Ermal Meta Ermal Meta presenta l’album Tribù Urbana: “È un disco strano, ci ho lavorato con la voglia di correre quando la libertà mancava”

Ermal Meta presenta l’album Tribù Urbana: “È un disco strano, ci ho lavorato con la voglia di correre quando la libertà mancava”

La conferenza stampa di presentazione del nuovo album di Ermal Meta, alla quale eravamo presenti anche noi di Soundsblog.

pubblicato 26 Febbraio 2021 aggiornato 1 Marzo 2021 12:54

Ermal Meta ha presentato ufficialmente il nuovo album Tribù Urbana, nel corso della consueta conferenza stampa alla quale eravamo presenti anche noi di Soundsblog.

Il nuovo album del cantautore italiano di origini albanesi sarà disponibile a partire dal prossimo 12 marzo, anticipato dal singolo No Satisfaction e dalla canzone sanremese, Un milione di cose da dirti, che ascolteremo nel corso della 71esima edizione del Festival di Sanremo.

Riguardo il brano sanremese, Ermal Meta ha dichiarato di aver scritto la canzone circa tre anni fa, quando la sua carriera da solista prese definitivamente il volo. Un milione di cose da dirti è una canzone scritta di getto, un brano che ha avuto origine da un blocco emotivo che l’artista ha avuto urgenza di risolvere:

Un milioni di cose da dirti è una canzone che ho scritto tre anni fa, stavo attraversando un periodo particolare, era da poco iniziata la mia carriera da solista e la mia vita era piena di piccole scosse e grandi scosse di assestamento. Avevo un blocco emotivo, interiore, l’unica cosa che poteva fare era scrivere una canzone per potermene liberare. Potevo dire un sacco di cose in quel momento. Mi sono messo in gioco, parlando con qualcuno che, in quel momento lì, non c’era e per questo motivo, sono riuscito a scrivere in maniera aperta. La canzone, l’ho scritta in 10 minuti. È un testo che ho “vomitato” in 10 minuti. È una canzone d’amore verticale, è una semiretta che parte e non sai dove va a finire. L’ho voluto lasciare aperta. È una canzone d’amore che ha la gioia della consapevolezza di aver avuto qualcosa di importante e che non contempla il dolore di averlo perso.

Questa nuova esperienza del Festival di Sanremo avrà, per Ermal Meta, un sapore diverso dalle precedenti. La vittoria, infatti, non è tra gli obiettivi del cantautore e il fatto che il palco del Teatro Ariston sia uno dei pochi dove gli artisti, al momento, possono salire, a causa dello stop agli eventi dal vivo per il COVID-19, risiede tra i motivi principali della sua decisione di tornare al Festival:

Non mi aspetto di fare di nuovo una “scorpacciata”. Ci vado con uno spirito diverso. Tornare al Festival dopo aver vinto l’ultima volta potrebbe far pensare che vado lì per vincere di nuovo. Queste cose non mi interessano. Vado a Sanremo perché, in questo momento, è l’unico palco dove si può salire. Non sono mai stato a Sanremo con una ballad e questa mi sembrava un’occasione importante. Non avrò messaggi particolari da lanciare, ho un proposito squisitamente musicale. Voglio cantare al meglio la mia canzone e la cover. Sarò molto emozionato e spero che le persone si emozionino con me. Cantare in un teatro vuoto sarà strano. In questo Festival, però, il ruolo più difficile, ce l’avranno i conduttori e non i cantanti.

Ovviamente, Ermal Meta non ha nascosto il desiderio di proporre le canzoni di questo nuovo album, al più presto, dal vivo:

Ho una voglia immensa di portare questo disco dal vivo. Di solito, scrivo, immaginando di stare sul palco. In questo caso, ho scritto le canzoni, immaginandomi in platea. Tante persone vanno ai concerti per cantare la musica che ascoltano. Ho scritto canzoni da cantare a squarciagola. Non avevo “stadi” all’orizzonte. Il COVID mi ha messo i bastoni tra le ruote ma ci sono stati “bastoni” molto più gravi dei miei. Ne usciremo diversi, cambiati per sempre nonostante la capacità di dimenticare le cose che ci hanno fatto male. Però ho avuto molto tempo per concentrarmi su quello che stavo scrivendo.

Ermal Meta, quindi, per quanto ha riguardato la scrittura dei brani, ha avuto un approccio diverso rispetto ai dischi precedenti. Il sound, invece, risente di tutte le esperienze musicali vissute da Ermal Meta prima del suo successo da solista:

Il disco è una commistione di cose diverse. C’è una parte classica come la canzone sanremese, ad esempio. In altre occasioni, invece, ho preso strade diverse. Non sono rimasto all’interno di un genere. La musica è bella tutta. Ho cercato di metterci dentro un po’ di tutto quello che ho ascoltato. Ho sperimentato suoni diversi. Le collaborazioni? Non ci sono ma ci ho pensato. Volevo fare qualcosa di controcorrente in un periodo dove i featuring abbondano. È un disco strano, ci ho lavorato con la voglia di correre quando la libertà mancava. Il disco ha un’anima più rockeggiante ma i suoni sono tutti molto dosati. Ho attraversato il periodo punk e il cross-over e quel tipo di sound mi è rimasto. Il titolo Tribù Urbana mi è venuto in mente una volta finito di ascoltare tutte le canzoni. Gli essere umani tendono a stare vicini. La tribù è l’anima che unisce le persone. Le nostre città sono sempre più diversificate, ci sono sempre più colori. La tribù urbana non esiste fisicamente, come la musica, ma c’è.

Tornando a Sanremo, infine, Ermal Meta ha svelato i motivi per i quali ha scelto di eseguire Caruso di Lucio Dalla, durante la serata di Sanremo dedicata alla Canzone D’Autore

Ho scelto Lucio Dalla, ho scelto Caruso perché è la canzone che tutti mi hanno sconsigliato di fare. Io sono fatto così, cerco di andare sempre contro quello che può essere un consiglio anche saggio. Preferisco misurarmi con i miei limiti, mettermi i guanti di velluto e toccare qualcosa che è intoccabile. Magari sbaglierò ma mi ci voglio misurare.

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