Fosch Fest con Satyricon: foto-report del Day 3, Domenica 9 Agosto 2015
Satyricon, Finntroll, Manegarm, Furor Gallico, Fosch, Dalriada: scopri com’è andato il terzo giorno del festival a Bagnatica
Terzo e ultimo giorno di FoschFest 2015, dopo il gran successo del Sabato (clicca qui per il report): si vede che il leggero spostamento da sonorità unicamente folk a quelle più legate al black/death non ha infastidito nessuno, e anzi ha ampliato il pubblico. Scommessa vinta, quindi: il coraggio della proposta è un altro punto su cui lodare l’organizzazione del fest, insieme a tutti gli alti dettagli che hanno reso questo un festival che tutti amano. Ampio parcheggio gratuito e regolato all’uscita da polizia e protezione civile, palco ben visibile da qualsiasi punto dell’area concerti, due zone con tavoli e sedie all’ombra, tanti alberi, l’impegno nel fornire cibo (preparato al momento) e birra di qualità (di un birrificio locale, con vari tipi di spillatura, comprese IPA e Indian Ale, altro che roba annacquata di grandi marche), docce e fontanelle di acqua gratuita, metal-market ed infine prezzi assolutamente popolari (20 euro al giorno, 35 per due, compreso il campeggio!) per dieci ore di musica al giorno. Chi è stato ad altri festival sarà commosso davanti alla descrizione di questo Valhalla terrestre, chi è stato al Fosch spererà di trovare questi standard ovunque (buona fortuna!).
Dopo aver parlato di tutto il “contorno”, in cui i lati positivi surclassano l’unico neo dei ritardi, è ora di parlare delle band. Ebbene, come sono stati i gruppi della Domenica?
Ottimi. Semplicemente ottimi, dal primo all’ultimo: come si dice in America, All Killer No Filler.Chi è salito sul palco in questa terza giornata avrebbe meritato “di più”, ma chiaramente non tutti possono essere headliner ad un singolo festival, ed è stato un piacere assistere ad esibizioni così martellanti, dalla prima all’ultima nota.
Riprendendo il concetto di “All Killer No Filler”, in effetti un Filler purtroppo c’è stato: si tratta delle attese prima dei singoli concerti. A causa di un soundcheck infinito degli headliner durante la mattina, tutti gli show del pomeriggio sono iniziati in forte ritardo, fin dal primo gruppo – non è tanto un problema di orari svizzeri, quanto l’agonia di pubblico (e band) di fare il soundcheck pochi secondi prima di suonare, togliendo qualsiasi magia all’esibizione stessa. Al cinquantesimo colpo di rullante di Fosch, al trentesimo accordo di chitarra da fare dei Furor Gallico, alla ventesima richiesta di settare il mix dei Dalriada, i fan delle prime file avevano facce da “DAI CAZZ* SUONA, FA NIENTE SE IL SOUND NON E’ PERFETTO”. Non è stata “colpa” di nessuno, e dopotutto queste band non hanno i mezzi per assumere dei roadie che facciano tutto al loro posto, solo che è un po’ mortificante assistere al siparietto del gruppo che, già tutto vestito, accorda gli strumenti e poi sparisce nel backstage mentre parte la intro, e poi torna sul palco sperando in un effetto epico. E’ solo un appunto tecnico, non ha avuto impatto sugli show e alla fin fine il ritardo è stato superato, saltando la pausa prevista e accorciando di qualche canzone i set delle band del tardo pomeriggio: valeva la pena sottolinearlo ora, per non aprire ogni commento alle band con “dopo un estenuante soundcheck”. Le cose miglioreranno l’anno prossimo, soprattutto se gli headliner saranno più magnanimi con i tempi.
Ah, e il risultato, comunque, è che ognuno ha suonato con suoni stratosferici (solo i Manegarm hanno rischiato qualche problema tecnico che la sera prima avevano avuto i Carcass), quindi i ritardi sono valsi la pena.
Prima di passare al report vero e proprio, ricordiamo che recentemente abbiamo intervistato Frost dei Satyricon e Vreth dei Finntroll, e se volete lasciare commenti al report o guardare tantissime altre foto del pubblico potete cercarvi sulla pagina Facebook di MusicaMetal/Tutto il metal di Soundsblog.
Parliamo delle band, quindi. I Fosch, dopo un estenuante soundcheck dopo una intro chiamata a gran voce, prendono il palco chiedendo al pubblico se è pronto ad un “massacro sonoro orobico”: richiesta affascinante e colta, così come è colto il contenuto dei loro testi, tutti in dialetto bergamasco e tutti incentrati appunto sulle leggende della zona delle Alpi Orobiche. Il cantante spesso introduce i brani parlando proprio delle leggende che li hanno ispirati, e quando non si lascia andare ad excursus storici, si limita ad incitare il pubblico a bestemmiare fortissimo. La band è compatta, compreso il nuovo batterista arrivato dagli Ulvedharr (di Clusone, quindi già abituato a dialetto e massacro orobico), ed il loro frontman ha un carisma unico, aiutato da un cantato growl e pulito di gran livello. Promossi (a headliner di altri festival) a pieni voti.
Il secondo gruppo in scaletta è già uno dei più attesi della giornata, con tantissima gente che si aggira truccata “da guerra” con i colori blu dei Furor Gallico. Acclamatquesti momenti in avanti coinvolta in modo costante a prescindere dalla tipologia di song eseguita dal sestetto. I Finntroll sono un’ottima folk-metal band – diciamo pure la migliore, dai! – proprio perche’ sanno essere incisivi, personali e coinvolgenti sia nei frangenti piu’ danzerecci e violenti, sia nei momenti piu’ epico-atmosferici che le loro piacevoli canzoni sanno anche regalare, con un pathos tra il serio e il faceto che non sfocia mai nel troppo caciarone (Korpiklaani) e non rimane mai i come eroi nazionali, gli otto musicisti hanno il pregio di proporre un look personale che li distingue dalla “concorrenza”, e soprattutto hanno maturato un sound tutto loro, che li rende riconoscibili anche agli ascoltatori più distratti. Suoni ottimi, perfetta integrazione degli strumenti tradizionali (con l’arpa celtica di Becky a dominare il palco), e anche un “siparietto folk”, con un personaggio vestito da folletto che ad un certo punto irrompe dal backstage, fra il divertimento del pubblico. Si poga, e soprattutto si canta a squarciagola, visto che sembra che tutti i presenti conoscano i testi. Siamo solo a metà pomeriggio, ma qui son già tutti soddisfatti…
I Dalriada vanno ammirati per tante cose: non solo per la bellezza ungherese della cantante, non solo perchè il “multistrumentista” porta alla vita una guaina per machete piena però di flauti di vario tipo, non solo perchè sono gli unici ad aver salutato correttamente “Bagnatica” e non solo la provincia di Bergamo, non solo perchè i loro cori a quattro voci sono epici. Vanno ammirati perchè si presentano tutti con una bella pelliccia sulle spalle, elemento scenografico di un certo peso visto che ci sono 40 gradi nella zona concerti del Fosch.
E’ la prima volta in Italia per il gruppo folk-metal Ungherese, ma certamente non sarà l’ultima: la loro simpatia, la loro grinta, la loro capacità di coinvolgere il pubblico nonostante cantassero in ungherese e nonostante nel frattempo ci fosse l’affollatissimo meet&greet dei Fintroll, sono state premiate da lunghi applausi.
Nel tardo pomeriggio, avviene il miracolo già avvenuto il giorno prima: le nuvole coprono il sole, inizia a spirare una forte brezza, ed in generale l’atmosfera è più vivibile. Il vento svedese dei Manegarm fa il suo effetto, evidentemente, ed il gruppo viking-metal, con le sonorità più pesanti e tirate ascoltate fino ad ora di Domenica, gioca bene le sue carte, portando sotto il palco una quantità enorme di gente. Non importa se i sample delle intro alle canzoni non funzionano, nessuno si arrabbia e anzi Erik Grawskiö la prende sul ridere, presentando le canzoni e iniziando a snocciolare la sua violenza brano dopo brano. Prestazione maiuscola, che ha mandato in estasi tutti e procurato parecchi dolori da headbanging.
Saltata la pausa “mangereccia” (a proposito, le code di oggi per mangiare e bere sono comunque più ridotte rispetto al Sabato), i Finntroll prendono il palco quasi all’ora prevista, evitando di far ribollire il pubblico che li aspetta con ansia. In effetti, vista la tendenza Folk del festival, per molti i “veri” headliner sono proprio i troll finlandesi, che rispondono con una carica appunto da padroni del palco. Momenti danzerecci si mischiano a brani più violenti, e mentre tutti cantano, si rimane anche ipnotizzati dalle lunghe orecchie che ogni musicista mostra, ognuna con la sua “personalità”. Vreth mostra la sua conoscenza italiana non limitandosi a bestemmiare il lato maschile del pantheon nostrano, ma anche quello femminile, anche se l’ovazione più grande arriva quando tira in ballo i “quattro formaggi”. Gioca coi santi, ma apparecchia bene per i fanti.
Luci ottime, atmosfera grandiosa, ed un solo pezzo tagliato in scaletta: niente di cui lamentarsi, un altro spettacolo grandioso.
Come dicevamo, per alcuni i Finntroll sono bastati a ripagare il prezzo del biglietto, e un po’ di persone abbandonano l’area di Bagnatica dopo il loro show – il Black Metal dei Satyricon sembra essere troppo per alcuni, e questi “stolti” non sanno cosa si sono persi: lo spettacolo è stato devastante, e molto più “rock” rispetto al gelo nordico musicale che un ignaro avrebbe potuto aspettarsi. Satyr è sempre un frontman colossale (e dopo, anni, ancora siamo grati abbia chiuso con l’esperienza di “capello corto e giacca” della Age Of Nero), questa sera molto più “mobile” rispetto ad altre esibizioni viste in passato, e alla batteria Frost è una vera macchina, come ci si aspetta da lui. Velocità e potenza, zero sbavatura, una rabbia espressa prendendo a colpi piatti e pelli, e la proposta di pezzi come “Filthgrinder” e “Mother North” per far accapponare la pelle dei nostalgici della prima ora. Accanto al duo c’è un’intera band, fondamentale per le esibizioni live e assolutamente all’altezza del compito. Ma noi andremo a casa ricordandoci solo di quanto siano dannatamente bravi Frost/Satyr.