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Francesca Alotta a Blogo: “La musica in Italia è come il fast food: prendi, usa, consuma… finito. Nuovo disco”

La gavetta, Sanremo, Non Amarmi, Music Farm, la musica ‘usa e getta’ ed un nuovo disco. Intervista a Francesca Alotta.

pubblicato 30 Agosto 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 14:09

Figlia d’arte.

“Mio papà e mio fratello erano tenori, mia sorella soprano, mio zio era un attore/cantane, mio nonno violinista”. L’infanzia di Francesca Alotta, cantante siciliana, è stata ricca di musica. “Le sette note hanno sempre fatto parte della mia vita. Ho iniziato da piccola, a nove anni facevo già parte di due gruppi polifonici. Facevamo date nei jazz club e jam session con i grandi dell’epoca, spesso anche con Franco Cerri. Forse quello è stato uno dei momenti più belli”.

La prima esperienza importante è stata quella de Le Compilations, gruppo musicale di Domenica In?

“Purtroppo in Italia le cose importanti son quelle che si vedono in tv, quindi diciamo di sì. Quell’esperienza mi fece conoscere a più persone. Dopo il passaggio televisivo, Pupo mi segnalò al Presidente della Dischi Ricordi. Era il periodo di Mario Ragni, Giancarlo Bigazzi, Marco Masini, Bertoli. C’era un gran fermento. Mi chiamarono per un provino, andò bene e mi offrirono un contratto”.

Quindi la vittoria del Cantagiro.

“Era il 1991. La canzone era prodotta da Vince Tempera e Massimo Luca, chitarrista di Battisti. Un anno più tardi decidi di incidere un brano scritto da Aleandro Baldi, Sentimenti. Dovevo andare a Sanremo con quella canzone. La mia presenza sembrava ufficiale fino all’ultimo momento ma il giorno dell’annuncio del cast mi avvisarono che era dovuta entrare un’altra persona per motivi… diciamo particolari”.

Le solite raccomandazioni?

“Non voglio dire nulla. La delusione fu grande, soprattutto da parte di mio nonno. ‘Chissà se ce la farò mai a vederti a Sanremo‘, mi disse. Il mio cuore si fece così piccolo”.

Riesci ad entrare nel cast di Sanremo nel 1992. Questa volta in coppia con Aleandro Baldi.

“Venne quest’idea al discografico Mario Ragni. L’obiettivo era rilanciare la carriera di Aleandro, già protagonista di due Festival che però non erano andati bene. Ci fecero sentire Non Amarmi. A noi piacque proprio tanto sin da subito. I nostri discografici non erano convinti: ‘Il cieco e la bellona, chi ci crederà mai ad una storia così? Non sarà mai un successo’, dicevano. Fu tutto talmente rapido che io dovetti comprare i vestiti a Sanremo nei giorni del Festival. Andai pure senza trucco”.

Il successo fu clamoroso. 

“Lì per lì non fu facile. All’improvviso si fecero avanti persone che non avevo mai visto né conosciuto. Erano diventati tutti miei amici, ex fidanzati o parenti. Erano cambiate le persone nei miei confronti, non io. Andai in crisi. Chiamai una mia amica d’infanzia e decisi di partire per la Spagna, lì dove nessuno mi conosceva. Fu utile per capire come affrontare quella nuova realtà che mi sembrava inquietante”.

Non Amarmi è una delle canzoni più cantante al karaoke. Ti ha fatto guadagnare molto?

“Non essendo autrice, non troppo (ride, ndr). Però mi sono costruita la mia casa, con la fatica degli anni. Va bene così”.

C’è stata anche una versione di Jennifer Lopez.

Non Amarmi fece il giro del mondo in italiano. Jennifer Lopez ascoltò la nostra versione, ne rimase affascinata e decise di fare due versioni con Marc Anthony. Vinsero addirittura il Grammy Awards”.

Nel 1993 torni a Sanremo di nuovo. Un anno dopo com’erano le sensazioni?

“Non sono mai stata troppo attenta all’apparenza. Quando mi rivedo, mi sento male. Forse ero troppo semplice, oggi mi riproporrei con più cura. Feci la matta”.

Ovvero?

“Cantai la canzone in tonalità originale, fino al mi. Osai troppo. Tra l’altro, avevamo depositato un testo che nel disco era stato cambiato. Lì dovevo cantare quello depositato in principio ma ci fu un problema: ero troppo emozionata e mi dimenticai una parte del testo originale, quindi feci un mix. Una tragedia, volevo morire”.

I discografici si arrabbiarono?

“Neanche se ne accorsero, erano presi da altre cose. Ma io sì (ride molto, ndr). L’emozione era troppa”.

Poi, dopo Sanremo?

“Ci sono state partecipazioni a Buona Domenica e Domenica In. Ho fatto una tournée negli Stati Uniti, un tour in Australia, il musical Cenerentola. Tutte esperienze interessanti”.

Nel 2004 torni con Music Farm. Ti sei pentita di aver partecipato?

“Assolutamente, no. Venivo da un periodo brutto, era appena morto mio papà ed ero in crisi. Mi ero chiusa. Vivere forzatamente con altre persone mi ha portato a superare determinati problemi e limiti. Lì c’era tanto tempo per pensare. E’ stata una specie di catarsi ed introspezione totale. Lì per lì mi ha fatto male ma credo di esserne uscita più forte”.

Era l’occasione per farsi rivedere al grande pubblico.

“Purtroppo in Italia funziona così. La musica è una specie di fast food: prendi, usa, consuma. Finito. L’approccio all’estero è diverso, è come uno slow food. C’è ricerca, attenzione, cura, voglia di ascoltare con rispetto”.

Ti sei sentita usata dalla musica?

“Mi sono sentita un pesce fuor d’acqua. Non mi piace partecipare a qualcosa perché amica di tizio, caio e sempronio. Non mi piacciono le raccomandazioni. Non mi piace frequentare una persona perché mi può servire nel lavoro. Mi piace la brava gente. Ho rinunciato a tante cose, mi si sono chiuse tante porte”.

Ti hanno fatto stare male?

“Succede anche adesso. Ho fatto dei provini, è andato tutto benissimo e poi all’ultimo momento…”.

Qualcuno ti dava per certa a Tale e Quale.

“Infatti. Fa male. Forse punto più sui rapporti umani, è quello che mi salva. Ho tante persone che mi vogliono bene. Quando sei circondato da tanto amore riesci a superare tutto. Preferisco questo alla carriera”.

Immagino si faccia fatica a restare a galla.

“Si fatica ma questo mi sprona a combattere ancora di più e non mollare mai. A Natale uscirà un nuovo disco, in acustico, prodotto da me”.

E’ dal 1997 che non esce un tuo album.

“Questo nuovo album si chiamerà Anima Mediterranea. Ci sarà un brano inedito, scritto da me, dedicato a mio padre. Le altre canzoni sono in siciliano o napoletano antico, tutte rivisitate con suoni fra il jazz ed il pop”.

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