Frank Zappa, vent’anni dalla morte: il ricordo di Soundsblog
Il 4 Dicembre 1993 moriva il più grande genio musicale di tutto il Novecento.
Forse era quello che non avrebbe mai voluto, ma è diventato come il Vangelo: tutti lo citano ma nessuno lo ha mai ascoltato veramente.
Sono passati vent’anni dal 4 Dicembre 1993 quando uscì la notizia della scomparsa di Frank Zappa, uno dei pochi geni musicali del ventesimo secolo e forse di sempre, morto per l’aggravarsi di un cancro alla prostata pochi giorni prima di compiere 53 anni (era nato il 21 Dicembre 1940).
Ateo, dissacratore, imprevedibile, poliedrico, Frank Zappa si forma come autodidatta nei primi anni Sessanta e debutta con un doppio album incredibile, Freak Out! (1966), che sconvolge e prende in giro l’iconografia rock degli anni Sessanta. Il disco è quanto di più eterogeneo possa essere concepito nella scena musicale dell’epoca ed è suonato da musicisti incredibili, i Mothers Of Invention, che accompagneranno Zappa per un lungo tratto di carriera.
Dominare completamente la sua discografia è impossibile, perché stando ai dati ufficiali si compone di 62 album pubblicati in vita, da solo e con i vari gruppi che lo hanno accompagnato in carriera, più altri 32 pubblicati postumi dal 1994 ad oggi dalla famiglia che ne gestisce l’eredità: un totale di 94 dischi pieni di perle, che ad ascoltarli fanno perdere la testa nella ricerca del filo conduttore folle che animava le sue composizioni. Spesso il filo non c’è, a meno che non si tenti di risalire ad una matrice blues lontana e pura che si perde nella ricerca musicale.
Non c’è artista che non lo abbia citato come ispirazione, cercando di prendere spunti dalle infinite sfaccettature della sua arte: dagli italiani Vinicio Capossela, Caparezza ed Elio e Le Storie Tese fino a Tom Waits, i nomi di chi ha cercato di saccheggiare un minimo le sue idee sono pressoché infiniti.
Anche gli omaggi non finiscono mai, a partire dai Deep Purple che dedicarono alle disavventure di Zappa e dei Mothers Of Invention a Montreaux, in Svizzera il riff più famoso della storia del rock: il 4 Dicembre 1971 (quando si dice il caso) prese fuoco il Casino dove Zappa e i suoi si stavano esibendo. La storia è raccontata nel primo verso di Smoke On The Water.
Frank Zappa ha lasciato troppo alla musica. Se ci concentriamo un momento sulla scena odierna, ci rendiamo conto che il suo ruolo, lontano da ogni incasellamento possibile e immaginabile, sarcastico e divertito, completamente fuori dagli schemi e soprattutto sfuggente alla sistematizzazione industriale della musica, non è umanamente comprensibile.
Nonostante le mostre e le celebrazioni (a Bologna, a Milano e a Mestre), comprendere Frank Zappa è sempre più difficile man mano che il tempo passa. Ascoltare i suoi dischi è semplice e complicato per la profondità della superficie che vanno a scalfire: nemmeno gli ossimori riescono a spiegarlo.
Servirebbero altri codici per approfondire la sua importanza e la sua persona, inscindibile dal personaggio che la stampa musicale ha sempre cercato di promuovere.
Servirebbero altre parole.
Se passi una vita noiosa e miserabile perché hai ascoltato tua madre, tuo padre, il tuo insegnante, il tuo prete o qualche tizio in tv che ti diceva come farti gli affari tuoi, allora te lo meriti.