Fred De Palma a Sanremo 2024: “‘Il cielo non ci vuole’ è un discorso con la mia coscienza. Invito i giovani a reagire”
“Non sono andato a Sanremo con una hit facile ma con un pezzo che raccontasse la mia storia, spero possa far riflettere le persone”, le dichiarazioni di Fred De Palma a Sanremo 2024 con “Il cielo non ci vuole”
“Sono contento di fare Sanremo, voglio portare qualcosa di diverso da quello che faccio di solito, rispetto ai miei pezzi più famosi”, così Fred De Palma parla della sua imminente esibizione sul palco del Teatro Ariston a Sanremo 2024, durante l’incontro con la stampa. Poi racconta quando è nato il pezzo in gara, “Il cielo non ci vuole“:
Il brano è nato prima di questa estate, non per Sanremo ma dalle session che stavo facendo in quei giorni. Sono stato in Warner ed è stato mandato ad Amadeus. A lui è piaciuto subito ma l’ho scoperto ufficialmente in televisione. Mi son sempre ispirato al mondo latino, sempre attento ai trend d’oltreoceano. Mi son reso conto che stava tornando questa wave più house, con suoni elettronici. Mi sono subito appassionato, mi è venuto istintivo entrare in quelle atmosfere lì. Io sono di Torino, la città dell’elettronica per eccellenza. Ascoltavo gli Eiffel 65 quasi tutto il giorno. Vederli per me è stata un’emozione, ho iniziato a capire la mia della musica con le loro canzoni, addirittura prima del rap. Il fatto che vogliano venire con me sul palco (per la serata dei duetti, ndr) per me è un onore.
“Il cielo non ci vuole”, il significato della canzone di Fred De Palma
“Il cielo non ci vuole, pieni di rimpianti fino all’overdose”. Questa canzone non l’avevo scritta dedicata ad una persona ma era un discorso a me stesso, La figura femminile era la mia coscienza. Il punto di convivere con i propri rimpianti è convivere con se stesso. Bisogna imparare ad essere felici quando tutto va male. Mi sono sentito di aver fatto scelte sbagliate, irrimediabili, mentre questa canzone è una presa di consapevolezza. Devi comunque riuscire a stare bene. Uno si riempie di rimpianti fino a morire, invece bisogna reagire.
In merito ai messaggi e alla funzione “educativa” sulla quale molti puntano, oggi, il cantante commenta:
Ogni artista parte dall’essere una persona che ha vissuto determinate cose ed è normale che ne parli nelle sue canzoni. Dire a un rapper di non dire certe cose è censurare. Credo che i ragazzi d’oggi seguano il mito di quello che sentono e vedono ma, non per questo, lo devono emulare. Non credo che se i ragazzi d’oggi commettano dei crimini è perché hanno ascoltato una canzone rap, ne sono sicuro. Sono cresciuto ascoltando i Club Dogo, quello che mi piaceva era che raccontavano cose che vedevo o sentivo ma non per questo dicevo “Allora domani vado a spacciare”. Come si fa quando guardi i film. Uno si appassiona alla narrazione e alla storia. Credo che i ragazzi debbano svegliarsi e non emulare.
Si citano, senza nominarli direttamente, i casi di cronaca e problemi con la legge di Baby Gang e Simba La Rue:
Non farei di tutta l’erba un fascio, i rapper coinvolti in casi di cronaca sono pochissimi rispetto a quanti fanno musica. Non mi sento di generalizzare la cosa. Ogni artista è a sé, non voglio solo che si generalizzi la cosa.
Esiste ancora oggi un pregiudizio verso l’urban e il rap in Italia?
Credo che la musica urban sia un po’ il mainstream, Amadeus è stato lungimirante ad attirare artisti diversi rispetto a quelli che hanno popolato il Festival nella sua storia. E’ giusto che Geolier sia a Sanremo a cantare in napoletano, è il suo cavallo di battaglia e non vedo perché dovesse snaturarsi. Credo che gli artisti facciano delle canzoni e lui sceglie quello che gli piace o funziona. Arrivano tante canzoni proposte e poi ne vengono scelte 30.
Il sound de “Il cielo non ci vuole” è coerente con il suo percorso:
Questa scelta musicale è molto in linea con il mondo latino, pensando a Quevedo, con sonorità molto elettroniche. O Raw Alejandro. Questa wave che sto prendendo è molto vicina a quello che sta succedendo nel mondo latino. La mia intenzione sul futuro è quella di sperimentare.
E, commentando il tiepido voto della stampa dopo il primo e unico ascolto sul suo brano, sottolinea:
Farò di tutto per alzare le pagelle dei giornalisti, quello che vorrei è quello di essere capito, non ti parlo di classifiche, podio e posizioni. Vorrei essere capito da chi mi ascolta. Non sono andato a Sanremo con una hit facile ma con un pezzo che raccontasse la mia storia, spero possa far riflettere le persone.
Nello specifico:
Il messaggio è rivolto ai giovani, quello di reagire. Vedo e sento che c’è tanta rassegnazione, io sono partito da Torino a fare musica. Quando ho iniziato a fare rap non sapevo con chi parlarne, per i miei amici non esisteva. Voglio dire ai giovani di reagire di fronte alla sconfitte, a creare una scintilla che ti permette di vedere che non è tutto difficile o duro. Io cerco di raccontare le esperienze che ho vissuto. Sono molto “real”, tendo a mettere nella mia musica quello che ho vissuto e che mi piace: “Vivete”.